Se in Afghanistan l’onore vale più della vita

par Factotum
lunedì 26 ottobre 2009

Le dichiarazioni dei familiari dei sei soldati italiani morti a Kabul nel recente attentato sono sconcertanti: “Sono orgogliosa di mio marito, paracadutista della Folgore”, ha detto Stefania Giannattasio, vedova del sergente maggiore Roberto Valente. E Anna D’Amato, la madre del caporal maggiore Massimiliano Randino, ha definito il proprio figlio “un eroe” perché “è morto facendo il proprio dovere”.
E’ come se dicessero che l’onore dei propri figli e mariti è più importante di quel bene prezioso sopra tutti – su questo almeno spero che si sia tutti d’accordo, laici e cattolici, preti e mangiapreti, interventisti e pacifisti - che è la vita umana, in questo caso addirittura la vita stessa dei loro cari!
 
Questi poveretti – pur di trovare un senso a quelle morti e al loro dolore, in effetti assai difficile da trovare (molti afgani son ridotti addirittura a rimpiangere i talebani, che perlomeno avevano debellato la miriade di criminali “signori della guerra” che oggi, sotto la protezione americana che li spaccia per “democratici” e rispettosi dei diritti umani, controllano di nuovo il 99,9 per cento del paese, occupandosi più di controllare la produzione di oppio destinata all’Europa che non la ricostruzione) - balbettano frasi che suonano più “naturali” sulle bocche di uomini politici e uomini in divisa, che hanno tutto l’interesse (com’è nella logica di ogni esercito e di ogni guerra) a mantenere alto lo spirito di corpo di quelli – quasi tutti meridionali, guarda caso - che sono laggiù a farsi ammazzare per un compenso che non è nemmeno così consistente – centotrenta euro al giorno – ma non varrebbe comunque la candela anche se fosse milionario.
 
Così facendo avallano le pose marziali e le posizioni intransigenti di quei signori che in guerra non ci vanno certo di persona, né loro né i loro parenti (non c’è un solo parlamentare che abbia un figlio in Afghanistan).
 
Viene in mente un ricorso storico: nel 1939 i polacchi, per fermare l’attacco nazista, avevano un’unica chance, per quanto per loro dolorosa: appoggiarsi all’URSS. Continuarono invece a gonfiarsi di orgoglio come la rana di Esopo, sbraitando stupide frasi tipo “l’onore è più prezioso della pace“. Risultato: in pochi giorni la Polonia fu occupata da nazisti e sparì dalle carte geografiche. 

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