Salone del Libro di Torino: cavalcare l’onda

par SerFiss
mercoledì 8 maggio 2019

L'ossequio del Salone del Libro di Torino alla nuova mentalità votante ed al nuovo governo dimostra, come se ce ne fosse ancora bisogno, quanto sia ritenuto opportuno da molti media salire rapidamente sul carro del vincitore; spiace solo che il direttore Lagioia, visto il protrarsi delle trattative fra la Lega ed i 5stelle nella formazione dell'attuale governo lo scorso anno, non abbia potuto allinearsi alla mentalità vigente già allora. 

Fragilissima la difesa ad oltranza della direzione del Salone con "sino alla condanna non esiste il fascismo". Sulla base di questo ragionamento Giacomo Matteotti cadde dalle scale, bene ha fatto il collegio giudicante ad assolvere tutti gli imputati della strage di Piazza Fontana e condannare i parenti delle vittime e le parti civili al pagamento delle spese processuali, Pinelli voleva solo prendere una boccata d'aria. E nulla contano nelle valutazioni le dichiarazioni del responsabile della casa editrice in questione, che professa il proprio credo ed i suoi punti di riferimento: la libertà di opinione deve essere difesa.
Ma la libertà di opinione non va confusa con la libertà di amplificare quel pensiero, ed infatti l'editore Altaforte continua e continuerà imperterrito a pubblicare i suoi libri. Ma va altresì difesa la libertà di molti librai di non tenere nei loro scaffali quei libri, insieme a quella di chi deciderà di non partecipare e questa controversa edizione del Salone. Quella stessa libertà sarebbe stata concessa a chi, proclamandosi antifascista, avesse preso decisioni diverse da quelle assunte invece di delegare, con una saggezza paragonabile a quella di Ponzio Pilato, ogni responsabilità sul comitato etico interno di controllo.

Dispiace che alla bellissima kermesse torinese mancheranno illustri personaggi e che forse il pubblico (ancora tutto da dimostrare: qualcuno, un anno fa, li ha votati) possa far mancare la sua presenza. Ogni assenza sarà sostituita da nuovi opinionisti vicini al nuovo (o vecchio?) pensiero ed ogni crisi del botteghino potrebbe essere coperta da corposi contributi governativi. Pagati quindi da noi, accidenti.

Gramsci scriveva: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti".

Partigiano, essere di parte, prendere una posizione, senza violare alcuna libertà altrui.
Sono partigiano. Ecco, l'ho detto.


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