Scontro Belgio-Vaticano e quel senso di onnipotenza

par Gian Carlo Zanon
mercoledì 30 giugno 2010

Scontro tra magistartura e istituzioni cattoliche in Belgio dopo le perquisizioni della magistratura all’arcivescovado di Mechelen-Bruxelles.

 
Giovedì 24 giugno la polizia di Bruxelles è entrata nell’arcivescovado di Mechelen per eseguire una perquisizione. Gli inquirenti belgi cercavano le prove dei delitti di pedofilia compiuti da sacerdoti e da vari prelati della gerarchia ecclesiastica. Con il precedente governo la chiesa belga aveva un accordo ufficioso: la magistratura delegava le indagini sui crimini di pedofilia, perpetrati da uomini in abito talare, ad una della Commissione indipendente, per il trattamento degli abusi sessuali, un organismo creato nel 2000 dai vescovi per assistere le vittime. Già questo è un fatto giuridicamente aberrante.

 

Il motivi di questa assurdità giuridica risalgono agli anni immediatamente successivi ai fatti di Marcinelle: la storia del mostro di Marcinelle fece il giro del mondo per l’orrore che la contraddistinse. Il mostro, Marc Dutroux, belga, era un malato di mente assassino, ed aveva messo su un’organizzazione di pedofili tramite la quale rapiva le piccole, le sequestrava, le seviziava e ritraeva per fare dei film. Dutroux venne arrestato il 13 agosto del 1996 ed è da lì che ha inizio la macabra scoperta dei suoi terribili delitti. I corpi delle sue vittime sono stati seppelliti nel giardino di casa e fu proprio Dutroux ad indicare alla polizia i nascondigli nei quali trovare i resti delle giovani seviziate.

Nel 1998, quando l’opinione pubblica era ancora fortemente scossa da questi crimini, e forse anche perché la mostruosità della pedofilia di Dutroux evocava e chiariva psichicamente, in chi l’aveva subita da bambino o da adolescente, tutto l’orrore subito nel passato, cominciarono le prime denunce per crimini di pedofilia perpetrati in ambienti ecclesiastici. È in quel contesto che vi fu l’accordo tra il governo belga, e la magistratura da una parte e le gerarchie cattoliche dall’altra; e fu fatto perché in quelle contingenze anche il popolo belga aveva ben chiaro il senso e il significato di pedofilia e di pedofilo, e quindi la chiesa, la quale aveva coperto da sempre a colpi di documenti vescovili i criminali pedofili in tonaca, era, a sua volta da “proteggere”. I documenti firmati sia dall’allora cardinale Ratzinger , sia dall’attuale pontefice … sempre Ratzinger, resi noti da alcuni media, Crimen Sollecitationis il primo, e De Delitti Gravioribus il secondo, parlano chiaramente di come l’istituzione cattolica, per mano dei suoi più alti rappresentanti abbia sempre, non solo coperto, ma ordinato di coprire i delitti di pedofilia consumati tra le mura materne di Santa Madre Chiesa.

Questa, non solo condivisibile, ma doverosa azione della magistratura belga, la quale dovendo certificare la verità dei fatti ha cercato all’interno dell’arcivescovado le prove dei crimini di pedofilia e ha, quindi, sequestrato tutto ciò che potrebbe essere utile per le indagini, viene ora contestata da chi da sempre ha coperto e nascosto i criminali pedofili. La Segreteria di Stato esprime “vivo stupore per le modalitaÀ con cui sono avvenute alcune perquisizioni”.

Stupore? Soffermiamoci un attimo per comprendere bene questa “onnipotenza” della Chiesa cattolica, la quale è convinta, “crede”, che sia stato un abominio l’irruzione poliziesca:“Stupore e sdegno” gridano i vescovi e il Papa affacciato alla santa finestra di piazza San Pietro.

Onnipotenza. Questa parola che è sempre stata accoppiata alla divinità monoteista di Mussulmani, Cristiani ed Ebrei, o, guarda caso, ad una specifica sindrome psichiatrica, il delirio di onnipotenza, ci parla di qualcosa che a stento si potrebbe chiamare “pensiero”. Se un essere umano crede che qualcosa o qualcuno possa andare, contro qualsiasi legge, anche quella di gravità, è francamente un delirante; e se, quell’essere umano, fa di tutto per far credere, ad altri, ciò che sta solo nella sua mente e provi “stupore e sdegno” nel caso gli altri non vogliano aderire al suo credo-delirio, o è un delinquente lucido, o soffre di delirio di onnipotenza.

Chi possiede questo credo onnipotente non pensa in rapporto con la realtà vera, tanto meno in rapporto con la realtà psichica degli altri esseri umani, egli crede, onnipotentemente, partendo da un proprio assunto metafisico, cioè al di là della realtà vera, solo a ciò che sta nella sua mente. La credenza che sta nella sua mente è, onnipotentemente, la sola realtà alla quale il credente e il delirante possono e vogliono pervicacemente aderire. Massimo Fagioli, in un articolo apparso su left, 8 dicembre 2006, scriveva: “Credere: è un sentimento piuttosto che un pensiero che si veste di un credo che sembra pensiero ma è sordo e cieco ad ogni ragione e percezione”.

