Sanremo 2010: intime riflessioni di un cittadino televotante

par Mauro Guidi
mercoledì 24 febbraio 2010

La prima osservazione che mi è venuta in mente mi ha portato a considerare la strana associazione di idee (politica –sanremo) che ha partorito la mia mente. Solo la mia mente? Penso di no, perché la prima persona che ho incontrato uscendo di casa, la portinaia, mi ha detto: “Ha visto Pupo? Quello non cresce mai, crede ancora alle novelle con i principi". Ho fatto il resto del cammino per arrivare alla vicina edicola soppesando la profondità politica di quel concetto, ma non ero ancora arrivato alla sua piena comprensione, quando l’edicolante: “Buon giorno, dotto’ ! Ha visto Costanzo come si è incazzato?" Prendo il solito quotidiano e non vi dico quale, attraverso il passaggio pedonale con vari sensi di colpa per appartenere alla categoria (pubblico) di coloro che hanno sciupato l’umore del coniuge di Maria De Filippi, per arrivare al solito bar dove faccio la prima colazione. Giuliano il barista mi strizza l’occhio e dice: “ Dotto’, siamo troppo forti, abbiamo mandato in Eurovisione la prima rivolta di una grande orchestra”.
 
Ho bevuto il caffè bollente, con le lacrime agli occhi pensavo: “Ma gli spartiti accartocciati erano gettati contro chi? Contro il pubblico in sala? Contro i dirigenti Rai? Contro gli spettatori televotanti o contro l’Homunculus Politicus?"
 
Piangevo per le ustioni in bocca o per le mie intime riflessioni? Intanto nella mente continuavano a passare le immagini di Lippi, degli operai di Termini Imerese dell’elettricista più anziano della RAI… e le lacrime continuavano a scendere copiose con singhiozzo finale quando ho rivisto la signora Clerici sbiancare poco prima di leggere il televerdetto finale.
 
Pensando a che? Qualcuno ha visto Vespa in fondo alla sala del teatro Ariston prendere appunti per una nuova rivisitazione della storia italiana “Dai Savoia ai Partigiani". No forse è una somiglianza, non è il noto giornalista di Porta a Porta.
Ma di sicuro in sala c’erano gli on.li Bersani e Scajola, non a tifare il proprio eventuale beniamino canoro, ma per rispondere alle domande di Costanzo sulla situazione occupazionale del mezzogiorno, una sorta di “question-time” sul pentagramma. Insomma diciamoci il vero: 10 milioni di spettatori a serata fanno gola a tutti. A Beghelli, ai mangiatori solidali di Filadelfia, ai ciucciatori di granite sotto il sole, ma anche ai discografici d’assalto, ai politici alla ricerca di nuove platee, a tutti coloro che pensano di risolvere la propria esistenza non nel privato ma nelle ribalte roboanti.
 
Magari i direttori Rai potevano elargire qualche “no” ricordando a tutti che alla fine “sono solo canzonette!”.
 

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