Se ci bloccano il futuro bloccheremo le città
par Zag(c)
giovedì 25 novembre 2010
Appuntamento ore dieci piazza antistante Montecitorio. Motivo? Presidio degli studenti contro il decreto in approvazione alla camera. Puntuale mi presento con casco, scooter e macchina fotografica. Benché in anticipo, la piazza è già occupata dagli studenti medi. Ragazzini che sanno bene cosa gli aspetta, che sanno cosa vogliono, o perlomeno sanno ciò che non vogliono. La musica a pompa, una che urla al microfono, alcuni seduti in cerchio che fanno lezione, molti che ascoltono con partecipazione ciò che ha da dire. Un ragazzo di un liceo, non so quale, giura che lui farà tutto quello che Napolitano gli chiederà, basta che lui non faccia passare quella legge infame. Si alza un urlo, uno slogan: "Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo le città". Qualcuno ricorda che li a pochi metri sul tetto i ricercatori precari di architettura han passato la notte e rivendicano il diritto di poter fare ricerca, perché domani chi vorrà fare ricerca o rimanere in università, o sarà figlio di un ricco o di un potente della cricca oppure dovrà andare all'estero.
Mi ricordo di loro. Esco dalla piazza per recarmi a palazzo Borghese, ma vedo che spezzoni di corteo provengono dalle traverse. Sono giovani universitari della Sapienza che giungono alla spicciolata. Portano striscioni, bandiere, cartelli, danzano e coinvolgono anche gli stranieri e i turisti; alcuni uomini e donne con i vestiti tradizionali indiani o pachistani gridano con loro "Università pubblica, università pubblica!". Credo che non sappiano nemmeno cosa significhi, ma i ragazzi sono coinvolgenti ed urlano anche loro. Mi accodo per un po', poi pensando di prendere una scorciatoia per le stradine interne giungo vicino palazzo Montecitorio. La polizia ha sbarrato con i gipponi la strada. Chiedo "ma non si può passare nemmeno a piedi?" Un ragazzone, con i capelli corti, imbardato di giubbotto, manganelli, pistole, casco, cinturone non mi risponde nemmeno. Lo guardo fisso, mi risponde con un gesto di fare il giro. Allora prendo una traversa, ma anche li il gippone che blocca, allungo il passo, vado oltre è vedo che un altro gippone, con altri questa volta carabinieri, hanno lasciato un piccolo varco. La gente, i turisti fanno la fila, si passa una alla volta. Non capisco perché queste misure, poi mi viene un sospetto, un flash. Napoli 2001 Vertice del G8 Governo Amato. La polizia chiude tutte le strade di accesso alla piazza, poi carica ed è una mattanza! Ci presero e trascinati. Le percorse poi le prendemmo anche alla caserma Raniero.
Si respira una strana aria. Provocazione? Preparazione allo scontro?
Accelero il passo e mi avvicino al largo di Montecitorio. Le vie sono intasate, è una fiumana di giovani, balli, tamburi, grida e urla, risate ed urla incazzate, il fiume tracima e si disperde nella via d'uscita.
Meno male mi dico. Chiedo "ma dove siete diretti?" Qualcuno mi dice "Al ministero" qualcun altro "ci prendiamo per la città". "Andiamo là dove ci porta il cuore e la rabbia!" "Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo le città"