Scandalo tesseramenti, una volta era la DC. Oggi… pure

par enzo sanna
venerdì 8 novembre 2013

La polemica sui tesseramenti anomali che investe il PD sembra fotocopiata dalle cronache che sino agli anni ’90 del secolo scorso facevano sorridere quelli di sinistra, ma non provocavano alcuna indignazione nelle fila dei dirigenti democristiani i quali trovavano scontata quanto ovvia tale prassi. Risultava più brava la corrente capace di tesserare più persone, spesso a loro insaputa, sia da vive che da morte.

Le proporzioni dell’affare che ha investito il PD sono ovviamente ben lontane, nelle proporzioni, da quelle della DC di allora, ma la china si sta inclinando in maniera pericolosa verso quegli approdi. A poco servono le rassicurazioni del segretario Epifani il quale dimostra ancora una volta di essere persona posata, seria e corretta, ma dal “lumen” di una candela spenta. Un segretario di un partito di sinistra, di quelli con gli “attributi”, si sarebbe recato di persona, se non in tutte, almeno in alcune delle sezioni incriminate e, dopo aver calzato stivali rinforzati sulla punta, avrebbe provveduto al riguardo, invece di star lì a tergiversare sparando dichiarazioni scontate nella forma e vuote di prospettiva.

Se poi si considera che un Renzi, quintessenza della futilità politica d’oggidì, può permettersi di strigliare i vertici del partito richiamandoli ad argomentare su disoccupazione e altre materie di sostanza, anziché su quisquiglie procedurali, si potrà meglio comprendere la confusione in atto nei corridoi “piddini”, accompagnata da mancanza di visione e quindi di proposta politica. 

Forse sarebbe utile rinchiudere i dirigenti del PD in una grande sala di quelle destinate ai concorsi pubblici e chieder loro di sviluppare il tema dal titolo “Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo”. Va da sé l’inderogabile presenza di numerosi “guardiani” col ruolo di garantire la regolarità della prova impedendo a D’Alema di togliere dalle tasche il tema già sviluppato, ottenuto dai suoi agganci non troppo segreti vantati a destra e a manca, oppure d’impedire a Renzi di copiare dai suoi vicini di banco Franceschini e Veltroni, entrambi discreti romanzieri. A Cuperlo, poi, andrebbe impedito di ricevere spunti attraverso l’arrivo di bigliettini passati sottobanco oppure tramite “coni” di carta lanciati da cerbottane, mentre Epifani potrà permettersi di presentare il proprio compito in bianco, tanto per lui nulla cambia. Bersani, anche lui non ha problemi: presenta il foglio in bianco, ma non del tutto, macchiato com’è da gocce d’olio colate dalla piadina imbottita. La Bindi? Al suono della campana di fine prova, sta ancora scrivendo la brutta copia della parte del titolo: “Da dove veniamo”.

Insomma, il PD sta dando una pessima prova di sé, illudendosi ancora una volta dei sondaggi che lo indicano in crescita. Già Bersani lo fece. L’esito è sotto gli occhi di tutti. Servirà a restituire fiducia il blocco dei nuovi tesseramenti? Intanto c’è da recuperare il consenso dei tesserati storici. Sugli elettori, poi, bisognerà ancora lavorare a fondo. Il centro-destra non starà a guardare. Il PD non sarà la nuova DC, almeno per ora, ma le analogie iniziano ad essere troppe e troppo preoccupanti, soprattutto quando vadano a imitare il peggio di quel partito.


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