Scioperano gli avvocati: "La giustizia è morta"

par Paolo Monarca
giovedì 25 ottobre 2012

 

Scendono in piazza gli avvocati italiani, sarebbero stati circa 5mila i manifestanti che hanno sfilato per le vie di Roma martedì 23 ottobre, anche se l’Organismo Unitario dell’Avvocatura italiana parla di 10mila adesioni. La manifestazione ha visto sfilare anche i giudici di pace, nello stesso giorno scioperavano anche i poliziotti con presidio a Montecitorio.

Gli avvocati si scagliano contro l’abolizione delle tariffe, la media conciliazione obbligatoria, la revisione che definiscono selvaggia, della geografia giudiziaria e il filtro in appello. Provvedimenti previsti da un Governo legittimato al taglio selvaggio, con lo scopo di ridurre la spesa pubblica e sveltire i procedimenti giudiziari, ma che in realtà comporta un forte aumento dei costi per il cittadino e un rallentamento dei procedimenti dovuto alla riduzione degli uffici. L’introduzione di una tappa obbligatoria precedente al processo civile non ha riscosso grande successo anzi ha comportato un aumento dei costi della conciliazione.

Gli avvocati hanno sfilato con una fascia tricolore al braccio, che riportava il testo dell’articolo 24 della Costituzione proprio per ricordare che “la tutela dei propri diritti e interessi legittimi” è un "diritto inviolabile" che spetta a tutti. L’OUA ha così deciso di bloccare udienze civili, penali, amministrative, contabili e tributario oltre a sospendere una serie di attività giudiziarie. Il presidente dell’associazione Maurizio de Tilla ha fatto sapere:

Una protesta necessaria, una giornata di sciopero e una grande manifestazione nazionale. Apprezziamo la disponibilità del Ministro della Giustizia a dialogare su questioni importanti come l’accesso e la riforma dei corsi di laurea, ma serve uno sforzo in più da parte dell’intero Esecutivo: sono da rivedere tutti quei provvedimenti che in questi ultimi due anni hanno portato a penalizzare fortemente i cittadini, con la compressione del diritto di difesa, come con l’irrazionale revisione della geografia giudiziaria (la fine della giustizia di prossimità), l’introduzione del filtro in appello e della illegittima media-conciliazione obbligatoria, con interventi che hanno messo in ginocchio gli avvocati, fortemente colpiti dal punto di vista economico e professionale, a causa dell’abolizione delle tariffe e delle conseguenti irrazionali ed opache tabelle di parametrazione dei compensi, con ribassi di oltre il 50% e con la incostituzionale delegificazione dell’ordinamento forense”

Nel frattempo la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo, per eccesso di delega legislativa, il decreto legislativo n.28 del 4 marzo 2010, facendo venir meno uno dei pilastri della riforma della giustizia dell’allora ministro Alfano, che puntava ad alleggerire il sistema giudiziario, smaltendo gli arretrati e prevenendo ulteriori ritardi, il provvedimento non ha, però, ottenuto l’effetto sperato.


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