Sarebbe meglio una patrimoniale. Parola di banchiere

par Fabio Della Pergola
martedì 24 dicembre 2013

Pietro Modiano è uno dei (ex) banchieri top in Italia.

Uno con un curriculum di livello davvero alto: oggi è presidente di Nomisma - il centro studi fondato fra gli altri da Romano Prodi - ieri è stato vicinissimo a Profumo in Unicredit e a Passera in Banca Intesa, ed è anche uno che non vive lontano dalla politica. Non fosse altro perché è il marito dell'onorevole Barbara Pollastrini, deputata del PD.

In sintesi è uno che sa di cosa parla ed anche uno che non è, così sembra, attaccato ai valori del “tutto mio” di berlusconiana (ma non solo) memoria.

Ne ho parlato due anni fa quando la crisi mordeva già come una iena affamata e i conti pubblici non accennavano a tornare sotto controllo (Berlusconi era appena stato defenestrato e Mario Monti aveva appena iniziato il suo deludente cammino di controllore “tecnico”); a quei tempi Modiano se ne uscì con una proposta che era nello stesso tempo sensata e democratica, sufficientemente populista (nel senso che andava incontro alla sete di equità del popolo bue) e abbastanza piccante da far intravedere perfino un bagliore di speranza in fondo al tunnel cupo in cui viveva il Paese.

In poche parole parlò di redistribuzione reale dei redditi attraverso una patrimoniale.

Oggi è tornato alla carica, con parole se possibile ancora più chiare. Ce lo racconta il Fatto Quotidiano di lunedì, citando un editoriale della newsletter di dicembre di Nomisma: “Si stima che la ricchezza liquida delle famiglie italiane - al netto di attività reali, titoli di stato e partecipazioni in società di persone - sia pari a circa 2.400 miliardi. Si può, inoltre, stimare che Il 47,5% di questo ammontare, ovvero 1.130 miliardi, sia posseduto dal 10% più ricco delle famiglie italiane (...) Un prelievo una tantum del 10% su questa fascia darebbe luogo a un gettito di entrate per lo stato di 113 miliardi di euro, 7 punti percentuali di PIL, da distribuire a favore delle famiglie più povere e delle imprese”.

Notare che quel 10% più benestante delle famiglie italiane, che possiedono (lecitamente, sia chiaro, sui patrimoni di provenienza illecita non basterebbe scrivere un articolo) quasi la metà della ricchezza complessiva del paese, negli ultimi dieci anni ha visto crescere costantemente, crisi o non crisi, la sua privata ricchezza. Come non si stanca di ripetere Bankitalia nei suoi report regolari come un orologio svizzero.

Tenete conto che l’annosa e scandalosamente vergognosa questione dell’IMU (si paga, non si paga, se ne paga un po’, non si paga nemmeno quel po’) che ha asfaltato gli zibidei degli italiani da almeno un anno a questa parte, rendendo il dibattito politico un’assurda, incredibile e inguardabile farsa cacofonica tra decerebrati, ebbene tutta la questione verteva su un paio - dicasi due - miliardi di euro. Pari allo 0,2 per cento dei redditi italiani di fascia alta. Questione risolvibile in quindici secondi, ad averne la volontà politica.

Roba da non credere. Chissà se la bella Pollastrini si ricorda di ricordare al suo partito che uno come suo marito potrebbe essere parecchio utile per dare a questo paese la speranza - e quindi anche la forza - di rimettersi in piedi senza dover necessariamente aspettare il pungolo di qualche forcone autoritario nelle chiappe.

Toccare le ricchezze di chi si è arricchito mentre il restante 90% si è impoverito e tira la carretta sempre più faticosamente non dovrebbe essere moralmente inaccettabile. Né politicamente controproducente. In fondo il Cavaliere, rappresentante politico di quella fascia di italiani capace di arricchirsi negli anni bui della crisi più lunga e pesante dagli anni ’30, conta sempre meno ed è a un passo dalle patrie galere. Acclarato evasore fiscale di portata massiccia, accusato di induzione alla prostituzione minorile, di compravendita di parlamentari eccetera non dovrebbe (ma con lui è sempre meglio usare il condizionale) avere più a disposizione i grandi spazi politici cui era abituato.

Se poi si sfruttassero anche i ripetuti proclami pauperistici di Papa Bergoglio per cogliere l’occasione - visto che "...circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa..."- di far pagare l’IMU anche alla Chiesa, che deve essere povera come dice il suo rappresentante ufficiale, potremmo cominciare a mettere insieme le risorse per alleviare le sofferenze di molti e nello stesso tempo ridare vita all’economia paludosa in cui tutti stiamo affondando.

Se c'è una speranza di farcela sta qui, dove ci sono i soldi e le ricchezze. Non può stare nelle tasche ormai vuote dove invece si continua a razzolare.

 


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