Regionali siciliane: la risposta della gente comune

par Pompeo Maritati
lunedì 29 ottobre 2012

I primi risultati elettorali provenienti dalla Sicilia sono devastanti.  La politica, a forza di definire antipolitica un movimento di sincero malcontento della gente, ha finito per prendere una randellata senza precedenti. Primo partito in Sicilia, alla luce dei dati, non ancora definitivi, sembra essere il Movimento 5 Stelle di Grillo. Un’intera classe politica è stata bocciata, presa letteralmente a calci nel sedere. Una politica che nonostante fossero così numerosi gli appelli provenienti dalla società civile, affinché si pensasse una volta per sempre alle concrete sorti del paese, ha pensato bene di continuare a interessarsi dei loro sporchi intrecci ed intrallazzi. Questa è la risposta della gente comune, quella gente che stenta ad arrivare a fine mese, quella gente che implorava da tempo una maggiore attenzione alle problematiche sociali ed economiche.

Loro no, hanno pensato, prima di mettere i bastoni tra le ruote del governo Monti, peraltro anch’esso frutto della loro inettitudine, dedicandosi alla sistemazione dei loro interessi personali, strafregandosene sul vero senso della parola della crisi che attanaglia il paese.

Non solo, alla presenza di tanti fatti di corruzione che bene o male hanno investito tutto l’arco parlamentare, non sono stati capaci, una volta per sempre, a darsi una regolata, approvando una seria legge contro la corruzione. La grande preoccupazione oggi è che un risultato elettorale, quale questo della Sicilia, potrebbe spianare la strada ad un paritetico risultato alle prossime consultazioni politiche su scala nazionale.

La preoccupazione non è per la giusta rivendicazione da parte di una maggioranza del paese arrabbiata, offesa e a volte anche vilipesa, quanto per il fatto che alcuni orientamenti su cosa fare in Europa, da parte del Movimento di Grillo, potrebbe portarci in un vicolo cieco. Prima di tutto è da verificare quale tipo di governo si potrebbe configurare, con quali alleanza e soprattutto con quale programma. E’ proprio la preoccupazione che non si abbiano oltre che i numeri, una condivisione sul futuro governativo. Ecco che lo scenario, già visto in Grecia qualche mese fa, potrebbe ripetersi anche qui in Italia andando ad una seconda consultazione elettorale politica, entro giugno del 2013, con conseguenze devastanti per l’economia.

Una strada, quella del buon senso è ancora percorribile anche se i nostri politici, troppo narcotizzati dall’onnipotenza auto conferitasi, non riescono più a guardare oltre il loro naso. E’ dell’altro giorno l’uscita furiosa di Berlusconi contro tutto e tutti, come per dire “muoia Sansone con tutti i filistei”, tanto a lui che cosa gli importa se l’instabilità politica poi apporterà solo un forte peggioramento delle condizioni economiche del paese. 

E cosa dire poi delle primarie del partito democratico, dove l’eventuale vittoria di un candidato anziché apportare unione e condivisione, genererà sicuramente una frattura. Credetemi, le primarie non sono espressione di democrazia, non facciamoci prendere per i fondelli da questi quattro politicanti da tre soldi, le primarie si sono rese necessarie da quanto i partiti non sono stati più capaci di tirar fuori dei veri Politici, su cui contare, aggregarsi e condividerne le strategie. La mancanza di veri uomini dotati di grossa personalità politica e professionale, ha indotto a porre in essere le primarie, segnale evidente di un fallimento della politica alle sue radici. Si proprio così, un fallimento degli apparati direttivi, i quali non sono stati capaci di far crescere e dare spazio alle nuove generazioni. Hanno preferito assegnare scranni e prebende, per fini ben diversi di quelli della crescita culturale, a soggetti che probabilmente non conoscevano che il parlamento italiano si compone di due camere e non di un paio di pied a terre. 

Se oggi questi sono i nostri leader politici, dai quali ancora non si evince ancora un “ravvedimento operoso” come si suol dire in termini di “sanatoria fiscale”, ho la vaga impressione che il futuro che ci aspetta sarà molto ma molto grigio.


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