Scuole di serie B per cittadini di serie B

par Marina Bernabei
sabato 12 settembre 2009

Tempo fa scrissi un articolo sulla necessità dell’Italia di oggi di porre le basi per un “corretto sviluppo e funzionamento della società di domani”. Mi riferivo all’opportunità di mettere in atto delle politiche di integrazione degli immigrati in un paese che si avvia a divenire multietnico. Mi rendo perfettamente conto che a parlare di ciò in Italia sia una ristretta minoranza, visto il clima di intolleranza e di xenofobia che si riscontra in larghe fasce degli italiani e che si riflette nelle leggi e nelle decisioni prese dal governo. Spunto della mia riflessione era il fallimento del modello di integrazione francese, una lezione che sarebbe potuta servire all’Italia per evitare di ripetere gli stessi errori.

Eppure non posso che constatare che purtroppo la lezione, noi italiani, non l’abbiamo imparata e che la nostra scarsa lungimiranza non potrà che condurci verso una società divisa, ineguale e conflittuale. Di nuovo alla Francia penso quando apprendo dai giornali della scuola elementare Radice di Milano e di quella Pisacane di Roma. L’alta concentrazione di immigrati residenti in queste zone si riflette nella composizione degli allievi delle due scuole, nella quasi totalità figli di immigrati. Un fenomeno da tenere sotto controllo non tanto per le esternazioni di insofferenza dei cittadini “italiani”, ma per le problematiche che ne derivano. Le maggiori difficoltà all’apprendimento che possono manifestare questi bambini rischiano di incidere sulla qualità dei loro studi. In altri termini si rischia di creare delle scuole di serie B e con esse dei cittadini di serie B. Quello che purtroppo è successo in Francia.



Una realtà ben descritta dal film di Laurent Cantet "Entre les murs", uscito in Italia nel 2008 con il titolo "La Classe". Un film che consiglio di vedere a chi non lo avesse fatto, perché descrive l’ “altra” scuola francese. Una scuola di e per immigrati di seconda generazione, in cui è impossibile garantire gli standard educativi della scuola francese e che avvia i suoi studenti a un futuro incerto e precario, un futuro di serie B. Separazione territoriale, emarginazione sociale, mancanza di pari opportunità sono i sintomi evidenti di un’integrazione non riuscita, o forse non voluta. Francamente ho smesso di meravigliarmi dei disordini civili che scoppiano periodicamente nelle banlieues, considerandoli una manifestazione esasperata di un disagio e un malessere sociale esistente. Sarà questa l’Italia del domani?



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