Renzi, le fake news e gli italiani

par paolo
mercoledì 29 novembre 2017

Sui media impazza l'ossessione delle fake news, ovvero delle balle o bufale costruite ad arte per infangare la reputazione del malcapitato di turno da colpire.

Sotto la lente di ingrandimento dei novelli e improbabili censori ovviamente i molti social media "pirateschi" che affollano internet, nei quali soggetti coperti da anonimato possono fare tranquillamente il tiro al piccione senza pagarne le conseguenze. Perché è bene subito precisare che chiunque si senta leso nella propria immagine può sempre ricorrere alla querela per reato diffamatorio, sempre se ovviamente il diffamatore risulta chiaramente individuabile. Su questa battaglia, in linea di principio assolutamente condivisibile, non poteva certo mancare il PD ed il suo segretario Matteo Renzi che, proprio sul tema in questione ebbe a suo tempo da ridire nei confronti del quotidiano di Marco Travaglio, appioppandogli l'etichetta di "Il Falso quotidiano". 

Siccome i piddini sono particolarmente sensibili sul tema delle fake news, che ritengono per lo più rivolte a loro danno e perpetuate da oscuri complottisti, ecco subito pronto un ddl (disegno di legge) a firma di renziani doc come Luigi Zanda e Rosanna Filippin, per disciplinare la materia (leggi censura), ovviamente in termini sanzionatori.

Un disegno di legge che tuttavia, con ogni probabilità, non vedrà mai la luce in questa legislatura e quindi rimarrà lettera morta. Ma intanto l'effetto mediatico è stato ottenuto e siccome nella attuale spietata campagna elettorale tutto fa brodo, anche questo modo surrettizio e un pò furbesco serve per mettere le mani avanti. Poi per dare poi un tocco di intenazionalità alla questione ecco spuntare sul New York Times e sul sito di notizie Buzzfeed un report che configurerebbe una sorta di coalizione tra siti pro leghisti e pro grillini per colpire gli avversari politici, in particolare ovviamente Matteo Renzi.

In entrambi i media viene tuttavia confermato il ruolo svolto da un informatico, tale Andrea Stroppa, che è (o è stato) alle dipendenze dirette di Marco Carrai, un signore notoriamente molto vicino a Matteo Renzi. Secondo i grillini quella del NYT, prestigiosa testata giornalistica, è stata una vera e propria caduta di stile, da stigmatizzare come "giochino apparecchiato su misura al segretario del PD, ormai in caduta libera"; infatti il segretario PD non ha mancato di lanciare la notizia come accusa nei confronti dei succitati competitor elettorali, in chiusura della Leopolda. Il direttore de "Il Fatto Quotidiano" Marco Travaglio, in un intervento serale su La 7 nel telegiornale di Mentana, indica come mandante del report del NYT proprio lo stesso Matteo Renzi e denuncia il provincialismo italico, affetto da palese esterofilia, per cui qualunque cosa appaia su testate come appunto il NYT tutto diventa automaticamente credibile, senza bisogno di verifiche. Insomma la tecnica del rimpallo internazionale autogestito che, qualora fosse confermato, sarebbe esso stesso un master delle fake news.

In questo ginepraio di accuse e contro accuse più o meno subdole, quasi mai fondate o dimostrabili, si respira aria fresca e pulita solo quando si sente uno che ha il coraggio di dire pane al pane e vino al vino, senza metafore o ghirigori di sorta. Si chiama Maurizio Bianconi, ex deputato di Forza Italia, fiorentino e in procinto di lasciare la politica, che ebbe a definire Renzi "un dj di campagna un pò cazzaro manovrato dalla Trilaterale", tanto per essere chiari, ma sentite cosa dice su Radio Cusano Campus a proposito di fake news, tirando in ballo proprio Renzi e la Boschi : "lui (Renzi) e la Boschi sono due fake news viventi ", stigmatizzando tra l'altro la loro promessa di ritirarsi dalla politica nel caso di sconfitta al referendum del 2016. Poi denuncia la blindatura di tutta l'informazione con la scusa di qualche bischero che mette la foto della Boschi al funerale di Riina.

Prosegue infine Bianconi "quelle sono bischerate ma quando Prodi disse che entrando nell'euro avremmo lavorato un giorno di meno e guadagnato di più, vuole una bufala più grossa di questa? ". Una " bufal " che certamente ha più inciso sulla pelle degli italiani della falsa foto della Boschi.

Adesso si obietterà che quelle più che bufale erano promesse mancate o previsioni politiche sbagliate, ma gli effetti non sono peggiori? Ma la credibiltà delle persone si monitora sulle notizie dei social o per quello che dicono e fanno alla luce del sole?


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