Scalea: il porto di Torre Talao, a testa bassa verso il baratro

par Andrea De Vito
giovedì 15 gennaio 2009

Per l’ennesima volta gli appelli al dialogo ed alla consultazione con i cittadini sono caduti nel vuoto".

Il conto alla rovescia verso il baratro è iniziato: il porto di Torre Talao si farà.
Sembra chiara ormai la volontà dell’Amministrazione comunale, quasi al termine del suo mandato, di costruire l’ennesima “grande opera”, per lasciare un segno nella storia, che si farebbe meglio a definire un graffio, se non uno sfregio.
 
Uno sfregio fatto nel nome della svolta turistica, che trasformi Scalea nella città principale della riviera dei Cedri, dove poter giungere via terra, dall’aria e ora anche dal mare.
 
Ma non è tutto così semplice e bello come lo si dipinge: infatti, i progetti, che sulla carta sembravano costituire la “rampa di lancio” verso lo sviluppo economico di Scalea e di tutta la costa, si sono rivelati un fallimento a causa di diversi impedimenti e soprattutto di qualche incapacità gestionale, come nel caso dell’aeroporto, che sarebbe stato meglio prevedere.
 
Considerando come sono andate a finire le cose, di certo per il porto non si prospetta una migliore conclusione. Quel che è peggio, però, è che, ancora una volta, l’approvazione del progetto rappresenta in pieno la ferma volontà dell’amministrazione nel continuare sulla stessa lunghezza di quell’onda d’intransigenza che ha caratterizzato la costruzione di altre opere come avio superficie o isola pedonale.
 
Per l’ennesima volta gli appelli al dialogo ed alla consultazione con i cittadini sono caduti nel vuoto.
 
Di questo e molto altro si è parlato, sabato 27 dicembre 2008, presso l’Hotel Santa Caterina di Scalea, alla presentazione del libro “l’Isola che verrà”, della giornalista scaleota Emilia Manco.
 
Il titolo del libro trae spunto dalla volontà di riportare artificialmente Torre Talao, con il progetto della megastruttura portuale, ad essere un’isola come nel passato.
Al suo interno l’autrice ha voluto raccogliere le preziose testimonianze dei cittadini che si oppongono alla costruzione del porto e alla volontà di trasformare la zona della Torre nel “salotto di Scalea”, come l’ha definito lo stesso sindaco in un comunicato stampa.
 
Il libro si è dimostrato un’occasione fondamentale per far luce su alcuni aspetti, più che mai controversi, che riguardano la costruzione dell’opera.
La stessa autrice si dimostra scettica quando, già nella prefazione, si chiede: “Per quale turista occorre costruire un porto in pieno centro, che per diversi anni sarebbe un cantiere aperto, causando disagi alla già difficile economia del paese, invece di cercare di migliorare quanto già la cittadina ha da offrire ai pochi turisti che, con il trascorrere degli anni, sono rimasti?”
 
All’interno dello stesso libro la condanna viene anche da chi, come Osvaldo Cardillo, descrive il porto come “l’ennesima speculazione” e sottolinea come, a dissentire con l’opinione del Sindaco, non siano in pochi, al contrario di quello che si vuol far credere.
 
Ad arricchire la discussione, l’intervento di Angela Riccetti, che sostiene che:
“il tema delle infrastrutture, per l’importanza che riveste, non può essere deciso solo nelle stanze da chi governa e magari giocato al tavolo degli antagonismi politici e delle beghe di quartiere, non può essere lasciato in mano a piccoli uomini che si arrogano il diritto di decidere per tutti”.
 
Oltre che per l’arroganza dell’amministrazione, la realizzazione del porto si caratterizza per il tragico impatto che l’opera costituirebbe dal punto di vista ambientale.
 
Il progetto, così com’è, presenta numerosi lati negativi da questo punto di vista, a cominciare dalla demolizione di una parte della scogliera che circonda la Torre, che metterebbe a repentaglio il patrimonio storico costituito, oltre che dallo stesso monumentale edificio, da sempre tradizionale simbolo e orgoglio del popolo di Scalea, dalle grotte paleolitiche, dove sono stati ritrovati utensili ossei e altri reperti di fondamentale importanza.
 
Ponendo l’accento sul carattere di tradizionale centro culturale, bisogna doverosamente ricordare che la Torre Talao, tra il 1909 e il 1910, è stata il luogo di ritrovo degli intellettuali della “Schola Italica” capeggiati da Amedeo Rocco Armentano, nostro illustre concittadino. Di questi avvenimenti si sono ormai in sostanza perse le tracce nella memoria scaleota, anche a causa di una mancata valorizzazione del sito negli anni.
 
Proprio da qui, invece si dovrebbe ripartire, investendo le risorse economiche per far rinascere a nuova vita la nostra Torre, organizzando, magari, proprio presso i suoi locali, mostre e altri eventi che facciano conoscere al mondo le tracce del nostro importantissimo passato.
 
