Restare o fuggire dall’Europa questo il dilemma

par Concetta Di Lunardo
venerdì 6 giugno 2014


 

Ricorderemo le europee 2014 come le elezioni del dilemma: restare o fuggire dall’Europa? Da un lato il Mov5stelle e la Lega Nord promotori del referendum per tornare alla sovranità monetaria, dall’altro il Pd (partito democratico) ed i partiti moderati che la scongiurano come la peste. L’euro, la moneta del peccato originale che ha condotto all’austerity e alla crisi economica ha diviso fior di economisti a tal punto da riflettere sui pro e contro e su un’eventuale exit strategy.

Parallelamente anche le profezie meno apocalittiche sostengono che l’Euro è come la salute, ne capisci l’importanza solo quando viene a mancare. In ogni caso, sui possibili scenari di un’eventuale uscita dall’euro, tutti concordano che il ritorno alla lira porterebbe nei mercati finanziari una moneta fortemente svalutata con un vero crollo dell’economia.

L’Ubs, ovvero l’Unione delle Banche Svizzere in un rapporto predittivo ha ipotizzato che a causa di una massiccia fuga di capitali il potere d’acquisto della lira scenderebbe drasticamente, quindi anche stipendi e pensioni potrebbero crollare fino al 60%.

Altra vittima della lira oltre i cittadini, lo Stato italiano.

Ora se consideriamo il debito elevatissimo dell’Italia e lo computiamo in euro, fatti due conti con una lira verosimilmente svalutata del 60%, verrebbero fuori cifre, che lieviterebbero il debito a tali livelli da rasentare la bancarotta delle istituzioni finanziarie. Esploderebbero immediatamente i tassi di interesse sui capitali con spread spaventosi e l’inflazione diverrebbe galoppante. Considerato i nostri conti in rosso e che l’economia italiana importa dall’estero fonti energetiche come gas, petrolio e altre materie prime essenziali nella misura del 60%, ipotizzare di pagare i nostri fornitori in euro o in dollari, con una moneta molto svalutata, le conseguenze sarebbero da shock.

Per quanto riguarda le banche il primo effetto sui cittadini sarebbe una corsa frenetica a ritirare i risparmi con la conseguenza che in tempi rapidissimi si arriverebbe al collasso del sistema bancario e quindi ad un isolamento politico-finanziario senza precedenti.

A sostenere invece l’uscita dall’euro, per Grillo e Casaleggio è la Bibbia, è il premio Nobel dell’economia Joseph Stiglitz che dalla Columbia University di New York che smonta i teoremi di un mercato capace di auto-regolarsi oltre che l’inutilità del Pil come misuratore di benessere. In un intervista rilasciata recentemente a Repubblica ha dichiarato: “Ci vuole più Europa oppure meno euro, non si può restare a metà del guado. Alcune posizioni del M5S sono fondate: un paese come l’Italia potrebbe arrivare fino al punto di dover abbandonare l’euro per salvare l’Europa. Sarebbe preferibile di no -ribadisce Stiglitz- sarebbe meglio che fosse l’Europa ad abbandonare l’austerity. L’eurozona deve cambiare le sue politiche di austerity. Perché l’euro funzioni occorrono una vera unione bancaria con regole comuni, un’assicurazione unica per i depositi dei risparmiatori, una vigilanza europea; poi ci vuole la vera unione fiscale, l’emissione di euro-bond. Il sistema attuale è instabile, incompiuto”.


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