Risposta a Laura Denu. "La famiglia di Manuela comprende il mio messaggio, è questo quello che conta"

par Roberto Ettorre
lunedì 5 dicembre 2011

Rispondo all'articolo di Laura Denu.

Cara Laura Denu,

tenterò di risponderti punto per punto alle tue osservazioni, che apprezzo ma non condivido. Sorvolerò sulle svariate offese, dato che conoscevi Manuela e immagino che tu possa sentirti (giustamente) estremamente toccata dall'argomento.

Tu scrivi:"Il tuo pezzo inizia: "Manuela era una prostituta"! Già in queste quattro parole ci infili lo stigma e contamini la dignità di Manuela, attirando l'attenzione su cosa facesse per sopravvivere e non su chi fosse. Eccita chi legge lo sappiamo!". Per quanto mi riguarda il fatto stesso che io lo sottolinei vuol dire che non lo dia per scontato, in qualsiasi caso non trovo la prostituzione una cosa poco dignitosa credo che invece debba essere regolamentata e legalizzata, non vedo quale differenza ci sia tra un muratore che vende le sue braccia e un uomo o una donna che vendono il loro corpo in altro modo.

Tu scrivi:"Manuela era una persona, (per te era "gente") come scrivi nell'articolo. Invece di una donna (transessuale), riconosciuta tale da due sentenze civili del tribunale dell'Aquila. Quindi dallo Stato italiano. Manuela era fuggita dall'Aquila, dopo anni di lotte, per la negata possibilità di accesso al lavoro, intendo un lavoro dignitoso - anche la prostituzione lo è se libera e consapevole - e questo in mancanza di una rete di sostegno sia familiare sia delle istituzioni. "

Ho scritto Trans solo in quanto l'articolo, essendo estremamente provocatorio, necessitava di un termine forte. Per quanto mi riguarda se un uomo diventa donna, io la chiamo donna, a prescindere che ci sia o meno scritto sulla sua carta d'identità. Il termine gente per quanto mi riguarda non è un peggiorativo, in qualsiasi caso mi segnali questo ma ti scordi quando parlo di "umanità bistrattata". Per quanto riguarda il termine soggetti non so a cosa ti riferisci, ma io quando parlo di un soggetto ne parlo perché voglio distinguerlo da un oggetto in quanto pensa, agisce e sente.

Tu scrivi: " Cambiare registro" è un intercalare che sento spesso nei bar dello sport, che sta ad indicare, in questo contesto, la convinzione di una certa sottocultura e disinformazione, che transessuali si possa essere o non essere a proprio piacimento, semmai anche con la speranza di una guarigione miracolosa!"

Questa considerazione non ha né capo né coda e non comprendo da dove tu l'abbia tirata fuori. Nell'articolo io affermo: "Colpa di una società, pronta sempre ad emarginare e a spingere i soggetti 'diversi' al lato, pronta sempre ad accantonarli da una parte, aspettando invano che cambino registro per adeguarsi a quella che i più considerano normalità" pertanto critico apertamente l'atteggiamento che tu mi imputi!

Tu scrivi: "Parli della perversione che è solo a portata dei potenti e degli intoccabili"! Quale sarebbe la perversione, andare a trans? O fare ancora accostamenti del genere affinché si ribadisca il fatto che le persone transessuali sono depositarie di corruzione, illegalità, droga, prostituzione e chi più ne ha più ne metta?

Sorvoliamo sulla retorica della società che ci vuole all'angolo, non perché non sia vero. Ma perché sa tanto di vittimismo, compassione e pietà, a cui non siamo affatto abituati e abituate, per fortuna! Qui dimentichi il virgolettato, perversione è tra le virgolette, però hai ragione, avrei dovuto utilizzare un altro termine o perlomeno decontestualizzarlo, in qualsiasi caso la critica che rivolgo è esattamente quella pasoliniana in merito all'anarchia del potere.

Tu scrivi: "Insomma Roberto, l'unica cosa a cui do credito del tuo articolo, è il fatto che a Manuela è stata negata anche una vera inchiesta, oltre tutto il resto. Parli anche di una "cercata normalità"! A quale stato di normalità ti riferisci e chi ti ha detto che le persone transessuali ambiscano a questa normalità come omologazione sociale e culturale. "

Io nell'articolo scrivo: "L'omicida ha sacrificato Manuela nel nome di una "normalità" ricercata, dopo aver forse consumato un rapporto sessuale con lei." Parlo dell'omicida non di lei, la "normalita" (che sottolineo è sempre tra virgolette) è ricercata dall'assassino che probabilmente non tollerava il fatto di aver infranto qualche suo tabù personale e ha trovato la sua vittima sacrificale per pulirsi dai suoi "peccati".

Per quanto riguarda la Caccia all'uomo è tutta lì che stà la provocazione. Mi soffermo sul fatto che esista addirittura una disparità di trattamento nell'indignazione popolare. Come ho scritto nell'articolo però:

"I giornali sono adusi, nel caso degli omicidi più noti, ad utilizzare termini come "mostro", "caccia all'uomo", ecc. In pratica a solleticare gli istinti più bestiali del popolino che, come sappiamo, è sempre pronto a cercare un capro espiatorio per tutto il male di questo mondo".

Insomma il tono dell'articolo era tutto sul filo della provocazione, sembri cadere vittima degli stessi pregiudizi che combatti se ti inalberi così tanto per un articolo palesemente provocatorio.

Probabilmente non conosci la mia storia, non conosci la storia di questa piccola testata e non comprendi. Ma, di fatto, ti arroghi il diritto di giudicare e maltrattare chi ha fatto dei diritti civili e collettivi non solo una battaglia ma una ragione di vita. 

Io ho solo cercato di analizzare i fatti e di proporre una riflessione all'attenzione delle persone che leggono sohanews, non era mia intenzione infagare la memoria di nessuno. Se è emerso altro dal mio articolo me ne scuso. 

In conclusione vorrei riproporti le parole che la famiglia di Manuela mi ha scritto per un mio precedente articolo sulla stessa vicenda:

Noi non abbiamo dimenticato, anzi! Ma c'è anche un'altra Giustizia ed a quella per fortuna nessuno può scappare.

Si vede che la famiglia di Manuela comprende meglio di te il mio messaggio e, per fortuna, è questo quello che conta.


Leggi l'articolo completo e i commenti