Regole e restrizioni: come reagiscono gli italiani?

par Cesarezac
lunedì 11 maggio 2020

Conosci te stesso

Così si legge sul Tempio di Apollo a Delfi.

L'opinione corrente che gli italiani hanno di sé stessi è alquanto diversa dalla realtà. Dicono di non essere compiacenti con le disposizioni delle istituzioni, delle regole, di essere insofferenti, individualisti. I fatti dimostrano esattamente il contrario.

Oggi viviamo in un mondo globalizzato. L'autarchia appartiene al passato. L'economia di ogni paese deve misurarsi con le economie dei paesi concorrenti. Disgraziatamente l'Italia deve fare i conti con una serie di handicap. Cominciamo dalla pressione fiscale; ecco la classifica completa:

1°) Italia 64,8 %

2°) Francia 62,7%

3°) Belgio 58,4%

4°) Spagna 50 %

5°) Grecia 49,6 %

6°) Svezia 49,1 %

Ancora oltre, Germania 48,8 % e gran Bretagna 32 %. Il popolo francese per protestare contro un modesto aumento delle accise sui carburanti è sceso in piazza con eclatanti dimostrazioni che hanno messo in grande difficoltà il presidente Macron. Da noi su una fattura per energia elettrica o gas, i due terzi dell'importo sono rappresentati da gravami fiscali insopportabili. Con questa situazione, protestare contro una fiscalità da rapina sarebbe non solo lecito ma doveroso, e invece il popolo si scaglia contro l'evasione fiscale. Ma non è finita qui. Sulle aziende italiane grava il maggior costo dell'energia elettrica in conseguenza dello scellerato referendum che, unico paese europeo, ci privò delle centrali nucleari. Aggiungiamo il maggior costo dei carburanti, dei pedaggi stradali, delle assicurazioni RC, della burocrazia, della abnorme durata dei processi per cui un imprenditore vittima di un raggiro deve attendere fino a 20 anni per essere risarcito. Pochi giorni orsono un imprenditore napoletano costretto al fallimento, di fronte alla prospettiva di gettare sul lastrico i suoi collaboratori si è tolto la vita. In un non lontano passato, ogni tre giorni un imprenditore si suicidava.

Altro che insofferenti delle regole, gli italiani sono pecore, questa Italia è un ovile.

I numerosi decreti e decretini DPCM che si susseguono a breve distanza di tempo paralizzano la vita del Paese creano ansia, insicurezza, paura nella gente, la segregano in casa in una sorta di arresti domiciliari,. La frase IO STO A CASA, la si legge dappertutto, anche sulla pubblicità di prodotti in vendita; le città sono deserte, tristissime, senza precedenti nemmeno in tempo di guerra o durante l'occupazione nazista. Se qualcuno ardisce di mettere il naso fuori di casa, viene additato alla riprovazione sociale come un untore di manzoniana memoria, mentre invece virus, batteri e contagi, trovano il loro terreno di coltura negli spazi limitati, nelle abitazioni, nelle RSA, nelle case di riposo, nelle comunità e negli ospedali.

In Germania i cittadini non sono oppressi da divieti nel loro diritto di circolare liberamente, fatto salvo l'obbligo dell'efficace distanziamento sociale; loro circolano lieti, abbiamo visto filmati di cittadini tedeschi in costume da bagno prendere il sole lungo le rive dei fiumi. Se gli parliamo delle nostre autocertificazioni, sorridono di commiserazione e scherno.

Vediamo chi ha ragione: al 7 maggio i contagiati vedono la Spagna al primo posto con 219.329 persone, l'Italia al secondo posto con 214.457, la Germania al 5° posto con 167.372 contagiati. Al 10 maggio l'Italia lamenta ben 30.395 deceduti.

Il Covid – 19 è una affezione polmonare che colpisce tutti quelli che abitualmente respirano atmosfera insana come quella del nostro Paese che ha l'aria più inquinata d'Europa e nell'ambito dello stivale le regioni dove l'inquinamento è più concentrato, come Piemonte, Lombardia, Emilia/Romagna. E' sorprendente che i mezzi di informazione, i celebrati scienziati, le TV nazionali non se ne siano accorti. Virus e batteri all'aperto, sotto i raggi del sole, non sopravvivono, lo dimostra il fatto che la situazione sanitaria con l'avvento della primavera sta migliorando di giorno in giorno. Recentemente il Premier Conte ha riconosciuto che la maggior parte dei contagi si verifica nelle abitazioni e comunque nelle comunità. Ergo, le nostre restrizioni favoriscono contagi e decessi.

 


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