Se Beha si bea di Grillo, Ruotolo di Ingroia, Giannino di se stesso, Sechi di Monti, Minzolini di Berlusconi

par enzo sanna
venerdì 1 febbraio 2013

È un fatto oggettivo che politica e giornalismo abbiano da sempre transitato su binari paralleli, incontrandosi spesso in prossimità degli innumerevoli scambi e incroci delle “stazioni” elettorali, ben oltre i recinti della stampa di partito. Se per qualcosa, però, le prossime elezioni verranno ricordate, indipendentemente dall’esito, sarà per la massiccia, statisticamente anomala, discesa in campo della categoria dei giornalisti. Eravamo oramai assuefatti alla smisurata presenza in Parlamento degli avvocati, in particolare penalisti, così come degli ex giudici e delle onorevoli coscialunga; non si ricorda invece, a memoria d’uomo, una simile ridondanza di iscritti all’Ordine in questione. Perché succede? Scontata la risposta: perché siamo in campagna elettorale e i partiti, come risaputo, ricorrono ad ogni sotterfugio pur di raggranellare voti. Ridimensionate certe categorie, tranne quelle degli avvocati penalisti e delle coscelunghe a cui il PDL sembra non poter rinunciare, reggono i giudici, crollano le facce dello spettacolo e si incrementano a dismisura i giornalisti, quelli tra i più noti, la cui fisionomia abbiamo modo di apprezzare o meno sugli schermi dei media e sulla carta stampata.

Qualcuno eccepirà: che cosa c’entra Oliviero Beha (nella foto)? È l’unico a non essere candidato tra i citati nel titolo. Non prendiamoci in giro. Beha si è prestato ad un esperimento condotto da Grillo il quale, forse conscio del fatto che un briciolo di professionalità in politica come in tutti i mestieri, il suo compreso, non guasti, ha portato avanti una sorta di pantomima circa la candidatura grillina a sindaco di Roma del citato giornalista. Insomma, una sorta di “primarie” camuffate, dalle quali, per sua fortuna (di Beha, s’intende) il giornalista ne è venuto fuori con le ossa rotte, mentre “Grillo il guru” può oggi smentire a destra e a manca l’accaduto, nella miglior tradizione della più squallida ipocrisia politica italiana di sempre! Alla faccia del rinnovamento. Ciò non intacca, neppur di poco, la mia stima nei confronti di Oliviero Beha, del quale continuo a “bermi” con piacere gli interventi; mi sento, però, di dargli un consiglio: non si presti, in futuro, alle sceneggiate di certa gente; ne va della sua dignità, professionale e personale.

Veniamo ora agli altri, impegnati in prima persona. Iniziamo con Oscar Giannino, il più semplice da analizzare: si vanta di essere un “puro”, lamentando, però, di aver dato fondo a tutti, e oltre, i suoi risparmi per la campagna elettorale. Domanda ovvia: caro Giannino, lo ha fatto per beneficenza oppure a mo’ d’investimento, tipo i derivati del MPS, per poter “godere” un domani dell’effetto leva? Che dire, poi, delle sceneggiate di stampo pannelliano in tv. Quasi ispira tenerezza a vederlo incatenarsi da Vespa, forse anche pena. Conterà su questi sentimenti per recuperare e possibilmente incrementare il capitale?

Uno che, invece, sta passando direttamente all’incasso è Minzolini. Anni di servilismo, il più sfacciato mai visto sugli schermi TV, secondo solo a quello di Vespa, doveva pur trovare ricompensa. Lo si immagini sugli scranni del Parlamento. A quanti non vengono i brividi?

Mario Sechi, direttore del Tempo, finisce nella lista Monti. La prima considerazione che viene in mente sta nell’immaginarlo disquisire con i “professoroni”. Povero lui! Ha già dimostrato di non riuscire a reggere qualsiasi confronto se non per la tollerante benevolenza degli interlocutori. Pensiamo al contributo che potrà dare in parlamento: schiacciare un bottone, ma solo su ordine esplicito.

E che dire di Ruotolo, candidato alla Regione Lazio: l’impegno civile fatto a persona. Uno che percorre la sua strada senza guardare in cunetta. Troppo “puro”, lui sì, per la politica. Chissà se riuscirà a reggere.

Le elezioni del 2013, insomma, saranno caratterizzate dalla invadente presenza dei giornalisti. Mi permetto di proporre il tema per quelle del 2018, salvo probabili anticipi: basta con i giornalisti, i giudici, gli avvocati, le coscialunga e largo ai comici i quali, da tempo, sembrano gli unici a saper interpretare correttamente gli argomenti della politica.

Ecco, dunque, la mia proposta: Crozza presidente della Repubblica, la Littizzetto presidente del Consiglio dei ministri, Geppi Cucciari e la Guzzanti rispettivamente alla presidenza della Camera e del Senato; ministri, per le rispettive competenze, Luttazzi, Paolo Rossi, Vauro, Bisio; sottosegretari tutti quelli di Zelig. Grillo? A blaterale dall’opposizione; l’unica cosa che è in grado di fare con efficacia. Può darsi che affondiamo ugualmente, ma almeno col sorriso.


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