Roma non è in vendita. Riprendiamoci la città

par Zag(c)
martedì 15 gennaio 2013

Si è tenuta due giorni fa un'assemblea in preparazione della manifestazione del 19 gennaio: Roma non è in vendita. Il sindaco Alemanno, prima di andarsene vuole inferire un altro colpo mortale alla città e dare il suo tributo ai palazzinari romani e non.

Aumento significativo delle cubature già previste dal piano regolatore di Veltroni. Compensazioni, varianti, deroghe, cambi di destinazione d’uso, modificheranno sensibilmente il paesaggio e il territorio capitolino, la sua mobilità, la qualità della vita, la vita sociale dei cittadini In alcuni casi la cementificazione prevista è da considerarsi irreversibile nell’impermeabilizzazione dei suoli.

Cosi viene commentato e spiegato dal comitato organizzatore il nuovo piano regolatore di Alemanno. Roma non ha bisogno di nuovo cemento residenziale, di nuovi centri commerciali. Se emergenza abitativa c'è, questa è emergenza per la residenza dei giovani precari e non, per gli studenti universitari fuori sede, di spazi e di edifici abbandonati e pronti per la speculazione e destinati ad abitazione popolare e a luoghi di aggregazione, a centri di cultura socializzata e partcipata.



Riprendiamoci la città, gli spazi di cultura, di aggregazione sociale, la Sanità (erano presenti anche gli operatori sanitari del CTO della Garbatella). L'assemblea ha anche sottolineato non solo l'importanza della manifestazione del 19, ma ha anche posto in essere l'esigenza di andare oltre la giornata della manifestazione, di non fermarsi solo alla manifestazione, pur importante, ma di continuare a essere sul terreno di scontro per riprendersi la città a partire appunto dagli spazi lasciati abbandonati e di cui la sete di profitto vuole appropriarsi.

Il Teatro Valle, il cinema Palazzo, il cinema America sono solo esempi di riappropriazione di spazi destinati alla cementificazione e destinati dagli occupanti a farli rivivere come spazi di cultura sociale. Non basta la politica del palazzo, non bastano i politici, non bastano (anche se importanti) i momenti del manifestare, occorre praticare anche la diversa visione della città e - appunto - riappropriarsi della vita socializzata.

Lo slogan, quindi (e proprio per questo è lo slogan che unisce la lotta degli studenti, dei senza casa, dei precari dell'abitazione e non, degli operatori culturali): oltre la manifestazione del 19! Riprendiamoci la città.


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