Risposta a Beppe Grillo

par Andrea Campilungo
giovedì 18 giugno 2009

Il blog di Beppe Grillo ha posto cinque domande sulla legge Alfano al nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.


Da cittadino mi permetto di tentare di rispondere a queste domande, perché credo che il Presidente della Repubblica abbia già i suoi impegni e soprattutto perché credo che se in democrazia è legittimo porre delle domande, quando queste sono “mal poste” rischiano di diffondere un’immotivata sfiducia nei riguardi delle istituzioni.

 

PRIMA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano che consente l’impunità a Silvio Berlusconi nel processo Mills?


Il Presidente della Repubblica non decide secondo i suoi umori se promulgare o meno una legge. Una legge approvata regolarmente dal parlamento, per quanto sia discutibile nel contenuto, è espressione della sovranità popolare. Il Presidente della Repubblica, che non viene eletto direttamente dai cittadini, non può imporre la sua volontà personale, ancorché giusta e ragionevole, a quella del Parlamento.

Quindi la domanda non può essere “perché ha firmato?”, perché firmare è la regola. Il perché si deve porre solo nel caso in cui il Presidente non firmi.

SECONDA DOMANDA:
Perché non si è auto escluso dal Lodo Alfano dato che non risultano reati a Lei imputati?


Come fa il Presidente della Repubblica ad “autoescludersi” da una legge? La legge la fa il Parlamento e il Presidente della Repubblica non può modificarla, in alcun modo.

Semmai, avrebbe potuto chiedere al Parlamento, in via informale, di escludere il Presidente della Repubblica dal testo della legge. Pertini fece qualcosa di simile per chiedere che la legge che aumentava l’indennità del Capo dello Stato fosse approvata alla fine del suo settennato, in modo da non trarne beneficio.

Ma è una procedura informale, non prevista da nessuna Costituzione o legge, e soprattutto non obbligatoria.

Inoltre, per avere successo questa procedura dovrebbe avere il consenso del Parlamento e credo che questo Parlamento avesse invece interesse a includere anche il Capo dello Stato nella legge, altrimenti sarebbe stato troppo evidente l’intento di proteggerre solo il Presidente del Consiglio …

Infine, il sistema di immunità della legge Alfano è facoltativo e quindi, piuttosto che intervenire sul testo della legge, Napolitano potrebbe semplicemente rifiutare di avvalersene nel caso (improbabile) in cui fosse sottoposto ad un processo penale.

TERZA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano in un solo giorno quando invece poteva rimandarlo alle Camere?


Il Presidente della Repubblica può rinviare una legge al Parlamento se vi rileva dei profili di incostituzionalità. La sua non è l’ultima parola sulla costituzionalità di una legge, che spetta invece alla Corte Costituzionale, ma è soltanto un filtro, che la Costituzione ha voluto per intervenire “a monte”, prima della promulgazione, e spingere il Parlamento ad eliminare dei vizi di incostituzionalità.

Il fatto che si tratti solo di un filtro è talmente vero che il Presidente della Repubblica può rinviare il testo alle Camere solo una volta e in caso di seconda approvazione, fosse anche dello stesso testo palesemente incostituzionale, il Capo dello Stato è obbligato a promulgare.

Come già detto sopra, il Presidente non può rimandare una legge alle Camere a suo piacimento.

QUARTA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano senza consultare la Corte Costituzionale per un parere preventivo?


Tra le attribuzioni della Corte Costituzionale non rientra quella di dare “pareri preventivi”, a nessuno. Quindi la domanda lascia il tempo che trova …

QUINTA DOMANDA:
“Perché ha firmato il Lodo Alfano sapendo che in precedenza era stato bocciato dalla Corte Costituzionale il Lodo Schifani che del Lodo Alfano è una fotocopia?


Il Presidente era al corrente della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge Schifani ed è proprio per questo che ha promulgato la Legge Alfano.

Napolitano, infatti, ha verificato che la legge Alfano correggesse tutti gli appunti che la Corte Costituzionale ha fatto alla legge Schifani e questi correttivi sono stati oggettivamente approntati, anche se in questa sede non possiamo esaminarli per esigenze di sintesi. Quindi non si tratta di una “fotocopia”.

Questo non esclude che la Corte Costituzionale possa comunque dichiarare costituzionalmente illegittima la legge Alfano per altri motivi, ma dà atto del senso delle istituzioni con cui il Presidente della Repubblica si è mosso.

Essendo il suo potere di rifiutare la promulgazione soltanto un filtro per bloccare delle leggi palesemente incostituzionali, è ragionevole e opportuno che il Presidente della Repubblica si sia dato come criterio ciò che la Corte Costituzionale aveva affermato nella sua sentenza sulla legge Schifani.

Napolitano, quindi, ha agito nell’ambito dei suoi poteri e pretendere di più vuol dire non conoscerli o, peggio, fingere comunque di non conoscerli per trascinare il Capo dello Stato nella bagarre politica.


Si può essere d’accordo, e io lo sono, nel considerare la legge Alfano riprovevole. Tuttavia non è opportuno addossarne al Presidente della Repubblica la responsabilità.

Fortunatamente il nostro sistema democratico - costituzionale “tiene” ancora.

La Corte Costituzionale si pronuncerà sulla costituzionalità di questa legge.

Nel caso la legge fosse costituzionale, avrà luogo un referendum abrogativo che permetterà comunque ai cittadini di eliminarla definitivamente.

I rimedi quindi non mancano. Mancano invece i presupposti per certe polemiche sterili e fuorvianti …

 


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