Se Venezia muore

par Filippo Cusumano
giovedì 12 febbraio 2015

Nel suo bellissimo libro "Se Venezia muore" Salvatore Settis pubblica la seguente tabella che riguarda la popolazione residente nel centro storico di Venezia:

 

 


 

 

 

Fa notare Settis :

"Come si vede, una volta sola negli ultimi sei secoli Venezia conobbe un calo di popolazione comparabile a quello di oggi: e fu per la peste del 1630, dopo la quale ci volle più di un secolo a tornare al livello di prima.[...]

Chi è dunque il popolo di Venezia? Quale mai è la peste che lo va sterminando?
Mentre la città si svuota calano su di essa i ricchi e famosi, pronti a comperare a costo altissimo una casa -status symbol da usare 5 giorni l'anno.

Questo travaso di popolazione stravolge il mercato, creando un sistema di prezzi che espelle i veneziani dalla loro città e ne fa la capitale degli ectoplasmi della seconda casa, che si materializzano con grande pompa e mondanità, poi spariscono nel nulla per mesi.

Sciamano intanto per la città ogni anno 8 milioni di turisti per 34 milioni di presenze, a fronte di una capacità di carico di 12 milioni: in altri termini per ogni persona che vive stabilmente a Venezia ci sono più o meno 600 visitatori volatili.

Questa devastante proporzione ha l'effetto di una bomba: altera pesantemente la demografia e l'economia.

Domina ormai la città una monocultura del turismo che esilia i nativi e lega la sopravvivenza di chi resta e della città stessa quasi solo alla volontà di servire: di null'altro sembra piu' capace Venezia che di generare bed & Breakfast, ristoranti, alberghi, agenzie immobiliari, vendere prodotti "tipici"( dai vetri alle maschere) allestire carnevali fasulli e darsi, malinconico belletto, un 'aria di perfetta festa paesana.
Rimuovendo dalla coscienza la peste che affligge decimandolo il tessuto sociale della città, la sua coesione e la su a cultura civile."


Tutto vero, non c'è alcuna drammatizzazione dell'esistente in questa descrizione,nessuna coloritura retorica. Le cose stanno come dice Settis. Chi vive a Venezia lo sa.

E adesso più che mai, aggiungo io, occorre capire, quando si andrà a votare per il nuovo sindaco, qual è l'approccio dei candidati sul tema dell'identità della città. Vorrei che i candidati non solo promettessero di combattere il malaffare, cosa ovvia (anche Pietro Gambadilegno, se si candidasse sarebbe costretto, dopo la squallida vicenda del Mose, a impegnarsi in tal senso) ma dicessero anche quale è la loro idea su una questione come questa.

 
Renziani, civatiani, bersaniani...marziani: chi se ne frega dell' appartenenza? L 'unica cosa che conta è l'idea della città che il candidato vuole portare avanti. 

Si vuole una città con sempre meno residenti o si vuole invertire la tendenza? Contano solo le esigenze di albergatori, motoscafisti e ristoratori o c'è interesse ad ascoltare anche le esigenze di chi non vive di turismo? 

E così via. Questo conta. Oltre naturalmente all'onestà del candidato ( era un requisito scontato, una volta, ora tocca evidenziarlo).

 


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