Se Gianfranco Fini si dimettesse la nostra democrazia diverrebbe più debole
par Voltaire
sabato 11 settembre 2010
Nel caos di questi giorni, seguito all’ importante discorso di Gianfranco Fini a Mirabello, si sono alzate alte le voci, sopratutto di esponenti del PDL che vorrebbero le dimissioni del Presidente della Camera dei Deputati.
Tale problema deve essere affrontato secondo due aspetti, uno giuridico, l’altro politico.
Dal punto di vista giuridico come hanno ribadito molti costituzionalisti il Presidente della Camera non può essere sfiduciato in alcun caso, perché la nostra Costituzione non lo prevede.
Non può essere obbligato alle dimissioni nemmeno dalla maggioranza che lo ha eletto in quanto, il presidente esercita le sue funzioni svincolato da ogni gruppo che siede in Parlamento. In politica la forma è sostanza. Quindi la reiterata richiesta di dimissioni da parte della maggioranza di centrodestra denota non solo uno scarso galateo istituzionale, ma anche una forzata lettura delle regole fondamentali, per facilitare i propri disegni politici.
Ma cosa ci si può aspettare da una classe politica come quella del Pdl e della Lega che al colmo della propria bulimia di potere non si ferma dinanzi al rispetto dovuto a qualsiasi organo indipendente di garanzia come la magistratura, la Corte costituzionale o il Presidente della Repubblica?
Dal punto di vista politico, Fini ha già legittimamente dichiarato di non voler lasciare il proprio incarico, non essendo sopraggiunti elementi tali che possano inficiare l’imparzialità del suo operato.
Unanimemente per riconoscimento di tutte le forze in campo Gianfranco Fini ha condotto la Camera dei Deputati in maniera impeccabile, mantenendo sempre nel corso di tutta l’attuale legislatura un comportamento super-partes. Ha fatto sentire alta la sua voce tutte le volte che era necessario salvaguardare le prerogative del Parlamento, lamentando un uso eccessivo della decretazione di urgenza e del ricorso ai voti di fiducia del governo.
Perché allora dovrebbe essere obbligato a dimettersi? Perché la maggioranza ne chiede la testa?
A Gianfranco Fini, in verità non viene perdonato il fatto di aver espresso alcuni rilievi alla politica del governo.
A Gianfranco Fini vuole essere negato il diritto basilare ad esprimere opinioni, come è permesso fare a qualsiasi italiano.
Chiedendone le dimissioni si pone la persona che siede sullo scranno più alto del Parlamento Italiano dinanzi ad un ricatto inaccettabile: o continua l’esercizio delle sue funzioni in silenzio, o abbandona l’incarico e riacquista il diritto ad esternare le sue opinioni. Ma questo in una democrazia è una proposta incettabile, tutti i cittadini, nessuno escluso, hanno l’inviolabile diritto di parola e di dissenso.
Due gruppi parlamentari pur democraticamente eletti come Pdl e Lega, non possono scegliere di far tacere il presidente dell’assemblea, solo perché essi ne costituiscono la maggioranza. Il presidente rappresenta la totalità dell’aula parlamentare in cui siedono sia la maggioranza sia l’ opposizione.
A Silvio Berlusconi che manovra le truppe della guerriglia contro Gianfranco Fini andrebbe ricordato che anche egli ricopre una carica istituzionale, nello specifico la quarta per importanza, e nonostante questo, non si è distinto né per l’ equilibrio ne per rigore delle sue azioni.
Allo stesso Presidente del Consiglio bisognerebbe rammendare inoltre, che nel momento in cui ha assunto la propria funzione di governo giurando dinanzi al Capo dello Stato e sulla Costituzione, ha cessato di essere il capo del suo popolo e della sua fazione, diventando il leader di tutti gli italiani e non di una sola parte.
Anche per questi motivi se Gianfranco Fini si dimettesse da Presidente della Camera sarebbe un’orrendo sfregio alla nostra democrazia. Costituendo l’accaduto un pericoloso precedente. Chi impedirebbe infatti, un domani, ad una ipotetica futura maggioranza di poter sfiduciare il Presidente della Camera solo perché non asseconda i desideri della stessa?
Sarebbe la fine dell’indipendenza del Parlamento. Inaugurando anni nefasti di dittatura della maggioranza di cui, già purtroppo, avvertiamo i sintomi.
Silvio Berlusconi e Umberto Bossi quindi, invece di salire al Quirinale per chiedere delle improbabili dimissioni di Gianfranco Fini dovrebbero essi stessi rassegnare le proprie, avendo appurato che le loro politiche hanno miseramente fallito.