"Se dovesse succedere". Le ultime microscopiche speranze del Pd

par Pietro Orsatti
mercoledì 26 maggio 2010

«Se dovesse succedere…». Cerco di capire cosa vuole il mio interlocutore. E lui ripete: «Se dovesse succedere…». Ma cosa? «Come cosa? Una crisi di governo, ecco cosa». Aggrotto la fronte e non nascondo la mia perplessità. «Ma sì, dai, Fini, Bocchino e poi la Lega che non si capisce da che parte sta». E quando dovrebbe succede? «Da un momento all’altro. Ma non lo vedi? Fini ha capito che se vuole sopravvivere deve parlare con noi. Ci deve ascoltare. E la Lega, poi. Quelli si sfilano. Mica ci stanno a farsi tirare a fondo da Berlusconi». Ho finito il caffè. Saluto e torno al sole, per strada. Mi accendo una sigaretta e mi metto a camminare godendomi il sole. Se dovesse succedere… e mi metto a ridere da solo come uno scemo.

La persona con cui ho preso un caffè oggi è un quadro del Pd. Uno di quei giovani emergenti che continueranno a essere emergenti per i prossimi decenni fino a diventare anche lui un pezzo di vecchio ceto ingestibile da cacciare a pedate nel sedere. Come quelli che governano il partito ora, concentrati solo a capire cosa farà l’avversario e non a fare qualcosa per ritirare su la testa, oggi. Neanche uno scatto di orgoglio, neppure un barlume. C’è sempre qualcosa da capire e qualcuno (gli elettori) che non ha capito. Va bene così. Diciamo che va bene così.

Questo governo non ha nemici se non se stesso. Questo è evidente. Ma terrà. Terrà perché si tiene in piedi per un intreccio di ricatti e bisogni, di complicità e non detti e ancor meno non pubblicabili. Fini è parte di questo governo, ha sostenuto e sostiene l’ideologia che tiene in piedi questa alleanza spuria da più di quindici anni. E Bossi non ha assolutamente nessuna intenzione di sfilarsi. Deve ancora incassare il grosso del premio. Fino a quando non ci sarà il saldo starà lì al suo posto.

E poi c’è sempre l’ex Udc, con il suo popolo di trombati (originali e acquisiti) da ripiazzare nelle stanze del potere. Casini alza la voce, ma poi dall’ultima kermesse pubblica il giusto messaggio a Berlusconi l’ha lanciato. Siamo pronti, Silvio.

Ripenso al giovane quadro che più quadro non si può con cui ho passato qualche minuto al bar. Una brava persona. I giusti studi, le giuste frequentazioni, le scelte giuste per avviarsi a una lunga carriera all’interno di un partito, che forse non sarà più il Pd domani, ma che sarà comunque qualcosa. Forse qualsiasi cosa.

E ripenso a un dettaglio della nostra conversazione, a quando ho letto ripescandole sul telefonino alcune dichiarazioni pubblicate sul sito del “D’Alema pensiero”, Left Wing. Ricordo l’espressione di sgomento che gli si è congelata sul volto per alcuni secondi prima di cambiare discorso. Eccole qui: «La campagna in difesa delle intercettazioni e contro la cosiddetta legge-bavaglio si sta rivelando persino più dannosa di qualsiasi soluzione sarà infine adottata».

Se dovesse succedere… non succederà.


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