Sciascia dimenticato: perché un libro

par Aldo Giannuli
lunedì 4 maggio 2015

Alcuni giorni fa ho presentato iil libro dell’amico Nico Perrone nell’articolo “Perché Sciascia è caduto nel dimenticatoio?”. Nico a distanza di alcuni giorni, aggiunge alcuni elementi. Buona lettura!

 

Di Nico Perrone.

 

Leonardo Sciascia (1921-1989) è amato in Francia, dove sono sempre presenti in libreria parecchi libri suoi. A Parigi egli aveva perfino pensato di stabilirsi con la famiglia, ma prima di riuscirci venne travolto da altri impegni: la militanza politica col Partito radicale (l’annuncio di Marco Pannella fu del 4 aprile 1977), che lo elesse deputato ed eurodeputato. Lui scelse di sedere alla Camera, dove fece battaglie vigorose e animò il dibattito specialmente in corrispondenza del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro.

Prima, era stato consigliere comunale a Palermo (1975-77), eletto come indipendente in un Pci che aveva scelto proprio la Sicilia per iniziare la sua discesa politica e morale. La permanenza di Sciascia nel ruolo di consigliere comunale fu breve.

Marco Pannella fu il primo a rendersi conto che la statura morale di Sciascia avrebbe fatto di lui un esponente politico di richiamo nazionale e di forte peso politico, in un momento in cui il bisogno di un riscatto morale si poneva con forza.

Nel giugno 1979 Sciascia venne eletto perciò deputato ed eurodeputato coi radicali, ma optò per la Camera. Cercai Sciascia scrivendogli una lettera e ho avuto modo di parlare con lui per due intere giornate, nel 1978, quando da poco egli aveva maturato la scelta di rottura col Pci. Dopo dieci anni l’ho cercato di nuovo, scrivendogli una lettera. Non sapevo della sua grave malattia, ma egli era avviato ormai verso l’epilogo della sua vita. Accettò tuttavia uno scambio epistolare, che fu breve e intenso (1988-89). Di lui mi aveva colpito fin dal primo incontro la statura morale, l’incisività del dire, la voglia di dialogo, l’acutezza delle analisi politiche, la capacità di prevedere con molto anticipo le tappe dolorose dell’involuzione italiana.

Dopo la sua morte, lessi sui giornali che egli non voleva la pubblicazione dei suoi inediti, anche di quelli minori. Ho atteso perciò che passassero molti anni, prima di chiedere ai suoi familiari il consenso a pubblicarli. Mi sembra che oggi essi abbiano un significato molto particolare, per un paio di ragioni. Perché le previsioni di Sciascia sul rovinoso avvitarsi della nostra crisi morale e politica si stanno sempre più avverando. E poi perché mi è parso, vorrei dire doveroso, contribuire a riportare l’attenzione su questo scrittore mentre sui mezzi d’informazione perdura l’oscuramento della sua opera, del suo valore e perfino del suo nome. Questa triste operazione – che andò contro l’interesse italiano di conoscere e ricordare uno dei grandi scrittori del dopoguerra – è sostenuta ancora, con ostinazione da alcuni giornalisti assai influenti. Quelli stessi che lo avevano ingiustamente attaccato in due mesi di denigrazione e che oggi operano su un numero ancora più ampio di testate. Chi sa, forse non vogliono che se ne parli perché sentono finalmente disagio e vergogna, anche per l’avverarsi delle previsioni di Sciascia.

Da quella conversazione, dalle lettere e da queste considerazioni è nato il libro del quale stiamo parlando, La profezia di Sciascia. Una conversazione e quattro lettere, pubblicato recentemente a Milano (ed. Archinto).

Nico Perrone


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