Salvini, Di Maio e la strategia per defilarsi dalle promesse elettorali

par Emilia Urso Anfuso
sabato 26 maggio 2018

 

O Savona, o morte! Lo stanno praticamente urlando Salvini e Di Maio al presidente della repubblica Sergio Mattarella, che dopo aver atteso pazientemente per tre mesi che i due decidessero di che morte dovessero morire gli italiani, inizia a dare segni di insofferenza, non fosse per il fatto che lui è – e resta comunque – il presidente della Repubblica, e non il contenitore e il sottoscrittore di ogni castroneria sciorinata dai politici nostrani.

A pensarci bene, però, questo attaccamento a Savona – che i due dicono di volere assolutamente e senza alcun tipo di ostacolo come Ministro delle Finanze – potrebbe nascondere una strategia bella e buona: quella di defilarsi dall’enorme responsabilità di andare al governo, anche se con un “premier terzo” – Conte - e, cosa ancora più importante, gettare nel cestino della carta straccia l’ormai famoso “contratto di governo”.

Perché dico questo? Non so quanti italiani abbiano letto questo “contratto”. Nella giurisprudenza nazionale, un contratto – per esser valido – deve contenere inderogabilmente alcune cose. Deve, innanzitutto, chiarire in maniera inoppugnabile l'oggetto per cui, tra una o più persone, si decide di aderire a un documento che contiene appunto il motivo per cui viene posto in essere.

Deve contenere, quindi, in maniera assolutamente chiara, ciò che si verrà a ottenere, come lo si otterrà, con quali termini, etc etc…

Nulla di tutto questo, o quasi, è oggetto del contratto di governo, zeppo di condizionali alla “si dovrebbe fare così” e senza il minimo accenno a come si intende realizzare misure di enorme importanza per la vita di decine di milioni di italiani.

A parte questo, resta comunque una questione molto importante e dibattuta: le coperture economiche di portata enorme, necessarie ad attuare le promesse, in una nazione in cui lo sperpero continua ad essere il leitmotiv di un sistema politico che non ne vuol sapere di tagliare spese, e che per continuare a sperperare, è pronta a tagliare finanziamenti nei comparti più importanti per la popolazione, come quello della salute, della scuola e del lavoro.

Non basta: che piaccia o meno a tutti gli italiani, l’Italia – e aggiungo per fortuna – fa parte della Comunità Europea, che non deve esser vista solo come bacchettatrice e impositrice di regole, bensì come garanzia ogni qualvolta il sistema politico nazionale ne fa di cotte e di crude, e allora ecco che la UE arriva a sanzionare o ad avvertire che bisogna rimettere a posto le cose.

Un esempio per tutti, che riporto spesso: in Italia, e in molte regioni – come ad esempio il Lazio – il livello di Arsenico nell’acqua “potabile” è da anni a livelli indecenti. La UE da anni chiede all’Italia di sbrigarsi a fare qualcosa e in risposta riceve richieste di deroghe…

Tornando al tema centrale: troppa rabbia e troppa imposizione, da parte di Salvini e – di rimbalzo – di Di Maio, sulla scelta di Savona da imporre al Presidente Mattarella.

Il fatto che Salvini stia ruggendo che “Se non verrà nominato Savona, allora non se ne farà nulla e ci sfiliamo dal governo del paese” la dice lunga. 

Nessuno, e dico nessuno, può davvero volerci mettere la faccia a ciò che sta per arrivare in Italia, in una situazione che non ha nulla di buono da offrire al futuro degli italiani.

Dalla UE ci chiedono una riforma Fornero bis, non perché sono “cattivi e incompetenti” ma perché la situazione dei nostri enti previdenziali, unita al debito pubblico tra i più alti a livello internazionale, non permette altra scelta.

Così come è del tutto inutile, perché inattuabile, credere davvero che si possano abbassare le tasse – la promessa della flax tax è solo una formula per avvantaggiare chi guadagna di più – o di abbassare l’età pensionabile o, ancora, di concedere il dibattuto reddito di cittadinanza, per cui sono già stati fatti molti passi indietro, dal momento che è già stato confermato proprio da Di Maio, che “prima è necessario riformare i centri per l’impiego” e tra una cosa e l’altra, passerebbero almeno due anni.

Insomma: questa lotta spinta all’eccesso, sull’imposizione di Savona – famoso antieuropeista – alla carica di Ministro delle Finanze, appare essere solo una strategia per defilarsi da promesse elettorali irrealizzabili. Meglio far pensare all’elettorato che se non si è andati al governo è per colpa di Mattarella.

Tanto la gente dimentica in fretta…

Il testo completo del contratto di governo


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