Saviano vuole 4,7 milioni di euro dal Corriere del Mezzogiorno per la polemica su Benedetto Croce

par Emanuele Midolo
giovedì 17 maggio 2012

4 milioni di euro di risarcimento per danni non patrimoniali e 700mila euro per danni patrimoniali, questa la richiesta dei legali di Roberto Saviano a danno del Corriere del Mezzogiorno per aver pubblicato la lettera di Marta Herling, nipote di Benedetto Croce, che accusava Saviano di aver raccontato un aneddoto falso sul filosofo abruzzese. 

16 novembre 2010, ultima puntata di "Vieni via con me". Roberto Saviano racconta, con il tono che gli è proprio, la storia del terremoto del 1883, il terremoto dei ricchi, come venne chiamato allora, perché avvenuto ad Ischia, già allora località di villeggiatura per famiglie benestanti. Ed in particolare la storia del diciassettenne Benedetto Croce, unico superstite della sua famiglia. Saviano riporta una vecchia "storia", secondo la quale Croce si sarebbe salvato perché avrebbe offerto 100mila lire ai suoi soccorritori.

«Nel luglio del 1883 il filosofo Benedetto Croce si trovava in vacanza con la famiglia a Casamicciola, a Ischia. Era un ragazzo di diciassette anni. Era a tavola per la cena con la mamma, la sorella e il padre e si accingeva a prendere posto. A un tratto, come alleggerito, vide suo padre ondeggiare e subito sprofondare sul pavimento, mentre sua sorella schizzava in alto verso il tetto. Terrorizzato, cercò con lo sguardo la madre e la raggiunse sul balcone, da cui insieme precipitarono. Svenne e rimase sepolto fino al collo nelle macerie. Per molte ore il padre gli parlò, prima di spegnersi. Gli disse: "Offri centomila lire a chi ti salva". Benedetto sarà l’unico supersite della sua famiglia massacrata dal terremoto»

L’8 marzo 2011 una lettera della nipote di Benedetto Croce, nonché segretaria generale dell’Istituto italiano per gli studi storici, Marta Herling, viene pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno. La Herling risponde direttamente a Saviano, dopo la pubblicazione del libro tratto dai monologhi di Vieni via con me, smentendo l’aneddoto:

Da dove l’autore di Gomorra ha tratto la ricostruzione di quella tragedia? Dalla sua mente di profeta del passato e del futuro, di scrittore la cui celebrità meritata con la sua opera prima, è stata trascinata dall’onda mediatica e del mercato editoriale, al quale è concesso di non verificare la corrispondenza fra le parole e fatti, o come insegnano gli storici, fra il racconto, la narrazione degli eventi, e le fonti, i documenti che ne sono diretta testimonianza. 

(…) quella cifra inimmaginabile per l’anno 1883, perché non bisogna essere economisti per sapere che il valore della lira a quell’epoca impedisce di supporre una simile offerta dalla mente e soprattutto dalle tasche degli uomini di allora. 

La Herling contesta a Saviano la sua narrazione, che considera una “mistificazione della storia e della memoria”. La polemica tra i due viene poi alimentata (spesso tendenziosamente) da diversi giornali e telegiornali (a partire dal Tg1 dell’inarrivabile Minzolini), tanto che Saviano si vede costretto a rispondere durante il Tg La7 di Mentana il 13 marzo seguente, giudicando la polemica “falsa” e “un po’ in malafede”. Lo scrittore riporta come propria fonte un articolo di Ugo Pirro del 1950, pubblicato sulla rivista Oggi.

“Bastava fare bene il proprio lavoro per capire qual era la fonte, una fonte autorevole (...) Altrimenti dovevo essere querelato”, dice Saviano a Mentana. “Le critiche sono utilissime”. Non così tanto utili, evidentemente, se per il solo fatto di esser stato criticato l’autore di Gomorra sporge una querela che puzza tanto di intimidazione (oltretutto nei confronti di un quotidiano con il quale Saviano ha anche collaborato).

A Mentana, che riporta indirettamente l’opinione di molti (“Attento alla misura, a non sballare), Saviano risponde che lui, personalmente, tenta sempre “di disciplinarsi”, di “cercare di esporsi il meno possibile” perché non esagerare equivale a “fare bene il proprio mestiere”.

La domanda è, una richiesta del genere, fatta ad un giornale che ha semplicemente pubblicato una pacatissima replica, è o non è, qualcosa di “sballato”, di fuori misura? Ai giudici l’ardua sentenza.

Nel frattempo non possiamo che esprimere solidarietà al direttore Demarco, concordando con quanto ha scritto oggi:

Mi limito a condividere ciò che Saviano ha scritto più volte sulla libertà di stampa. In modo particolare le parole da lui usate su Repubblica il 29 agosto 2009, a proposito delle domande a Berlusconi: «Nessun cittadino, sia esso conservatore, liberale, progressista, può considerare ingiuste delle domande. (…) Spero che tutti abbiano il desiderio e la voglia di pretendere che nessuna domanda possa essere inevasa o peggio tacitata con un’azione giudiziaria. È proprio attraverso le domande che si può arrivare a costruire una società in grado di dare risposte». Parole sagge, allora come oggi. Proprio per questo mi colpisce che, mentre si torna in tv a celebrare il valore della parola, la si sospetti, per quanto ci riguarda, di intenti diffamatori.


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