San Raffaele di Milano: la caduta di Don Verzè il manager di Dio

par paolodegregorio
lunedì 18 luglio 2011

UPDATE: "Il vice di Don Verzè all'ospedale San Raffaele di Milano, Mario Cal, si è suicidato". Lo riporta il Corriere.it

Negli ultimi giorni si è assistito alle manovre per salvare il San Raffaele di Milano, che hanno visto l'entrata in campo del Vaticano, àncora di salvezza per l'ospedale privato fondato dal prete cattolico Don Verzè.

Considerato ormai un imprenditore italiano più che un prete, Don Verzè, sospeso dalla curia milanese a divinis nel 1973 pena poi revocata, si è allontanato dalla pratica del sacerdozio per dedicarsi all'imprenditoria.

Lo dimostra questa storia del San Raffaele, ospedale che nasce a Segrate nel 1969, per iniziativa di Don Verzè, capo della associazione “San Raffaele di Monte Tabor”, su un terreno messo a disposizione dal conte Bonsi  e finanziato principalmente dalla famiglia Bassetti, ben presto si trasforma da iniziativa privata di limitate dimensioni, in un ospedale di grosse dimensioni che comincia a succhiare, a vario titolo, soldi pubblici, interloquendo con la politica fino ad ottenere la convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.

La mania di grandezza del fondatore porta questa associazione ad espandersi in molti altri paesi (Brasile, Filippine, India, Algeria, Polonia, Israele, Malta, Cina) ad intraprendere attività commerciali, agricole, alberghiere, fino alla gestione di una società che amministra un jet privato a disposizione dei suoi dirigenti.

Oggi questa attività multinazionale è in fallimento, gravata da 600 milioni di debiti, Don Verzè è stato esautorato senza complimenti dal Vaticano, che con i soldi dello IOR cercherà di non far fallire l’intera baracca, dove ha già inserito i propri uomini nella direzione della fondazione Monte Tabor.

L’esperienza manageriale di chi sosteneva di avere in Dio il solo regista, con l’aiuto della Divina Provvidenza, che forse si è un po' distratta, è miseramente fallita malgrado il fiume di denaro pubblico e privato arrivato nelle casse della associazione.

Sarebbe auspicabile che un ospedale che nasce privato e seleziona il suo personale su basi religiose, resti privato e viva della vendita delle prestazioni al pubblico pagante.

In Italia gran parte dei costi della sanità sono attribuibili alle convenzioni con strutture private che gonfiano le spese e speculano sulla salute della popolazione.

E’ troppo chiedere che questa truffa finisca e le strutture private vivano nel mercato? Senza più convenzioni dove si rubano soldi pubblici.


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