Saviano batte la stupidità e la gente lo premia

par Francesco Raiola
giovedì 26 marzo 2009

“Voglio essere uno scrittore che parla al più alto numero di gente possibile, arrivare al numero più alto di persone e per farlo ho necessità e voglio fare strategia di me e della mia parola, arrivare sulle prime pagine, cercare di essere qui, parlare, difendermi”.
 
“Voglio fare strategia di me e della mia parola” è questa una delle battuta formidabili e fondamentali della difesa di Roberto Saviano, ospite ieri sera a Che tempo che fa.
 
Spogliare i denigratori usando le loro parole, le loro accuse. “Saviano si vuol fare pubblicità” si è spesso sentito, ebbene ora possono anche gridarlo, hanno avuto lo sdoganamento di colui che tanto si battono per denigrare. Saviano, per continuare a fare quello che fa e dire quello che dice, ha bisogno della gente che legge i suoi libri (“quelli che mi danno la possibilità di vivere e di pagare i miei avvocati”) e ha bisogno dell’interesse mediatico ("Io voglio essere un fenomeno mediatico, io voglio che la parola letteraria arrivi sulle prime pagine dei giornal, e parli questa sera in prima seratai"), ha bisogno di stare sulle pagine dei giornali a raccontare, come ha fatto ieri sera, quello che succede.
 
Quante volte ho sentito “Saviano è ossessionato da questa camorra”, ebbene sì, è ossessionato, è sempre lui che lo dice e lo giustifica, anzi non lo giustifica, ma dà come dato di fatto quello di pensare che le proprie parole possano cambiare le cose e lo hanno fatto, nel bene e nel male lo hanno fatto. Lo hanno fatto quando El Pais parla della manifestazione di Libera a Casal di Principe in prima pagina, lo hanno fatto quando all’estero c’è gente che mi chiede della camorra e di Saviano, lo hanno fatto anche quando la gente fa stupide battute o urla contro Saviano, ma lo fa senza parole, lo hanno fatto quando Saviano è in prima serata sulla Rai e parla di camorra per due ore.
 
Il monologo sui giornali della camorra è un must dello scrittore di Gomorra. Chi l’ha visto a teatro, chi lo segue nelle scuole, le ha sicuramente già viste quelle cose, come lui stesso ha detto, ma la tv, diciamocelo, ha un’altra forza e poi è incredibile come quel monologo ti riempia la testa, ti tenga attaccato alla tv e ti faccia capire un po’ qual è il meccanismo dell’informazione, di una parte dell’informazione – perché sono tanti i giornalisti seri che ogni giorno consumano le suole delle scarpe sulle strade della Campania e non solo – dell’informazione che sta dalla parte sbagliata, fatta di titoli ambigui per chi non sa, di messaggi latenti. Quegli stessi giornali e quegli stessi giornalisti che lo accusano di plagio, che usano la non vita di Saviano come avvoltoi per avere anche loro un po’ di luce di riflesso.
 
La diffamazione, quella usata per Don Peppino Diana e che adesso, anzi da un po’, servendosi anche delle pagine di giornali nazionali che fanno titoli pretestuosi e vigliacchi, cerca di colpire anche lui. Per questo va un grazie a Fazio che lo invita in trasmissione, e chissenefrega se un po’ lo si fa anche per gli ascolti. Ben venga!
 
I giornali mainstream, dicevamo, alcuni dei quali ospitano le parole di Saviano, che vanno a giorni alterni, che continuano a volte a vedere il fenomeno camorra come marginale, ma che almeno adesso queste cose cominciano a riprenderle, anche a pagina 26, ma le riprendono.
 
Quello di Saviano è un fiume che alterna accuse ai boss e ai giornali, ai suoi sorrisi, che siede imbarazzato tra due grandi della letteratura mondiale come  Auster e Grossman e che si schermisce quando Suketu Mehta gli fa i complimenti.
 
Ma è solo una parentesi di un discorso più grande, un discorso che si riassume, anche’esso in un’espressione meravigliata: “Come si può invidiare la mia vita?” Come si può invidiare la vita di un ragazzo di 29 anni che vive da tre sotto scorta ovunque vada, ovunque. Meraviglia che continua quando dice che “Si pensa che l’essere minacciato sia una corona data dalla camorra per un merito, ma non è un merito. Non è un merito, cercano di colpire me perchè con altri non riescono”. Chi crede che la vita di Saviano sia una vita fatta di cene, premi, fan è stupido, ma di una stupidità disarmante, che non lascia spazio a giustificazioni: “Io esisto (...), ma esisto ora, cioé adesso che finiamo io vado in una stanza e riesco quando avrò un incontro o un’intervista. Esisto solo quando c’è questo”
 
Non c’è dubbio in quello che scrivo, non c’è dubbio in alcuna delle mie parole a difesa di Saviano, e se rimaniamo allo spettacolo, anche l’auditel mi dà ragione 4.561.000 persone con uno share del 19%, il più alto della serata.
 
Beh e adesso chi glielo dice a tutti quelli che Saviano “non ha ringraziato”?

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