Tutti sanno la verità, tranne coloro che credendo non vogliono pensare,, perché sono state pubblicate le prove su giornali e video; tutti sanno che lo stato vaticano,vale a dire in primis il papa e a seguire i suoi accoliti, sono criminalmente colpevoli per aver occultato reati di pederastia. Ma ancor più colpevoli sono quei giornalisti, uomini politici, uomini e donne, che nonostante le prove continuano, onnipotentemente, a negare la realtà e ad annullarla magari non pubblicandola. D’altronde l’onnipotenza e il conseguente delirio, sono una caratteristica dei religiosi i quali fanno di ciò che è ciò che non è, e di ciò che non è ciò che è. Vedi la ’Sacra sindone’.

Gli esponenti della chiesa cattolica che, ora, contrastano le forze dell’ordine a Bruxelles hanno un “pensiero” onnipotente: credono di stare fuori dal secolo che li ha partoriti, credono di poter agire sempre e comunque come hanno sempre fatto … perché la loro onnipotenza è stata sempre, quasi sempre, legittimata, resa “pensiero congruo” e supportata sia da coloro che ha fatto, sin dai primi anni di vita, diventare credenti, sia dal potere dominante, al quale la chiesa si è sempre legata a doppio filo per lo sfruttamento dei corpi -il potere temporale-, per il controllo delle menti -il potere teologico-.

Sembra un discorso senza senso o perlomeno esagerato? Perché non provate a chiedere ad un prete o ad un fervido credete cosa mette in assoluto come priorità tra peccato e crimine; tra legge degli uomini e legge di dio; tra le esigenze della giustizia e gli insegnamenti del Vangelo. Sapete benissimo cosa risponderà … e se non lo sapete basti pensare al fatto che i crimini confessati durante il sacramento della confessione non vengono mai denunciati; un prete che conosce il colpevole di in efferato delitto non solo non può denunciarlo, ma non deve, pena la scomunica. Perché? Semplice: colui che si confessa, per la chiesa cattolica, è un peccatore non un criminale; il criminale pedofilo ha, si fatto del male ad un altro essere umano, ma ha, prima e soprattutto, offeso la divinità sulla quale la chiesa cattolica fonda la sua onnipotenza.

Ed è proprio questo fatto assurdo, divenuto “naturalmente” congruo, nelle società cattoliche, che fa in modo che i colpevoli di un crimine odioso e disumano, come quello della pedofilia, rimangano impuniti a discrezione dell’istituzione religiosa la quale, basta leggere le cronache di questi giorni, è di fatto criminogena.

Alcuni articoli, pubblicati su Diario de La Repubblica del 20 maggio, trattavano il concetto di peccato. In uno di questi articoli,Mancuso sosteneva che “Volenti o nolenti, siamo rimandati (tutti credenti e non) all’esperienza del peccato” ; affermava, inoltre, che la dottrina cattolica, con il suo dogma del peccato originale, presenta “una soluzione teoreticamente insufficiente e moralmente indegna”. Poi, Mancuso, si chiedeva cosa sia la percezione che l’essere umano moderno ha del peccato. Certo siamo con Mancuso nel definire il dogma del peccato originale un concetto umanamente indegno … egli, però, non da le motivazioni di questa indegnità proclamata dai dogmi cristiani. Il concetto di “peccato originale” è di fatto un delirio religioso perchè nega al neonato la sua vera natura umana primaria, la quale, secondo il dogma, verrebbe purificata, cioè resa umana, solo attraverso il battesimo. Come scriveva Calderon de La Barca, ne La vida es sueño, il sistema filosofico cristiano, confondendo la vita con la morte, crede che “il peggior delitto per l’uomo sia quello di essere nato”. In realtà, ciò che i cattolici chiamano peccato originale, è la nascita, ed è la nascita che crea ‘disordine’, ‘scandalo’, e quindi peccato. La percezione/sensazione che l’essere umano, malato, ha di ciò che, religiosamente e culturalmente viene definito peccato, non è altro che l’angoscia per non aver saputo e/o potuto, difendere, dall’alienazione religiosa, ovvero dalla scissione tra mente e corpo, la propria nascita umana, vale a dire la fusione tra corpo e mente-pensiero.

Semanticamente la parola ‘peccato’ non equivale, come dice Mancuso, alla parola greca amartìa, la quale si rifà al verbo ámartáno che ha come prima accezione ‘trascurare’, ‘errare’, ‘deviare’. Il verbo peccare e il sostantivo peccato hanno la loro fonte etimologica nell’aggettivo latino peccus, ‘difettoso nel piede’, ‘zoppo’. Ma peccato nella dottrina cattolica è solo ‘trasgressione della legge divina’. Per i cristiani, il verbo peccare significa ‘fare qualcosa, non contro gli esseri umani, ma contro Dio’. Si deve fare molta attenzione alle parole perché se il delitto di pedofilia viene pensato come ‘aver deviato il percorso verso Dio’ è sufficiente l’assoluzione per mondare il criminale dalla sua infamia. Seguendo questa logica criminale, il pedofilo, non colpisce i bambini, pecca solo contro Dio perché offende la sua immagine dato che le creature sono create a sua immagine e somiglianza.



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