Sblocca Italia e nuovi inceneritori: team di ricercatori evidenzia criticità ed errori

par Carmelo Catania
lunedì 7 settembre 2015

Un team di esperti e ricercatori, composto da Natale Belosi, Coordinatore Scientifico Ecoistituto di Faenza, Agostino Di Ciaula, Medico, Coordinatore Comitato Scientifico ISDE – Medici per l’Ambiente, Enzo Favoino, Scuola Agraria del Parco di Monza, Coordinatore Scientifico ZWE - Zero Waste Europe, Beniamino Ginatempo, Professore Ordinario di Fisica, Università di Messina, Andrea Masullo, Ingegnere Ambientale, Direttore Scientifico Greenaccord, Piergiorgio Rosso, Ingegnere Esperto Sistemi Industriali e Federico Valerio, Chimico Ambientale, ha predisposto alcune note di valutazione critica dello Schema di Decreto applicativo dell’art.35 del cosiddetto “Sblocca-Italia”, fornendo al contempo evidenze e valutazioni sugli errori fattuali e concettuali dello stesso, a supporto delle campagne per una evoluzione virtuosa dei sistemi di gestione dei rifiuti, secondo le direttrici della strategia Rifiuti Zero e una visione di Economia Circolare.

Per il gruppo di scienziati lo Schema di Decreto applicativo dell'articolo 35 presenta diversi errori, sia concettuali che fattuali.

Innanzitutto il decreto presenta un errore di impostazione concettuale: lo Schema presuppone di volere rispondere alle criticità presenti sul territorio nazionale, onde evitare procedure di infrazione per mancato rispetto delle Direttive. Riferendosi – con ogni evidenza secondo gli esperti – alla Direttiva 99/31 sulle discariche, ed in particolare al mancato rispetto (in alcune parti del territorio nazionale) dell’obbligo di pretrattamento, sancito dall’art. 6, punto a) (“solo il rifiuto trattato viene collocato in discarica”, obbligo poi ripreso dal Dlgs. 36/03 di recepimento della Direttiva). Il problema è che lo Schema di Decreto assume che tale obbligo vada rispettato mediante sistemi di trattamento termico, e che il rifiuto urbano residuo (RUR) debba dunque passare attraverso sistemi di incenerimento (o co-incenerimento): questo non è condivisibile, né corretto, in quanto non c’è nulla che attesti un tale obbligo nelle Direttive UE, ed esistono invece altri sistemi di pretrattamento.

Dal punto di vista tecnico il team di ricercatori evidenzia come nel documento del governo tanti passaggi di calcolo sono “artificiosamente errati”, ed al solo scopo strumentale di massimizzare il calcolo delle necessità di ulteriore incenerimento. Tra le distorsioni di calcolo ed assunti erronei fondamentali gli scienziati sottolineano che:

Ma per il gruppo di esperti il maggiore difetto di analisi dello Schema di Decreto è il non prendere “in minima considerazione” gli scenari incrementali di recupero materia attualmente in discussione a livello UE, nel corso del dibattito sulla “Economia Circolare”; scenari che con ogni probabilità porteranno ad un aumento degli obiettivi di recupero materia (70% rispetto all'attuale 50%, assunto dallo Schema di Decreto). Evidentemente, la cosa non potrà coesistere con una situazione di infrastrutturazione "pesante", come previsto dallo Schema di Decreto, mediante impianti che richiedono alimentazione con flussi di RUR garantiti per 20-30 anni.

Un errore già commesso negli anni novanta dalla Danimarca, per poi rimediare adottando una strategia nazionale di gestione delle risorse che prevede ora una “exit strategy” dall’incenerimento al grido di “ricicliamo di più, inceneriamo di meno”.

 

Foto: Martijn van Exel/Flickr


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