Renzi e il suo "venghino siioori, venghino"

par Franco Giordano
venerdì 14 marzo 2014

In una conferenza stampa stracolma un Renzi immotivatamente galvanizzato ha esposto il suo vangelo prossimo venturo in power point.

Una buona regola della politica – quella vera, si intende – consiste nel non fare promesse che possano tramutarsi in arme a doppio taglio, ma Matteo Renzi non deve preoccuparsi, perché in Italia questa norma è da sempre ignorata: anni di Berlusconismo ci hanno insegnato che c’è sempre qualcuno a cui dare la colpa, dai comunisti al governo precedente, passando per l’11 settembre fino ad arrivare alla crisi internazionale, alle toghe rosse e al tirannico culone della Merkel, un efficace capro espiatorio lo si trova sempre.

Silvio ha insegnato al “nuovo che avanza” che da truffaldini imbonitori facilmente si può diventare vittime impotenti delle circostanze e oggetti degli attacchi dei disfattisti, e vent’anni di successi politici (anche da pregiudicato) sono lì a dimostrarlo.

Renzi si è dunque sentito autorizzato a sbizzarrirsi sparando tagli enormi per cifre astronomiche, anche sei numeri ancora non sono chiari: Renzi ha garantito di un taglio del cuneo fiscale da dieci miliardi di euro, ma per Padoan sono sette, mentre per Carlo Cottarelli sono addirittura tre! Dunque a chi credere? Neanche una media geometrica ci sarebbe d’aiuto (la somma delle tre cifre fa venti miliardi e diviso tre genera un sei periodico, in poche parole anche la matematica paracula a dovere Renzi).

Due stimati esponenti della finanza pubblica, “puta caso”, proprio ieri avevano il pallottoliere rotto, ma in loro soccorso arriva il Presidente del Consiglio (misero laureato in Diritto amministrativo) che arrotonda in eccesso per iniettare ottimismo nelle vene già irreversibilmente intossicate dell’opinione pubblica.

Cascasse il mondo ma a maggio, sottolinea Renzi, i redditi intorno ai 25 mila euro si troveranno mille euro in più all’anno e “venghino, signori venghino” si metteranno all’asta anche le auto blu dei sottosegretari su Ebay per arrotondare con gli spiccioli.

Il premier avrebbe voluto fare tutto e subito e mettere questo soldi subito nelle tasche degli italiani – era arrivato a mettere all’asta tutti i suoi libri di Baricco ancora incellofanati – ma “i conti”, a tutt’oggi fumosi, non lo hanno permesso, e il suo viso amareggiato mentre scorrevano le slide la diceva lunga.

Dopo questa apertura col botto (a scoppio ritardato però) Matteo Renzi non si è fermato ed ha iniziato a strafare: il nostro venditore di pentole vuole giochicchiare col debito pubblico e rosicchiare così altri 10 miliardi di euro.

L’Italia ora è al 2,6% di deficit e non può oltrepassare il 3% (vincolo europeo dato dal patto di stabilità), quindi c’è un margine dello 0,4% su cui grattare a dovere. Ovviamente questa idea non piace alla Bce ma Renzi saprà farsi valere, ha già detto che andrà in Europa per “raccontare” cosa vuole fare – e la semantica ci insegna che raccontare è tutt’altra cosa dal “fare” - e di certo sarà accolto a braccia aperte!

Ma nell’offerta in pieno stile “Mediashopping” di Matteo Renzi sono compresi: la totale estinzione del debito con la pubblica amministrazione, 68 miliardi di euro entro luglioun taglio dell’Irap del 10% (2,6 miliardi ottenuti dall’aumento d’imposte sulle rendite che passerà dal 20 al 26%), uno stanziamento di 3,5 miliardi di euro per le scuole, totalmente campato in aria in quanto di ignota provenienza, uno sblocco di fondi europei per 3 miliardi di euro, uno stanziamento di 1,7 miliardi per il “fondo casa”, un altro di 500 milioni per le imprese socialmente utili e il terziario, e altri 600 milioni per riattivare l’occupazione e la ricerca entro il 2018.

Facendoci due conti, Matteo Renzi a parole ha promesso di tirare fuori dal cilindro la modica cifra di 96,9 miliardi di euro, di cui 88 entro luglio (una cifra più alta di tutto il debito pubblico del 2013 che è di appena 84,4 miliardi di euro).

Niente male per un dirigente co.co.co. assunto nell’azienda di famiglia per arrivare presto al pensionamento.

 

Fonte immagine: Natangelo


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