Schizofrenia politica da debito pubblico

par Bernardo Aiello
giovedì 16 settembre 2010

Bankitalia comunica i dati relativi al debito pubblico al luglio del corrente anno e ci ritroviamo con un debito pubblico passato da 1754,7 miliardi di Euro di un anno fa, al rispettabile ammontare di 1.838,2 miliardi di Euro odierno. Dunque, nell’anno esso è aumentato di 83,5 miliardi; in termini percentuali l’aumento è del 4,76%; ciò malgrado la mega manovra fiscale del ministro Tremonti sia già operativa.

Eppure durante il recente G8 in Canada il nostro premier si è impegnato per il dimezzamento del debito pubblico in tre annualità. Forse, direte voi, spera molto nel futuro (in fondo è passato solo qualche mese dalla sua assunzione dell’impegno ed i circa novecento miliardi di Euro da restituire lo saranno puntualmente).

Comunque sia di ciò i leghisti vogliono a tutti i costi il federalismo fiscale, basato sulla tassa comunale sugli immobili con cedolare secca del 20%; senza spiegare cosa succederà con la forte diminuzione rispetto all’attuale tassazione, che, fra ICI, imposta di registro ed IRPEF, è più vicina al 50% che non al 20%. Ancor meno spiegano perché una categoria, quella dei proprietari di immobili, debba contribuire in maniera così ridotta al prelievo fiscale in un momento economico così difficile, provenendo per contro da una situazione di tassazione così alta da essere addirittura indecente.

Ma i leghisti non sono i soli ad aver bisogno di denari: abbiamo anche gli operatori economici, che li chiedono per far partire il treno della ripresa.

Anche i sindacati hanno recentemente chiesto al governo un incontro sulla fiscalità, al fine di una minor tassazione dei redditi da lavoro; ed un ex premier continua a chiedersi sulle pagine di un quotidiano se sia ancora possibile attuare il suo programma di diminuzione del cosiddetto cuneo fiscale.

L’ultimo della lista il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dispiaciuto dei tagli all’istruzione, che vengono ad incidere su un settore fondamentale per le generazioni future.

Il cittadino, dinanzi a tutto ciò, resta almeno perplesso. Pur con l’esperienza ridotta a quella del bilancio familiare e del difficile arrivare alla fine del mese, sente che qualcosa non quadra; come se una impercettibile tendenza alla schizofrenia invada la politica quando c’è di mezzo il debito pubblico.

Non resta che da seguire le prossime comunicazioni di dati da parte di Bankitalia, sperando che prima o poi qualcuno ci spieghi l’arcano.


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