Rossella Urru è libera. Una buona notizia e qualche necessaria segnalazione
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giovedì 19 luglio 2012
Rossella Urru è libera e sta bene. Sono stati rilasciati i due spagnoli rapiti con lei nove mesi fa; tutti e tre si trovano nelle mani di mediatori. Nessun riscatto pagato, afferma la Farnesina con la più classica delle frasi di circostanza, poco dopo smentita dagli stessi sequestratori. Da Timbuctù, dove è stata consegnata nelle mani dei mediatori, è stata trasferita nel Burkina Faso insieme ai due colleghi spagnoli, Ainhoa Fernández del Rincón ed Enric Gonyalons. Poi, sarà diretta in Italia, dove il suo paese Samugheo (Oristano) si prepara a riabbracciarla.
«Considerateli liberi perché le nostre condizioni sono state rispettate», aveva anticipato Mohammed Ould Hicham, esponente del Movimento per l'unità e la jihad in Africa occidentale (Mujao), lo stesso che ha effettuato il sequestro. Le condizioni per il rilascio - ha spiegato - erano la liberazione di tre prigionieri islamisti, «detenuti da un paese islamico» e il pagamento di un riscatto. La svolta, secondo l'agenzia mauritana Ani, sarebbe stata il rilascio di Mamne Ould Oufkir, arrestato lo scorso 4 dicembre in Mauritania perché sospettato di essere coinvolto nel sequestro dei tre. Il suo nome figurava nella lista dei detenuti salafiti da liberare in cambio della cooperante italiana, avanzata dal Mujao.
Quanto sta accadendo dà la netta impressione che, nell'alleanza islamica del nord del Mali, i gruppi che ne fanno parte abbiano ormai compiti ben precisi: Aqmi incarna l'ala militare; Ansar Dine impone la sharia nelle regioni 'liberate'; il Mujao gestisce i sequestri. E lo fa anche bene, perché limita al massimo i comunicati, centellina le notizie (come ha fatto nel caso di Rossella Urru) e usa alcuni media «non ostili» quando c'è da fare pressione, magari facendo filtrare informazioni errate, come quella della liberazione degli ostaggi, con il solo scopo di fare montare la tensione nei Paesi d'origine dei rapiti. Con senno di poi si può dire che la notizia del rilascio di ieri l'altro di tre diplomatici algerini, sui sette rapiti in aprile a Gao, sempre dal Mujao, poteva forse fare intuire una svolta positiva nel sequestro di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli. Ma, davanti alle contorte logiche dei gruppi jihadisti, niente si deve mai dare per scontato o possibile.
Riscatto sui dieci milioni a ostaggio (dunque una trentina totali), a quanto pare pagati attraverso la decisiva intercessione di un emiro locale. A dare il via alle trattative è il presidente del Burkina Faso, Blaise Campaoré, tramite i suoi emissari ma il “dialogo” dura mesi e soltanto domenica scorsa, con l’invio di un riscatto dall’Europa succede qualcosa. I soldi, una presunta cifra di dieci milioni a ostaggio, arrivano in Burkina Faso e finiscono a Gao, nelle mani di una figura fondamentale: l’emiro Abdul Hakim. Poi entra in gioco il mediatore (di cui si mantiene l’anonimato) e si può iniziare a parlare di liberazione ma la cellula islamica vuole di più: sette detenuti nei Paesi del Sahel devono essere rilasciati. Sappiamo di un rilascio, confermato da un ufficiale italiano ma non del numero.
Una volta ricevuti i soldi si procede con il rilascio dei tre prigioneri che vengono portati a Gao. I tre possono lasciare la città con l’automobile messa a disposizione dall’emiro Abdul Hakim: si parte ma una tempesta di sabbia blocca il viaggio. Poco dopo Rossella sarà libera e risulta essere in buone condizioni, mentre la situazione degli spagnoli appare un poco più preoccupante. Secondo Globalist: "un team dei servizi segreti di Madrid (a cui si era unito inizialmente uno 007 italiano, poi raggiunto da altri due colleghi) si era incontrato in Burkina Faso con un emissario dei sequestratori che ha ricevuto mandato di chiudere la partita. E la nota positiva è che il "gancio" tra le due parti è stato un cittadino del centro-africa esperto di sequestri il cui intervento è stato decisivo per arrivare alla liberazione di Sandra Mariani".
Ma allora qual è stato il ruolo della Farnesina nella liberazione? Se lo domanda Il Foglio: "[...] la Farnesina non ha avuto un ruolo di peso ed è anzi apparsa in ritardo – all’oscuro? – al momento della liberazione di Rossella Urru. [...] Il governo di Madrid si sarebbe fatto trovare più pronto alla conclusione del negoziato, arrivato ieri mattina con la liberazione da un carcere della Mauritania di Ould Faqir, uno dei sequestratori. Nel pomeriggio un aereo militare spagnolo partiva per riportare i due in patria".
Le fonti insistono sul ruolo giocato dal Burkina Faso, che ha preso ormai il controllo delle mediazioni con Ansar Eddin, il movimento estremista che occupa con la forza il nord del Mali. Si sa che il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, è coinvolto nella mediazione che riguarda l’espansione militare di Ansar Eddin, considerata così pericolosa che il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, venerdì scorso ha annunciato un imminente “intervento armato”. C’è stata mediazione anche sui sequestrati, che non erano nelle mani di Ansar Eddine ma di un gruppo minore di scissionisti di al Qaida che si è dato il nome di Movimento per l’unità e il jihad nell’Africa occidentale (Mujao). Prima dei tre cooperanti europei, Ansar Eddin era già riuscito a ottenere la liberazione di tre diplomatici algerini rapiti anche loro dal Mujao. E’ chiaro che ora il gruppo si sta accreditando come forza regionale con cui trattare. Nella mediazione Urru erano coinvolti il Burkina Faso, la Mauritania – che ha liberato il prigioniero decisivo – i servizi algerini e francesi (questi “per conoscenza”) e quelli spagnoli. Il ministero degli Esteri italiano non faceva parte di questa catena.
Infine, Mario Monti ha definito la liberazione di Rossella una "vittoria contro il terrorismo". Parole a sproposito. Un conto è la gioia per la liberazione di una nostra cittadina, altra è la lotta al terrorismo. Come si può dire che questa sia anche una vittoria contro il terrorismo internazionale? Anche se le autorità italiane, infatti, non possono confermare di aver pagato un riscatto al gruppo islamista che aveva rapito la Urru e dopo aver fornito garanzie per la scarcerazione di Ould Faqir, uno degli uomini implicati nel sequestro della cooperante lo scorso anno, ci si domanda come si possa davvero parlare di lotta al terrorismo. Che nella regione del Sahel è più forte che mai.