A tutto questo si accompagna la messa in pericolo di alcune caratteristiche specie vegetali, come la “primula palinuri petagna”, protetta a livello comunitario, il rischio elevato d’inquinamento dei fondali e della superficie per il tratto che va dalla Torre all’Ajnella, la parte più bella e caratteristica del nostro litorale, oltre all’inarrestabilità del naturale processo di “ripascimento”, che causerebbe l’interrarsi dell’opera.
 
Gli interventi sono tutti legati da un unico interrogativo che fa da filo conduttore: “Se Scalea ha proprio bisogno di un’area portuale di così grandi dimensioni, perche costruirla proprio sotto Torre Talao?”
 
Persino il governatore regionale Loiero, su comunicazione dei Verdi, ha richiesto la verifica sui particolari del progetto. 
 
Ma i cittadini non sono i soli a protestare e a denunciare la violenza che si vorrebbe fare al nostro territorio, già abbondantemente deturpato: basta leggere l’annuale rapporto del 2008 della “goletta verde” di Legambiente, (organizzazione sicuramente al di fuori delle logiche della politica locale e di conseguenza assolutamente imparziale) dal titolo “Mare Monstrum
(http://www.legambiente.eu/documenti/2008/0625_mareMonstrum2008/dossier_mareMonstrum_2008.pdf) , che durante il suo viaggio lungo tutte le coste italiane identifica gli orrori dovuti alla speculazione edilizia ed alla cementificazione dei litorali e che, parlando di Scalea, descrive l’avio superficie e la futura costruzione del porto con toni apocalittici, catalogandoli come “eco-mostri”:
 
“la fervida mente dei politici locali non si è fermata qui (rif. Aviosuperfice). E’ arrivata a immaginare anche un megaporto in prossimità dell’aviosuperfice, circondando con una catena di cemento il tratto di mare sottostante la Torre di Talao, di epoca viceregnale, il tutto per consentire ai turisti di scendere dalla scaletta del proprio jet e salire direttamente sullo yacht.

L’ennesima squallida speculazione edilizia, dunque, che si abbatte sulla costa tirrenica calabrese. Perché la costruzione non è stata prevista né dai piani di trasporto regionali, né da quelli provinciali, ma è andata avanti nonostante fosse in concorrenza con la realizzazione della metropolitana di superficie, che doveva spostare su ferrovia il grande traffico della statale 18, e nonostante il suo piano d’impresa fosse stato bocciato dalla Commissione Nazionale che valutava i progetti locali in favore di quello della metropolitana.

E, soprattutto, perché nemmeno il più folle degli imprenditori privati avrebbe piazzato un aeroporto in quella zona, al massimo si sarebbe limitato a realizzare un eliporto per gli ospiti vip degli alberghi della zona. I costi di costruzione (cofinanziati con cospicui fondi europei), quelli di gestione, quelli legati al rischio di esondazione (una piccola piena del fiume Lao distrusse il terrapieno e bloccò i cantieri durante i lavori) sono inarrivabili per i futuri guadagni dello scalo, nemmeno nella più rosea delle previsioni”.
 
Inoltre, bisogna ricordare che il progetto ha incassato il parere favorevole per i beni Ambientali, in barba al vincolo esecutivo della Sopraintendenza per i beni Archeologici di Reggio Calabria, trasmesso al Comune di Scalea, che tutela come area protetta proprio lo scoglio di Torre Talao.
 
In conclusione, si aggiunge che, l’Amministrazione che oggi si pone come obiettivo la valorizzazione del nostro monumento simbolo, è la stessa che, qualche tempo fa, aveva autorizzato, proprio in cima alla Torre, la costruzione di un’antenna per la ricezione telefonica.
 
Insomma, se il progetto sarà portato a compimento, non solo non si riuscirebbe ad aumentare le presenze turistiche nella nostra cittadina, ma si farebbe sicuramente scappar via anche quei pochi ancora interessati a visitare il nostro patrimonio storico e culturale.
 
Il dibattito in sala è stato animato da alcune autorità locali, oltre che dagli interventi di chi ha contribuito alla realizzazione del libro e di chi da sempre lotta contro la costruzione dell’opera. E’ stata senza dubbio un’ottima occasione per instaurare un dialogo, (anche se qualcuno, in rappresentanza dell’Amministrazione, pur essendo del mestiere, l’ha scambiato per un processo) poiché di questi progetti si discute davvero poco con la gente.

Il libro servirà, di sicuro, a far prendere coscienza, che su molte proposte sono stati commessi errori, ma in questo caso la posta in gioco è troppo alta, in ballo c’è il destino del monumento, simbolo del nostro paese e chi ci amministra dovrà rendersi conto, forse grazie ad incontri come questo, che le voci fuori dal coro esistono e meriterebbero ascolto.

Leggi l'articolo completo e i commenti