Roubini ci aveva visto giusto anche stavolta. Che sia ora di cominciare ad ascoltarlo?

par Alessia Berra
sabato 3 settembre 2011

Il Corriere riporta la seguente dichiarazione del famoso economista Nouriel Rubini, soprannominato "Doctor Doom" e "Cassandra" per aver previsto con due anni di anticipo la crisi finanziaria mondiale del 2008: "L’Italia paga sui mercati il deficit di «credibilità politica». Un problema che andrebbe risolto «affidandosi a un governo tecnico di alto profilo».

Per l’economista l’Italia come l’Europa ha bisogno di crescita. «Stringere la cinghia non basta – sostiene - ci vogliono misure per la crescita».

E fin qui, sembra che non dica nulla più di quanto si va dicendo da tempo.

Quello che molti non sanno, o non si ricordano, è che Roubini non ha previsto solo la crisi mondiale, ma nel 2006 ha pubblicato un articolo, ripreso all'epoca dal quotidiano "La Voce", dove prevedeva le tensioni interne all'Unione Europea, in gran parte causate dai cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna), che stanno in effetti scuotendo il nostro continente in questo momento.

Anche allora nessuno si è degnato di ascoltarlo.

Ne riporto un estratto e rimando alla lettura completa dell'articolo. Era il 2006, 5 anni fa...

"Sono stato fin dall’inizio un forte sostenitore dell’Unione monetaria europea. A preoccuparmi è però il fatto che sebbene sia riuscita a innescare un processo di convergenza per alcune variabili nominali (inflazione, tassi di interesse e così via), l’Unione monetaria si associa ora a un processo di crescente divergenza nelle performance economiche, in particolare per quello che riguarda i tassi di crescita. La diversità di risultati economici è un problema serio per alcuni paesi membri (Italia, Portogallo, Grecia) e potrebbe portare a un collasso della stessa Unione monetaria. Non sono un fautore di tale eventualità, ma senza appropriate politiche macroeconomiche e riforme strutturali, il rischio a medio termine di un crollo dell’Unione monetaria è serio" (...)

Esistono seri divari di crescita all’interno dell’area euro. E la diversità nei risultati economici porta a gravi tensioni nella politica fiscale e monetaria. Rallentamento della crescita e difficoltà ad attuare aggiustamenti nelle politiche di bilancio in periodi di crescita mediocre, comportano l’emergere in alcuni paesi di deficit di bilancio. (...)

La mancanza di serie riforme fa crescere il rischio che l’Italia possa finire come l’Argentina. Non è inevitabile, ma se l’Italia non intraprende le riforme necessarie, non si può escludere una sua uscita dall’Unione monetaria nei prossimi cinque anni.

Come l’Argentina, l’Italia affronta infatti una crescente perdita di competitività dovuta a una moneta sopravvalutata, con rischio di caduta delle esportazioni e crescita del deficit di parte corrente. Il rallentamento della crescita peggiorerà deficit e debito pubblico e lo renderà potenzialmente insostenibile nel tempo (...)

In conclusione, l’Unione monetaria può funzionare, e ha funzionato, per i paesi della zona euro che hanno intrapreso la strada delle riforme. Ma se l’Italia e altri paesi europei non cambiano le loro politiche per perseguire serie riforme economiche che garantiscano loro una rinnovata competitività e crescita, saranno alla fine costretti a uscire dall’Unione monetaria. Sarebbe un disastro, ma è un disastro inevitabile se le politiche non cambiano. Personalmente, sono pessimista sul fatto che tali cambiamenti possano esserci, considerati i politici e le politiche finora adottate in paesi come l’Italia.


Leggi l'articolo completo e i commenti