Se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice

par Luca Mirarchi
mercoledì 6 maggio 2009

La frase del titolo la disse Enzo Biagi, anni prima che venisse esiliato dalla TV pubblica, ed il suo programma d’informazione preserale, "Il fatto", sostituito dalla celeberrima striscia comica di Massimo Lopez e Tullio Solenghi, Max e Tux. Silvio Berlusconi infatti, non ha mai sottovalutato l’importanza dello cultura e dello spettacolo: di norma, la cultura la compra e lo spettacolo lo vende. 
 
O forse queste sono ormai solo distinzioni obsolete. Di certo il premier, da questo punto di vista, è soggetto a critiche immotivate. Da ultimo ci si è messo pure il maestro Riccardo Muti, al San Carlo di Napoli, il primo Maggio: “Presidente, mi raccomando, non si dimentichi della cultura”. Risposta a seguire: “La cultura non è un problema secondario, anche se si sono dovute affrontare delle emergenze”. Scontato il riferimento al sisma in Abruzzo, meno prevedibile, apparentemente, il terremoto mediatico che, nei giorni scorsi, pare aver incrinato irreparabilmente le fondamenta della First Family d’Italia. Se in questi tumultuosi frangenti il Cavaliere avesse a disposizione un’Apicella e un mandolino, quale struggente motivo napoletano saprebbe comporre?

Silvio Berlusconi non ha mai sottovalutato l’importanza della cultura e dello spettacolo: ai tempi della giovinezza anagrafica – qualche lifting e molti processi fa – per sbarcare il lunario d’estate, infatti, non esitava ad imbarcarsi sulle navi da crociera in veste chansonnier, accompagnato al piano dal Fedele Confalonieri. 
Parecchi anni dopo, quando aveva già rilevato la Mondadori e “salvato” l’Einaudi, scrisse addirittura l’introduzione ad un’edizione del suo libro preferito, L’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam. I maligni insinuano che sia uno dei pochi che abbia mai letto, ma d’altra parte è risaputo: il Presidente del Consiglio lavora – quasi non dorme – lavora, sempre. Salvo presenziare, di tanto in tanto, alle feste di compleanno delle giovani sostenitrici della Libertà. C’è qualcosa di male? No, è chiaro.

Eppure, a quanto sembra, Veronica Lario non ha gradito. E così, dunque, ha deciso di ricorrere all’ANSA per rendere pubblico il proprio scontento – oltreché per addossarsi tutto il peso della croce coniugale che affligge, ahinoi, chissà quante altre casalinghe disperate dalla sorte più o meno benevola. Non era la prima volta che succedeva. Nel gennaio 2007 la signora Veronica aveva scritto una risentita missiva al quotidiano la Repubblica, nella quale biasimava il marito per alcune innocue battute che aveva rivolto, durante la cena di gala dei Telegatti, ad alcune signore presenti. Mara Carfagna, una di queste, oggi è ministro. Come diceva Gian Battista Vico, la storia tende a ripetersi. Un altro esempio? 14 marzo 2008 Berlusconi risponde così ad una ragazza precaria che gli chiede come poter fronteggiare il problema lavoro: «Da padre il consiglio che le dò è quello di ricercarsi il figlio di Berlusconi o di qualcun’altro che non avesse di questi problemi. Con il sorriso che ha potrebbe anche permetterselo».

L’assassino non torna sempre sul luogo del delitto? Andiamo dunque indietro al 1980, quando galeotto fu un teatro, il teatro Manzoni di Milano, ad essere precisi, di proprietà di tal Berlusconi Silvio (l’importanza della cultura!). Il futuro premier, che vi si era recato per assistere alla rappresentazione della commedia di Fernand Crommelynck, "Il magnifico cornuto", fu subito sedotto non da una, ma da almeno due qualità preminenti dell’attrice protagonista. Tale attrice era all’epoca fidanzata con Enrico Maria Salerno, direttore della compagnia, mentre Berlusconi era ancora sposato con la prima moglie, Carla Dall’Oglio. Come ogni sera, l’attrice principale de Il magnifico cornuto, recitava in scena quasi esclusivamente con i seni scoperti. Impersonava quella parte Miriam Raffaella Bartolini, in arte Veronica Lario. Fra non molto, a quanto riportano le cronache, ex-signora Berlusconi.

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