Sangue artificiale e cellule embrionali

par Fabio Della Pergola
sabato 29 ottobre 2011

La notizia è di quelle che suonano prestigiose e nello stesso tempo meravigliose. Meravigliosa per il cumulo di speranze cui si appresta a dare risposta.

Sì, chiunque abbia necessità urgente di sangue non dovrà più aspettare e sperare in un donatore (che, si sa, sono rari per pigrizia e per taccagneria). Oggi il sangue sarà prodotto artificialmente, in dosi industriali, buone per tutti e a costo minimo.

Sangue prodotto in laboratorio grazie alla ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali dalle quali esso deriva. Perché questo tipo di cellule può svilupparsi in tutte le direzioni che il corpo umano richiede e quindi attivare anche la produzione di sangue umano. Il tecnico di laboratorio dà il via e quelle, come tanti operai giapponesi, piccolini e industriosi, si mettono al lavoro e non si fermano più.

O meglio, non si fermerebbero se non ci fossero i soloni della parola divina, quelli a cui Dio stesso ha parlato, suggerendo loro - nelle orecchie e in gran segreto - la Sua volontà precisa e inoppugnabile che consisterebbe nel divieto assoluto di toccare quelle stesse cellule embrionali. E se non ci si lavora non si può produrre quel sangue così utile a salvare tante vite umane.

Perché non si potrebbero toccare le cellule embrionali, secondo loro ?

Una visita sul sito del Vaticano ci permette di mettere a fuoco la problematica:

“Sulla base di una corretta e completa analisi biologica, l’embrione umano vivente è - a partire dalla fusione dei gameti - un soggetto umano con una ben definita identità, il quale incomincia da quel punto il suo proprio coordinato,continuo e graduale sviluppo, tale che in nessuno stadio ulteriore può essere considerato come un semplice accumulo di cellule”

da cui si deduce che “come individuo umano ha diritto alla sua propria vita; e, perciò, ogni intervento che non sia a favore dello stesso embrione, si costituisce come atto lesivo di tale diritto”.

Pertanto:

“L’ablazione della massa cellulare interna (ICM) della blastociste, che lede gravemente e irreparabilmente l’embrione umano, troncandone lo sviluppo, è un atto gravemente immorale e, quindi, gravemente illecito”. 

L’embrione umano - dicono - è vivente ed ha una sua precisa identità, quindi non si può toccare la massa cellulare interna da cui estrarre le cellule staminali embrionali necessarie alla procedure di laboratorio, fra cui la produzione di sangue umano.

Nessun fine, per quanto buono - prosegue la voce vaticana – può “giustificare tale intervento”, perché “un fine buono non rende buona un’azione in se stessa cattiva”.

Nemmeno salvare un numero imprecisato di vite a fronte della “morte” di un conglomerato di cellule che potrebbero (ma non è detto) svilupparsi un domani (più o meno dopo nove mesi) in un essere umano vivente.

Potrebbero, ma non è detto. Siamo cioè di fronte ad una potenzialità di quelle cellule di svilupparsi verso una vita, anche se la Chiesa si ostina a definire “vivente” anche l’embrione.

La differenza fra “potenzialità” che accada un fatto e “realtà”, cioè realizzazione dell’avvenimento di quello stesso fatto, non è cosa trascurabile.

Se io dico che andrò in America esprimo una “potenzialità” che diventerà “realtà” solo al verificarsi di determinate circostanze: devo avere il passaporto e il visto (se me lo danno), comprare il biglietto, salire su un aereo, sperare che l’aereo non cada (da qui si capisce che odio volare), lasciando che scorra il tempo necessario e sperare che atterri proprio in America. Alla fine, se non scivolo sulla scaletta, potrebbe accadere che quella “potenzialità” diventi “realtà”.

Lo stesso avviene per uno spermatozoo umano inserito (complimenti e auguri) in una vagina. Se si verificano una serie di circostanze, uno spermatozoo che si dà da fare e un ovulo accogliente e generoso in primis, un buon impianto nell’utero e non, ad esempio, una gravidanza extrauterina, né un aborto spontaneo; se tutto va bene e scorrono via non meno - non meno - di un sei mesi senza intoppi e se al momento del parto non ci sono problemi allora, ma solo allora, quella “potenzialità” di vita diventerà “realtà” di un nuovo nato. Benvenuto e auguri anche a lui/lei.

Se no, niente. Potenzialità era e potenzialità sfumata è diventata. Volevo andare in America, ma non ci sono arrivato. Poteva nascere un bambino, ma non è nato. Nessuno è morto per il semplice fatto che nessuno era nato. Nessuno è morto, smettetela di parlare delle donne che abortiscono come delle assassine !

Il Vaticano invece rende inesistente questa piccola differenza tra “potenzialità” e “realtà”. Per loro è - cervelloticamente - la stessa cosa.

Quindi, seguitemi nel ragionamento, se io annullo la differenza tra “potenzialità” e “realtà” - come fanno loro - potrei tranquillamente affermare di essere un morto che parla (47 secondo la Smorfia, mi pare) perché a rigor di logica prima o poi morirò e, quindi, potenzialmente sono un morto. E’ indiscutibile.

E se voglio anch’io annullare la differenza tra “potenzialità” e “realtà”, esattamente come fanno loro, ho tutti i diritti di dire che sono un morto che parla (e scrive) così come loro affermano che un ammasso di cellule è un bambino vivo. Se lo dicono loro (e tutti si inginocchiano ossequiosi alla Parola) lo dico anch’io (solo che a me mi prenderebbero per matto).

A me pare che se uno annulla questa benedetta differenza tra “potenzialità” e “realtà” fa un discorso da matto, comunque; che si rivolga alla fase finale del processo biologico o alla parte iniziale. Però loro, in base al loro discorso strampalato, poi agiscono per impedire la ricerca scientifica sulle cellule embrionali e, ad esempio, la produzione di sangue artificiale che salverebbe vite umane reali (per cui - per coerenza - che rinuncino al sangue così prodotto, nel caso ne avessero bisogno).

Io invece, nel frattempo, non farei danni. Mi limiterei a girare con il cappello di Napoleone in testa, insistendo a dire a tutti che sono un morto che cammina, pretendendo di essere creduto.

Soprattutto dall’agente delle tasse che ha appena suonato alla porta, mannaggia.


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