Rogo all’Umbria Olii: per la difesa la colpa è dell’unico operaio sopravvissuto

par Paolo Borrello
giovedì 20 ottobre 2011

La difesa dell’imputato, cioè l’imprenditore Giorgio Del Papa, per il rogo avvenuto alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno, in Umbria, che causò la morte di 4 lavoratori il 25 novembre del 2006, continua ad accusare il gruista, l’unico sopravvissuto alla tragedia. Ricordo che l’imprenditore, in passato, tentò anche di chiedere un risarcimento dei danni provocati dal rogo alle famiglie degli operai morti. E l’avvocato Giuseppe La Spina ha sostenuto la sua tesi difensiva non solo nella fase finale del processo, che si sta concludendo in questi giorni a Spoleto, ma ha anche scritto e pubblicato un libro dal titolo emblematico “Non ho colpa”.

Questo libro ha suscitato le più che giustificate critiche del segretario regionale della Cgil Mario Bravi: “Per l’ennesima volta restiamo sbalorditi dal comportamento che l’imputato Giorgio Del Papa e il suo avvocato Giuseppe La Spina tengono anche nelle ultime e decisive fasi del processo che vede l’imprenditore spoletino unico imputato di un gravissimo reato, l’omicidio colposo dei 4 lavoratori della ditta Manili il 25 novembre 2006 presso la Umbria Olii di Campello sul Clitunno”. Per Bravi inoltre “ognuno è libero di scrivere e diffondere libri, ma troviamo vergognoso che proprio a ridosso della sentenza di primo grado l’avvocato dell’imputato faccia uscire un suo scritto in cui si tenta ancora una volta di far cadere su Klaudio Demiri, il giovane operaio testimone della morte dei suoi compagni di lavoro, le gravissime responsabilità che il tribunale sarà chiamato a breve ad accertare. E per le quali, ricordiamolo, solo Giorgio Del Papa è sotto processo”.

“Nutriamo piena fiducia nella giustizia – ha aggiunto Bravi – e siamo certi che alla fine tutte le responsabilità per la morte di Maurizio Manili, Giuseppe Coletti, Tullio Mottini, e Vladimir Todhe saranno accertate e che i colpevoli pagheranno il loro tributo alla società. Intanto – ha concluso – da parte nostra continueremo ad essere presenti, anche in aula, per far sentire tutta la nostra vicinanza e il nostro sostegno ai familiari delle vittime e al lavoratore sopravvissuto Klaudio Demiri”.

E la fiducia nella giustizia di Bravi sembra, almeno fino ad ora, ben riposta. Infatti il procuratore capo Gianfranco Riggio ha chiesto dodici anni di reclusione per Giorgio Del Papa. L’accusa è omicidio colposo plurimo aggravato. Nella sua requisitoria il pubblico ministero Federica Albano, che ha ricostruito i fatti, è tornata a smontare la ricostruzione dei periti della difesa. “La tesi – ha affermato l’Albano – non ha nessuna credibilità è frutto di pura fantasia e ci sono le immagini delle telecamere interne a dimostrarlo”. Sostanzialmente i legali dell’imputato sostengono che a causare il rogo del 25 novembre 2006 sia stata una manovra impropria eseguita dal gruista, unico sopravvissuto alla tragedia. Secondo la difesa la gru avrebbe agganciato per errore il serbatoio 95 e lo avrebbe inclinato da un lato, spostandolo orizzontalmente, causandone l’esplosione. Per il pubblico ministero, invece, è insostenibile che la gru avrebbe potuto spostare il serbatoio. Il mezzo infatti, ha argomentato l’Albano, non può tecnicamente compiere manovre laterali e per di più il peso del serbatoio sarebbe di gran lunga superiore al carico massimo sopportato dalla gru. Per cui, è la conclusione del magistrato, se il mezzo avesse eseguito la manovra in questione si sarebbe ribaltato. E’ infine opportuno ricordare che anche un altro libro è stato scritto sulla vicenda, dal giornalista Fabrizio Ricci, “Se la colpa è di chi muore”, i cui contenuti contrastano, per fortuna, con le tesi della difesa.



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