Roma. Privatizzazione del trasporto pubblico nel caos del toto-nomine

par Federico Pignalberi
giovedì 13 gennaio 2011

Lâamministrazione Alemanno vuole privatizzare la municipalizzata del trasporto pubblico lasciando al Comune il costo degli autobus. E i tre candidati allâassessorato alla Mobilità del nuovo rimpasto di trasporti capiscono poco o nulla.

Tra i tre possibili nomi che dovrebbero sostituire l’ex assessore alla mobilità del comune di Roma, Sergio Marchi, travolto dallo scandalo di parentopoli, nel toto-giunta del rimpasto Alemanno non c’è n’è nemmeno uno che s’intenda di trasporti con comprovata competenza. Il più preparato dei tre, almeno perché è già presidente della commissione comunale Mobilità, è Antonello Aurigemma, tenace sostenitore dell’idea di Alemanno di tassare i cortei nella capitale e famoso per avere chiesto alla Polizia municipale «di permettere ai bus (privati, ndr) di fermarsi davanti ad alberghi, ristoranti, uffici, scuole o strutture ricettive per il tempo strettamente necessario alla salita e discesa dei passeggeri», nonostante sia vietato e il consiglio Comunale abbia inasprito le sanzioni amministrative per chi infrange questi divieti, attirandosi la reazione dell’opposizione che lo ha accusato di «consegnare la città ai pullman turistici». Aurigemma è anche coinvolto nell’indagine della procura di Firenze sul “sistema gelatinoso” della Protezione Civile negli appalti per i Mondiali di nuoto del 2009. Secondo i magistrati Aurigemma «ha potuto godere dell’effettuazione di lavori edili gratis presso un immobile nella sua disponibilità per avere prestato una particolare attenzione in un’attività amministrativa a beneficio del Centro Salaria Sport Village» di Diego Anemone. Lui nega tutto, ma già prima che il caso Anemone emergesse sui giornali sosteneva pubblicamente che l’allargamento del Salaria sarebbe stato «un fiore all’occhiello per il nostro territorio». Poi, il 25 maggio 2009, la magistratura romana pose lo Sport Village sotto sequestro per la violazione dei vincoli paesaggistici e ambientali, e Aurigemma parlò al telefono con Anemone lamentando che non fosse stato possibile intervenire in Comune per condonare le irregolarità. Forse è per questo che Aurigemma, stando alle ultime indiscrezioni, sembra avere acquisito i crediti, più che per la delega alla Mobilità, per diventare di diritto assessore all’Ambiente.



Gli altri due candidati alla Mobilità sono Vincenzo Saraceni, già presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, in passato assessore alla Sanità e poi all’Ambiente della regione Lazio e oggi consigliere regionale, e la deputata Beatrice Lorenzin, storica ma giovane militante di Forza Italia con anni di gavetta politica alle spalle, che in parlamento si è occupata per lo più di editoria, sicurezza e welfare.

Eppure la poltrona di assessore alla Mobilità è una delle più delicate del nuovo rimpasto. Non solo perché chi verrà nominato dovrà far dimenticare lo scandalo delle 854 assunzioni facili a chiamata diretta e delle raccomandazioni nella società del trasporto pubblico locale, ma anche perché dovrà assistere alla sua privatizzazione. Stando al piano industriale dell’Atac che sta elaborando l’amministratore delegato Maurizio Basile e che verrà presentato il 31 gennaio, una privatizzazione in stile Alitalia, con una Bad Company che rimarrà in mano al Comune e una parte sana che verrà privatizzata, nonostante, come sanno bene tutti i romani, che più di un terzo del debito pubblico della capitale sia frutto dei mutui contratti dal Comune per coprire il disavanzo del trasporto pubblico negli anni ottanta e novanta. 

In breve, l’Atac trasferirà al Comune la proprietà dei mezzi. Così, insieme agli autobus, i cittadini romani dovranno farsi carico dei loro ammortamenti, uno dei principali capitoli di spesa nel bilancio della municipalizzata, che andranno ad aggravare la situazione disastrosa dei conti pubblici di Roma. Poi, entro il 31 dicembre, il Comune dovrà cedere a privati il 40 per cento delle sue quote dell’Atac ormai liberata da questo fardello. Rinnovando la tradizione tutta italiana del debito pubblico e del profitto privato.


Leggi l'articolo completo e i commenti