Riforme, quelli che non riescono più a pagare la banca

par Bernardo Aiello
lunedì 3 giugno 2013

A parlare di riforme si corre il rischio di parlare del sesso degli angeli. Sappiamo benissimo di dover fare le riforme, l’U.E. ce lo dice un giorno sì ed un giorno sempre; ma al momento di dire cosa e come si deve riformare, ebbene restiamo bloccati dai mille interessi delle categorie che, dal pessimo funzionamento delle nostre Istituzioni di sfondo, ci traggono di che vivere, e di che vivere bene, da generazioni.

Proviamo oggi a parlare di riforme in memoria di quel signore di Vittoria, in Sicilia, che ha posto fine ai suoi giorni perché la banca gli aveva venduto all’asta la casa per una cifra non molto lontana dai compensi che un noto politico elargiva alle signorine che rallegravano le sue serate ad Arcore. Forse lo dobbiamo a questo signore di Vittoria, di professione muratore, ed alla sua famiglia.

Le Istituzioni di sfondo coinvolte sono:

  1. La Banca d’Italia, che esercita il pubblico controllo sui soggetti che svolgono l’esercizio del credito, attività che costituisce un pubblico servizio;
  2. La magistratura e le procedure di legalità che essa applica, esercitando la sua governace sulla società civile;
  3. L’Istituzione scolastica, ancor oggi di stampo gentiliano, che tutto fa tranne che formare cittadini in grado di partecipare consapevolmente alla società civile ed ai suoi processi.

Il fenomeno in esame consiste nella mancata restituzione agli Istituti di credito di somme ricevute in prestito da parte di soggetti che posseggono beni immobili.

E qui bisogna fare una premessa. Le banche elargiscono crediti solamente a chi ha solide garanzie, usualmente la proprietà di beni immobili; e la prima cosa che fanno i funzionari di banca è chiedere al cliente di sottoscrivere una situazione patrimoniale, riportante i beni posseduti ed una stima del loro valore. Solo con questa premessa la banca eroga i suoi crediti a fronte di interessi ed oneri accessori di vario tipo.

Nell’evenienza che il cliente non restituisca più quanto ricevuto, vengono avviate quelle procedure che, in gergo bancario, sono denominate “di sofferenza”, con ciò indicando non le sofferenze di chi non riesce più a restituire i denari ricevuti in prestito, quanto piuttosto quelle della banca, che vede in serio pericolo il capitale dato in prestito. Innanzitutto si attuano quelle che son dette “cartolarizzazioni”: la banca cede il suo credito a società create ad hoc, che operano solitamente negli stessi uffici della banca e con personale che non si distingue da quello della banca. In pratica si tratta di società che non si distinguono dalla banca stessa.

Perché questo accada ce lo dovrebbe dire la Banca d’Italia, l’Istituzione di sfondo preposta al controllo dell’attività creditizia. Sono tante le domande che il cittadino vorrebbe fare alla Banca d’Italia:

Sull’’ultimo punto dovrebbe anche esprimersi la magistratura. Anche a questa Istituzione di sfondo il cittadino vorrebbe fare tante domande; e senza l’interposizione di quella particolare “zona grigia” che è costituita dagli avvocati. Ad esempio:

L’ultima delle Istituzioni di sfondo interessate è quella scolastica. La domanda è una sola: perché a scuola si studiano tante corbellerie e non si studia cosa può succederti se entri in una banca e chiedi un prestito?

Chissà cosa pensa di tutto ciò e di quel signore di Vittoria, il governo Letta, chiamato a farle, le riforme.


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