Scandali dimenticati: italia.it, 45 milioni dei contribuenti volati via...

par Emilia Urso Anfuso
venerdì 29 maggio 2009

Nel 2004, l’allora Governo Berlusconi, approvò il progetto, presentato dal Governo precedente, di creare un portale totalmente dedicato al turismo nazionale. Il nome? Italia.it

La cifra stanziata, da far girare la testa: 45 milioni di euro, manco si parlasse di un sistema orbitante intorno alla Terra. Una cifra che sbaraglia qualsiasi raziocinio, considerando che un portale Internet, che possa avvalersi di qualsiasi migliore sviluppo anche in campo multimediale, non rientra nell’ordine di spesa di milioni ma semmai di migliaia di euro.

Nei 45 milioni, erano considerate anche le spese di gestione, come ad esempio l’invio effettuato a 16 milioni di famiglie italiane di un opuscolo di circa 50 pagine, che annunciava i “nuovi servizi e strumenti tecnologici a disposizione dei cittadini”. Sfogliando acccuratamente il libretto, si poteva leggere al suo interno, di come si potesse “utilizzare un programma interattivo per organizzare e programmare il viaggio" ed anche “"un portale nato per promuovere l’offerta turistica via internet e il patrimonio culturale, ambientale e agroalimentare italiani", Fin qui, tutto bene.

Ma a ben guardare… si arriva al 2006, del megaportale manco l’ombra. Chi provava ad accedere al sito, si ritovava con una pagina bianca dove appariva unicamente una casellina per il login: nessuno mai ha saputo quale fossero i dati per accedere. Nessuno ha mai potuto beneficiare dei contenuti che addirittura, come veniva chiaramente promozionato, dovevano essere inizialmente in cinque lingue, per dare a livello internazionale la possibilità di essere fruito. Uso il passato, perché questo portale, che prometteva fuochi di artificio per ciò che riguarda il turismo italiano e la possibilità per il mondo intero persino di organizzare un viaggio nel nostro Paese con pochi click…non lo ha mai visto nessuno.

E non per mancanza di promozione. “Semplicemente” pur avendo i Governi stanziato cifre da capogiro, inviato libretti di istruzione agli italiani e promesso l’anticamera del Paradiso multimediale, il portale non ha mai avuto avvio. Eppure, nel Marzo del 2006, l’allora Ministro per l’innovazione, Lucio Stanca, firmò un decreto Legge che disponeva un ulteriore finanziamento di 21 milioni di euro "per l’ulteriore evoluzione del portale nazionale del turismo". Questo tesoro, era destinato alle Regioni per sostentarle allo scopo di sviluppare e creare i contenuti digitali del portale. Quindi, facendo un po’ di facili conteggi: sui 45 milioni di euro stanziati per il progetto, 20 milioni sarebbero dovuti servire per realizzare il portale e promuoverlo a livello internazionale. I restanti 25 milioni di euro, suddivisi fra le regioni Italiane per consentire loro di inserire contenuti che parlassero ampiamente del turismo a livello locale, il tutto sarebeb dovuto avvenire in collaborazione con le associazioni appartenenti alla categoria turistica.

Il progetto di per se appariva ambizioso e tendeva peraltro a dare nuovo impulso ad un comparto importantissimo in Italia, quello del turimo, che è pari a circa il 12% del PIL. Peraltro, in quegli anni il mondo viveva l’eredità di una crisi data dal recente attacco dell’11 Settembre alle torri gemelle. Grandi cifre, grande ed ambizioso progetto. Si arriva al Dicembre 2005, quando l’amministratore delegato di ”Innovazione Italia s.p.a.”, impresa pubblica, a capo di 17 società regionali e 11 società progetto, che collaborava a stretto contatto con il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie e con la collaborazione temporanea di IBM, ITS e Tiscover, e capitanata dallo stesso Ministro Stanca, per voce dell’allora amministratore delegato, Roberto Falavolti, annuncia l’imminente messa online del Portale.



Almeno per ciò che riguardava la prima versione del sito “con contenuti limitati", così come fu dichiarato. Nella realtà dei fatti, il portale fu messo online in fretta e furia, facendo lavorare – male – una decina di informatici, al solo scopo di essere presentato al BIT – la Borsa Internazionale del Turismo – tacitando così ogni questione che a buon titolo, puntavano il dito contro una Italia non progressista ed al passo con i tempi.
 
Da quel momento, il buio è calato drammaticamente su un’opera informatica che doveva essere uno dei fiori all’occhiello della proposta turistica del nostro Paese, rivolta non solo all’interno ma al mondo intero.
 
Nessuno ha mai potuto avere il piacere di visitare il sito: all’atto pratico, pur con stanziamenti da favola tutti giunti a destinazione, il portale, mal progettato e con contenuti di scarso valore – è durato il soffio di tempo da non permettere a nessuno di poterlo visitare.
 
Spente le luci sul palcoscenico tirato su più per gettare un po’ di fumo negli occhi e dedicare un bel po’ di risorse economiche ad enti pubblici di vario genere, che per dare un reale servizio al Paese. Nessuno ne ha più parlato. Punto. Nessuno si è più chiesto nulla. Punto. E 45 milioni di euro italiani hanno preso il volo sotto gli occhi ignari dei contribuenti. Sparpagliati un po’ qua un po’ là. Una “paghetta” conquistata senza fare assolutamente…nulla.
 
Di fatto, per assurdo che potrà sembrarvi, attualmente non esiste traccia, nemmeno di quella “Innovazione Italia s.p.a.” che prometteva tuoni e fulmini sulla strada del Futuro reso possibile. Raccolti i soldi generati, presi per il naso i contribuenti, si sono chiuse le porte di imprese create, al solo scopo di turlupinare la Massa. Tutto il mondo politico, ha un altro scheletro nell’armadio…

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