Se Renzi è il nuovo... Povero PD!

par Camillo Pignata
giovedì 6 settembre 2012

Che tristezza, vedere i compagni di Reggio Emilia applaudire parole di destra, che nessun politico della DC, anche quella più reazionaria, si sarebbe mai sognato di pronunciare.

Andreotti, Forlani, avrebbero avuto qualche ritegno, nel sostenere che il ricambio della classe dirigente politica, debba avvenire per l’età avanzata, o per l’anzianità nella carica. Il ricambio della classe dirigente dipende dalla vetustà delle sue idee, dalla sua incapacità di cogliere le novità della società o di tradurre in iniziative politiche il programma del partito.

Si può essere giovani di età, ma vecchi di mente, perché si hanno pensieri troppo legati al passato, così come si può essere anziani di età, ma freschi di mente, perché si hanno idee giovani. Ma i valori, la passione ideologica, sono attribbuti della politica vera. Oggi conta lo spettacolo, la parola ad effetto, la pubblicità, la forza mediatica, insomma la politica berlusconiana. Quella per la quale non conta ciò che si fa, le proposte, le iniziative. Quella politica per la quale si diventa dirigente, non perché si è ben governato Firenze, ma perché si buca il video, perché si utilizza il discorso esplosivo, che colpisce i telespettatori. E che cosa c’è di nuovo in tutto questo? Quali discontinuità porta Renzi dal pensiero classico?

La personificazione della politica, quale, quella spettacolo? Ma sono idee vecchie come il cucco, sono le basi su cui poggiavano, ieri, l’idea del superuomo, della repubblica presidenziale, le folle oceaniche, le manifestazioni, le parate. Quanta giovinezza e quanto futuro, vivevano ieri e vivono oggi, nella questione morale del vecchio Berlinguer, nel compromesso storico del vecchio Moro, nel processo di democratizzazione del MSI del vecchio Almirante e quanta vecchiaia nella apolitica del rumore dell'anziano Cav. Berlusconi, copiata dal sindaco di Firenze.

Quanta speranza nel nuovo, nella proposta di intervento pubblico nell’economia, avanzata dalla CGIL e condivisa da Fassina. Quanto vento di cambiamento si può sentire, nel tema della democrazia partecipativa sollevato da Grillo. Quanto futuro nelle analisi di Laura Pennacchi sulla globalizzazione, ancora oggi inascoltata, da dirigenti del PD sordi e ciechi. Ma condividere ciò, significa, forse, pretendere troppo da un uomo di destra, che ha accettato senza se e senza ma, la rottamazione del’art 18, la politica di Monti e ha apprezzato Marchionne quando massacrava i diritti fondamentali dei lavoratori.

E’ vero, la contrapposizione di idee, anche le più distanti, è il sale della democrazia, ma essa non può essere l’alibi per accogliere tutto e il contrario di tutto tra le proprie fila. Ogni partito ha una sua storia, e una sua specificità, che lo differenzia da altri. Le idee, in un movimento, sono legittime, se si possono muovere in un solco ben individuato, senza snaturarlo. Pio La Torre poteva dialogare e contrapporsi con Mattarella, ma non con Salvo Lima. Per queste ragioni, l’alternativa all’interno del PD non può essere tra chi difende i lavoratori e chi li vuole distruggerli. L’alternativa è e deve essere tra chi difende i diritti fondamentali e chi vuole innovarli.

La scelta alle primarie, non può essere tra Bersani e Renzi, deve essere tra Bersani e Vendola.


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