Riflessioni sulla Democrazia

par Emilia Urso Anfuso
venerdì 25 febbraio 2011

Se ne parla sempre di Democrazia. Non si fa nulla per viverla, la Democrazia. Una parola abusata. Il cui significato e valore viene sempre più spesso mistifcato, ucciso, deriso. Democratico è un mondo in cui le parole coincidono coi fatti. Democratica è una Nazione in cui i cittadini partecipano attivamente alle sorti del Paese. Democratico è colui che non teme il confronto né il consiglio di chi lo ha chiamato a gestire la Nazione. Ma a conti fatti, tutto ciò rimane – appunto – un concetto astratto. Da sempre, più si sprecano parole su un concetto basilare, più questo concetto viene avvilito e reso astratto.
 
Ed è proprio sulla Democrazia che tante parole si sono profuse e si rincorrono, al fine di sbiadire i contorni di un valore che non può prescindere alcuna civiltà degna di questo nome. Se si interrogano i cittadini di una nazione Democratica come l’Italia, essi avranno difficoltà a spiegare cosa essa sia. Hanno nell’anima e nella mente chiara la parola: più difficile è esprimerne il senso. Vuol dire che si è riusciti ad annullare non tanto una parola quanto una dinamica. Politica, economica e sociale.
 
E’ un danno. Una beffa. Una aberrazione. Qualcosa che incide nel profondo della Vita ognuno di noi, e lascia tracce di cui ci si chiede la provenienza. L’assenza di Democrazia è nella vita di ogni giorno. La si assapora quando la voce del popolo non viene più ascoltata. Quando lo Stato traccia vie impervie per discostarsi ogni giorno di più dal contatto con la Società civile. Eppure, di parola in parola, di evento in evento, abbiamo necessità tutti, di recuperare il fondamento di una nazione in discesa, pena la morte. Sia essa del corpo o dell’anima. L’etimologia della parola deve riportare tutti a molte riflessioni. Dal Greco δá¿μος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere. Essa significa semplicemente: governo del popolo. Ma attenzione: governo sta qui a significare gestione e non potere assoluto così come si vuole a volte contrabbandare il termine.
 
Non esiste potere, in un Paese democratico. Se non quello dell’energia di una Massa compatta e coesa per il bene di ogni singolo. Ecco: questo sta mancando. Fondamentalmente, si strappa a manate, quella coesione che sarebbe fonte di tutto. Sorgente di esistenza equa per ognuno. Ma il dissapore fra realtà e mistificazione è ormai compiuto. Ed ecco che tutti ci ritroviamo vittime di un Sistema che si basa sull’errore. Non avremo possibilità di riemergere, se non abbracceremo tutti insieme una ferrea volontà di recuperare e ripensare la Democrazia. Solo allora potremo segnare nuovamente il passo di una esistenza che si basi sulla dignità umana.
 
Democraticamente e nuovamente uniti, potremo allora avanzare verso un progetto leale che ci veda tutti protagonisti, finalmente. C’è urgenza di nuovo, ripercorrendo le strade del passato. La nostra Storia. Che ognuno deve recuperare e non gettare nel fuoco. Perché solo guardando indietro, sarà possibile ricominciare il cammino verso la consapevolezza che, Democrazia, non è una parola da sbandierare a più riprese quando conviene, quanto un Diritto da arrogarsi nel Dovere di esistere su uno stesso territorio da gestire insieme. “Insieme”: ecco la parola magica. Insieme per un Diritto alla Vita. Insieme per un Diritto/Dovere.
 
Insieme per non gettare nel nulla 150 anni di meriti, pensieri, eventi, progetti e tutto ciò che siamo e siamo stati fin qui. Abbiamo speranze? Sì. Fortemente sì. Se abbracceremo un progetto grande ed innovativo, che di innovativo nella realtà dei fatti ha solo il recupero della vera, reale e non mistificata Democrazia. Da questa base, così semplice eppure complessa è necessario ripartire. Consci che la strada porterà solo verso una meta ambita: l’Esistere. Che oggi manca. Che oggi viene interpretato con altro. Che deve essere riposizionato ai vertici di una lista di priorità non più accantonabili. Democraticamente stavolta, in questo preciso periodo storico nel nostro Paese, si tornerà a vivere, convivere e condividere. Unico modo equo di pensare un Paese. Unico modo degno, di immaginare l’esistenza.

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