Respinte ancora - e a ragione - le dimissioni della senatrice Giovanna Mangili

par Carlo Santi
mercoledì 17 aprile 2013

La senatrice Giovanna Mangili, del M5S, questa volta si è presentata all’assemblea del Senato e ha letto un testo per spiegare le ragioni della sua scelta. Tutti i gruppi, tranne i cinquestellati, si sono espressi contro l’accoglimento delle dimissioni. La richiesta, infatti, ha ottenuto 57 voti a favore, 8 astenuti e 180 contrari.

Il capogruppo dei senatori M5S Vito Crimi si dichiara perplesso:

Sono costernato dalla crudeltà dimostrata in questa aula nei confronti di una persona che sta cercando di esercitare un suo diritto, quello di rinunciare a un mandato. Giovanna Mangili ha dichiarato sin dall’inizio l’intenzione di rinunciare. Non capisco questo atteggiamento. È venuta in quest’aula per spiegare ed evidentemente ha parlato sentendosi emozionata. Evidentemente non siete abituati a persone che decidono di lasciare un posto perché non se la sentono. Le persone che non rispettano le istituzioni sono quelle che hanno 3-5 poltrone insieme e non vi vogliono rinunciare”.

La costernazione non dovrebbe essere riferita alla crudeltà dimostrata dal Senato, bensì lo sarebbe stata l’esatto opposto. Appare del tutto chiaro che le dimissioni della Mangili sono lacunose di una motivazione valida ed efficace.



Non si corre per le parlamentarie, come sono state chiamate le primarie del M5S, per poi dimettersi il primo giorno dell’insediamento ufficiale. Fino al 15 marzo la senatrice Giovanna Mangili si è messa in lista alle parlamentarie del movimento, poi ha fatto in modo di essere votata dagli iscritti, ha presenziato ai banchetti in giro per le piazze d’Italia raccogliendo firme e adesioni, ha partecipato alla campagna elettorale ed è risultata ufficialmente eletta il 26 febbraio 2013. Fino al 15 marzo, nessun problema personale sembrava preoccupare la senatrice Mangili, poi il buio.

Se è vero, come è vero, che chi viene eletto rappresenta l’istanza del popolo, quest’ultimo va sempre rispettato e le dimissioni di un senatore, di qualsiasi gruppo sia espressione, vanno motivate in maniera chiara e intellegibile. Strano che proprio Crimi, colui che dice di fare parte di un gruppo che fa della trasparenza virtù, non voglia la stessa e medesima cosa. Almeno questa volta, a mio avviso, il Senato ha dato una lezione di serietà politico-istituzionale. Invece, le dimissioni ”strane e confuse”, possono solo contribuire a pensare che tale operazione sia di tutt’altro genere che non questioni personali.

Chi vuole insegnare agli altri, prima dovrebbe imparare un po’ da tutti.


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