Risultati elettorali del M5S: un’occasione per puntualizzare strategia e aspetto organizzativo

par Camillo Pignata
giovedì 29 maggio 2014

La sconfitta elettorale del MOV5S c'è stata, ma non serve a niente piangersi addosso e creare attriti e divisioni. Serve invece essere uniti e costruire le basi per un rilancio del movimento. E per questo non occorre ripartire da capo, ma perfezionare ciò che è stato fatto, che è tanto. E quel tanto non può essere buttato al vento per la perdita di alcuni punti percentuale di voti. Certo è necessaria un'autocritica, ma nessuna autocritica è seria, se non è accompagnata dalla consapevolezza delle cose buone che sono state fatte, dei risultati fondamentali per la democrazia raggiunti con l’impegno assiduo e costante, dei parlamentari del movimento.

L’accusa piu frequente al MOV5S è quella di aver fatto solo protesta e non proposte. Niente di più falso. Quello che è mancato è stata una buona comunicazione dell'attività propositiva del movimento. Si è privilegiato l'aspetto della comunicazione della protesta e trascurato quello che il movimento ha fatto, direttamente e indirettamente i condizionamenti politici che ha prodotto, così da indurre gli altri partiti a fare cose che non si sarebbero mai sognato di fare, come ad esempio l’assenso del PD alla carcerazione di Genovesi.

E tra i risultati di cui può fregiarsi il movimento è il ritorno in Parlamento dell'opposizione, dopo vent'anni di inciuci. Nel dibattito politico televisivo, i parlamentari del MOV5S hanno imposto l'analisi e il commento delle leggi i loro contenuti e reintrodotto il rigore morale e la trasparenza dell’attività politica. Hanno fatto battaglie importanti per la riduzione del finanziamento pubblico dei partiti.

Riconoscere la sconfitta, dice Pizzarotti (certo una sconfitta) ma rispetto alle aspettative erroneamente create e non per il risultato in sé. Cinque milioni ottocentomila voti, diciassette eletti al primo tentativo in Europa non sono cosa da poco. Il 21% per un partito nuovo è indice di consolidamento della base elettorale.

Certo il linguaggio provocatorio è stato un errore, perche è stato usato a sproposito, al di fuori di una situazione e di un caso concreto che lo giustificasse. E se l’obiettivo era far voti, era un obiettivo sbagliato, perché il movimento non è un fabbrica di consensi ma uno strumento di sensibilizzazione politica e di coscienza critica. E questa funzione del movimento è stata trascurata quando ci si è abbandonati alla lotta tra spots elettorali e non si è parlato di Europa, della natura e della funzione della BCE, del trattato di Lisbona e dell'impegno dell'Europa per la piena occupazione del ruolo dell'Europa in politica estera e quindi per l’Ucraina.

All'offerta di Renzi per un dialogo sulle riforme si è risposto con un "no" secco, senza specificare le ragioni del rigetto del dialogo e le condizioni per avviare un colloquio, a partire dalla sua trasparenza.e dalla sede del confronto .

Pacta sunt sevanda” è un principio democratico, ma sono principi anche questi: non si possono avere espulsioni senza una regola scritta; la responabilita è personale e non colettiva; la regola non può essere retroattiva; vi sono diversi gradi di violazione e diversi gradi di responsabilità.

E quando si parla di centralismo democratico e vincolo di mandato non si può trascurare il fatto che la realtà subisce mutazioni continue e di fronte a queste, non si può rimanere fermi. Per questo chi non rispetta il programma che non aderisce alla situazione reale deve avere la possibilità di chiedere al popolo il rinnovo della fiducia e la modifica del programma. L’espulsione diventa inevitabile in caso di risposta negativa del popolo.

L'unità del movimento è un bene prezioso che si conquista uscendo da talune ambiguità che hanno contrassegnato la linea politica del movimento. Ambigua è la tesi per cui destra e sinistra non hanno differenze. Una tesi che produce voti ma rischia di inficiare l'identità del movimento. Se è vero che è in atto un processo di omogeneizzazione tra parti politiche, la cui espressione più attuale sono le larghe intese, è anche vero che l’omogeneizzazione ha un’impronta liberista. E se l’omogeneizzazione vive e prospera a livello di casta e classe dirigente, le differenze, le diversità, le contrapposizioni rivivono a livello di condizioni, di trattamenti salariali, di processi analitici e di valutazioni. E se i fatti politici di questi ultimi anni, hanno visto accomunati destra e sinistra nella medesima azione di rapina della collettività e di illegalità, ciò non significa che destra e sinistra sono la stessa cosa. Un'azione illegale accomuna nel giudizio etico destra e sinistra, e non su quello politico. Sul piano politico l’illegalità è un abuso che opera in un rapporto tra due parti, il favorito e il danneggiatro. Per la sinistra, l'illegalità danneggia tutti i cittadini, è un abuso che privilegia uno a danno di tutti.

E ancora ambigue sono certe posizioni che non chiariscono se il movimento è per uscire dall'Europa o per cambiarla. Un'ambiguità che s'infittisce con il dialogo con Farage, che notoriamente propende per l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa. E tutto ciò è stato fatto da Grillo, in assenza di una previa consultazione con il movimento e con i parlamentari, il che dovrebbe interrogare il MOV5S sul ruolo del comico genovese: garante e quindi uomo che controlla il rispetto delle regole o uomo che stabilisce ed esegue la linea politica del movimento con licenza di derogare a quelle stesse regole?

 

Foto: Wikipedia


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