Scandalo Ruby: dopo la legge anti-pm, le due leggi "ammazza-premier". Tutte firmate PDL

par Alessandro Tauro
martedì 25 gennaio 2011

Spesso si pensa che il grado di attenzione che un governo ripone su un determinato problema politico sia direttamente proporzionale alle possibilità che ha tale "inconveniente" di mettere del tutto in ginocchio gli uomini politici al vertice delle istituzioni.
Se questo corrisponde a realtà, le fibrillazioni di questi giorni nelle stanze di Palazzo Chigi mostrano una realtà inconfutabile: il "caso Ruby" non è storia di breve corso. E Silvio Berlusconi ed il suo esecutivo, per la prima volta, sembrano nutrire timori senza precedenti.

A dimostrazione di questa irrequietezza spinta da apparente paura, l'ultima ricetta ipotizzata, senza troppa convinzione, dal capogruppo del Popolo delle Libertà alla Camera, Fabrizio Cicchitto: l'abbassamento legale della maggiore età dai 18 ai 16 anni.
La ricetta, extrema ratio per strappare dalle mani della procura almeno uno dei due capi d'accusa imputati a Silvio Berlusconi (la prostituzione minorile), non solo collocherebbe l'Italia al pari di pochissimi paesi quali Cuba, Kyrgyzistan, Turkmenistan e Uzbekistan, ma di fatto non cambierebbe nulla in relazione al processo che vede coinvolto il Presidente del Consiglio.
Difatti, la legge che l'8 marzo 1975 ha abbassato il limite della maggiore età dai 21 ai 18 anni nulla ha a che fare con l'ordinamento penale italiano, dove la distinzione tra minorenni e maggiorenni è fondata sulla "soglia 18" sin dal 1930 (anno di entrata in vigore del "Codice Rocco"). Lo stesso reato di prostituzione minorile contestato a Silvio Berlusconi (comma 2 dell'articolo 600-bis) fissa esplicitamente a 18 anni l'età al di sotto della quale si configura il reato di prostituzione minorile.

A mettere altra carne sul fuoco, sopraggiunge la recente scoperta fatta dagli organi della stampa nazionale del disegno di legge firmato Luigi Vitali (PDL), per mezzo del quale si desidera introdurre nell'ordinamento giudiziario italiano il diritto ad un risarcimento economico fissato a 100 mila euro per gli indagati sottoposti a intercettazioni in relazioni a processi archiviati o chiusi con assoluzione dell'imputato e, dall'altra, un provvedimento disciplinare nei confronti dei magistrati responsabili.
La proposta di legge, datata 28 ottobre 2010 (segnale impietoso del ritardo di quasi 3 mesi da parte della stampa nazionale di scovare notizie di dominio pubblico), è stata subito interpretata come una mossa in anticipo da parte del PDL per intimorire i giudici di Milano impegnati sul caso Ruby. In realtà, il DDL non ha alcuna attinenza con l'indagine in corso (ben lontana dall'essere un processo terminato per sempre con assoluzione o archiviazione), ma va bensì a garantire allo stesso Berlusconi una quasi-certa fonte di guadagno grazie alle intercettazioni relative ai casi "Rai-Saccà", "Berlusconi-AGCOM" e "D'Addario".

Ciò che invece va a costituire un pericolo "mortale" per Silvio Berlusconi sono ben due proposte di legge che giacciono in parlamento da molti mesi. Il secondo disegno di legge è più recente (risale all'8 aprile del 2010) e può essere definito in un solo modo: un amaro scherzo del destino. Il contenuto del provvedimento (la modifica di un solo comma del codice penale) è racchiuso in un unico articolo, che sembra costruito apposta per portare ad una condanna rapida e dolorossissima del premier.



«Chi commette uno dei delitti di cui al presente articolo (600-bis, prostituzione minorile, ndr) non può invocare, a propria scusa, l'ignoranza dell'età della persona offesa».


Due proposte di legge, due modifiche al codice penale ideate, scritte e pubblicate quando Ruby non aveva ancora mai messo piede (almeno per quanto ci è dato sapere) nelle (poco) segrete stanze del premier e che oggi assumono i connotati di proposte politiche al limite della chiaroveggenza.
Ma a giocare questo "tiro sinistro" a Silvio Berlusconi non sono state alcunefattucchiere del Partito Democratico o alcuni maghi giustizialisti dell'Italia dei Valori.

Gli autori di questi due provvedimenti legislativi "ammazza-premier" hanno firme insospettabili. Si chiamano Baccini, Cassinelli, Catone, Divella, Papa, Torrisi, e via dicendo. Nomi che non dicono molto, ma che hanno uno strano elemento in comune.
Sono tutti parlamentari del PDL.


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