Sud Africa, niente visto al Dalai Lama

par Tintero
martedì 24 marzo 2009

Il Governo sudafricano ha negato al Dalai Lama il visto d’ingresso per prendere parte a una conferenza di premi Nobel per la pace che si terrà a Johannesburg il 27 marzo. Su pressioni della Cina ha addirittura deciso di vietare al capo spirituale tibetano l’ingresso in Sud Africa sino al termine dei mondiali di calcio del 2010, manifestazione che aveva dato il pretesto per questo incontro. Non importa se ciò ha scatenato la protesta degli altri premi Nobel per la pace come lo stesso vescovo anglicano Desmond Tutu o l’ultimo presidente bianco del Sud Africa Willem De Klerk.

Non riesco a comprendere a questo punto che valore potrà avere una conferenza contro il razzismo e la xenofobia che parte con queste premesse, né se alla fine si svolgerà regolarmente. Ho vissuto personalmente da spettatore alcuni anni oscuri dell’apartheid e mi riesce difficile accettare una decisione di questa natura da una nazione che per molto tempo è stata regolata da una legislazione medioevale e, per contro, esclusa per decenni dallo sport e dalla cultura del mondo occidentale, esposta al boicottaggio e alle sanzioni economiche seppure, il più delle volte fittizie.


Con le elezioni del 27 aprile 1994
il Sud Africa ha messo la parola fine alla discriminazione razziale con elezioni democratiche con suffragio esteso a tutte le razze. Sono così spariti i cartelli “white only” o gli assurdi “pass book”, una sorta di passaporto interno, che la popolazione di colore doveva sempre avere con sé per potersi legittimamente spostare da una città all’altra o per attraversare zone abitate da bianchi. Ma allora perché una nazione che ha vissuto e superato l’esperienza tragica dell’apartheid nega il visto di ingresso a un uomo di pace, ancorchè leader spirituale di una minoranza oppressa?

Il governo di Pretoria giustifica la decisione affermando che “il mondo guarda al Sudafrica come nazione ospite dei Mondiali, e non vogliamo che altre cose distolgano l’attenzione. La presenza del Dalai Lama avrebbe invece portato altri temi alla ribalta". Motivazione risibile per il mondo intero ma che ha generato l’elogio del ministero degli Esteri cinese e la successiva dichiarazione: ”Sempre più Paesi cominciano finalmente a comprendere che il Dalai Lama usa la religione come pretesto per ottenere l’indipendenza del Tibet. Noi ci opponiamo fermamente a tutte le attività secessioniste del Dalai Lama in qualsiasi veste e sotto qualsiasi nome”. Ed è proprio dal rapporto del Sud Africa con la Repubblica Popolare Cinese e dal pericolo che rappresenta il Dalai Lama per la Cina, che nasce la decisione di vietare la partecipazione alla conferenza di pace al leader spirituale tibetano.

La Cina da qualche tempo sta sostituendosi in Africa ai colonizzatori europei investendo pesantemente e probabilmente coinvolgendo governi compiacenti, cosa non molto difficile da quelle parti. E la Cina risulta anche il principale partner commerciale della Repubblica Sudafricana. A cosa serve organizzare conferenze di pace, appellarsi ai diritti dell’uomo, se tutto ciò diventa vano davanti al rischio di compromissione di rapporti commerciali tra due Stati? Se i mondiali di calcio, rappresentano unione e tolleranza, ma non per il Sud Africa, non sarebbe il caso che i Governi dei Paesi partecipanti ai campionati del 2010 non concedessero il visto alle proprie nazionali ?


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