Rifiuti in Campania. Un problema atavico

par francesco
martedì 26 ottobre 2010

Un’altra buca da riempire, ecco la soluzione del governo per far fronte all’ultima emergenza rifiuti in Campania. Nel vertice di palazzo Chigi sui casini che stanno avvenendo a Terzigno per la discarica, il premier ha promesso la soluzione del problema in dieci giorni promettendo, inoltre, un fondo per le opere di compensazione da 14 milioni di euro destinato al comune di Terzigno che dovrà ospitare la discarica Sari. Ma contemporaneamente la presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare europea, Judith Merkies, ha fatto sapere che le autorità campane âper l’apertura di una discarica in un parco nazionale (quello del Vesuvio) si possono scordare di vedere sbloccare i 145 milioni di euro di fondi europei attualmente congelati dalla Commissioneâ. Da una parte si concedono risorse insomma ma dallâaltra, a causa di una politica che lâUe non vede proprio di buon occhio, si perdono. I provvedimenti sono ancora quelli dell’emergenza precedente: affiancamento di altri due termovalorizzatori (Napoli e Caserta) a quello di Acerra e⦠altre discariche.

A parte (si fa per dire) i milioni che la Campania ci sta rimettendo a causa della mancata soluzione del problema, i punti principali di questa politica sono due: discariche e rapporto stato/enti pubblici (regioni province, comuni ma anche enti pubblici autonomi per la gestione del territorio come l'ente parco).

Discariche

In una situazione di eccessivo concentramento urbano dove i rifiuti sono milioni di tonnellate, pensare di risolvere il problema con le discariche significa ridurre il territorio a discarica, magari organizzata, magari nascosta sotto il terreno, ma sempre discarica con tutti i problemi d'inquinamento che ne deriva, considerando anche che il luogo scelto è un parco nazionale con vincoli precisi per l'utilizzo del suolo (vedi statuto). Tra le attività previste dallo statuto non sono certo previste discariche dal momento che si basa sulla riqualificazione del territorio in termini di vivibilità (aria e acqua pulite, attività inerenti alla salvaguardia dell'integrità del territorio e delle sue biodiversità).

Stato e enti pubblici

Nell'incontro - vedi PeaceReporter - tra governo, regione Campania e provincia di Napoli si è giunti alla conclusione che ''L'unica strada è il rispetto della legge - vedi DL 90/2008 art. 9 - e questa prevede la realizzazione della nuova discarica di Cava Vitiello'' dimenticandosi, come al solito, che la legge è fatta dagli uomini e che inoltre, questa legge, è stata fatta per affrontare l'emergenza di 2 anni fa, che aveva termine legale il 31 Dicembre 2009 e che, avendo previsto la discarica in un parco nazionale, è di per sé, fuorilegge.

A partire dall'introduzione del federalismo, in Italia si è dato maggior peso agli enti pubblici (comuni, province regioni ecc.) nella gestione del territorio, questo dovrebbe significare anche la scelta dei siti necessari a determinate attività, nello specifico le discariche. Ma, al di la di questo, il governo continua a intervenire, con leggi proprie, proprio sulla scelta dei siti (oltre alle discariche, ci sono anche i siti delle centrali nucleari e dell'alta velocità), azione che si contrappone alle stesse scelte governative. Inoltre, quello che dovrebbe essere, in termini federalisti, un momento di maggior coinvolgimento della popolazione su problemi sensibili, diventa, invece, momento di esclusione dalle decisioni e abbandono.

Di conseguenza, l'intervento viene percepito come una vera e propria intrusione in questioni locali mentre è diffusa la percezione di uno stato assente su questioni nazionali come la criminalità organizzata che, al di la dei "successi" ottenuti (secondo la propaganda), continua ad essere fonte di forte disagio nei settori produttivi e del terziario. La forte contraddizione viene accentuata dall'intervento massiccio delle forze dell'ordine (reparti antisommossa) contro i manifestanti che, in questo modo, si sentono ancor più vilipesi nei loro diritti (diritto di scelta nella gestione del territorio e diritto di manifestare).

Dopo anni di "crisi dei rifiuti", il non aver ancora trovato (o non voluto applicare?) la soluzione - che comunque c'è e si chiama raccolta differenziata - è sintomo di una "malattia istituzionale" che ormai va oltre le capacità dei singoli enti. Considerando che il problema rifiuti esiste in tutto il mondo industrializzato e che in Italia, a quanto sembra, solo la provincia di Napoli presenta un'accentuazione del problema fino alla "rivolta" popolare, mentre nelle altre regioni, magari con difficoltà, si sta affrontando con la raccolta differenziata - che oltre ad avere il vantaggio di eliminare o ridurre le discariche, ha anche il vantaggio di creare lavoro nel settore di raccolta e riciclo -, non si capisce come mai a Napoli non si sia riusciti a realizzare un piano di raccolta differenziata e la relativa industria di riciclaggio. O forse il problema è sempre quello vecchio: l'interferenza della criminalità nella gestione pubblica. Solo che stavolta, se cosi fosse, a essere implicati non sono solo gli enti pubblici locali.


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