Reggio: una città che si sveglia nella lotta alla ’ndrangheta

par Peppe Caridi
mercoledì 21 gennaio 2009

“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere … Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui”.

Così Libero Grassi (imprenditore Catanese ucciso dalla mafia, nella foto a corredo dell’articolo) scriveva, il 10 gennaio 1991, sul “Giornale di Sicilia”.

Morì, come Falcone, Borsellino, Beppe Alfano e tanti altri siciliani che hanno avuto la voglia, la forza, il coraggio e la dignità di contrastare la criminalità organizzata.

La loro morte non è avvenuta invano: sono eroi ancora vivi nella nostra limpida memoria, simboli delle istituzioni sane e della società civile più onesta e leale.

In Sicilia il contrasto alla mafia è una realtà concreta giorno dopo giorno nelle iniziative popolari, imprenditoriali e, ovviamente, istituzionali.
Il sistema “piramidale” dell’organizzazione mafiosa Siciliana ha subito duri colpi negli ultimi anni, ma dall’altro lato dello Stretto, in Calabria, la mafia si chiama ‘ndrangheta e non è una differenza da poco: la malavita ha un tessuto “a rete”, senza la gerarchia piramidale di “Cosa Nostra”, e probabilmente proprio per questo motivo è molto più difficile da combattere e contrastare.

E l’atmosfera, in Calabria, è molto meno rabbiosa e, se vogliamo, “rivoluzionaria” rispetto a quanto non lo sia in Sicilia. A stento viene ricordato il martire Scopelliti, magistrato reggino ucciso nel 1991 perchè stava organizzando il rigetto dei ricorsi avanzati in Cassazione dalle difese di alcuni tra i più pericolosi esponenti della mafia Siciliana condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra: è altamente probabile che per l’omicidio la ‘ndrangheta abbia collaborato con la mafia dopo che Scopelliti rifiutò cinque miliardi delle vecchie lire per sospendere il proprio lavoro.

Da sabato scorso (10 gennaio), però, a Reggio c’è un’aria nuova.
All’alba tutto sembra uguale al giorno prima: la città è assonnata e lentamente, accompagnata dall’alzarsi del sole da est e dai primi cinguettii degli uccellini, si desta e inizia a vivere poco poco, piano piano, come ogni mattina.


E piano piano, lentamente, si rende conto che c’è qualcosa di nuovo nell’aria.
Tutta la città è letteralmente tappezzata da manifesti imponenti, vuoti di sigle politiche o di schieramento, ma ricchi di significato, che recitano a caratteri cubitali: “Oggi in Sicilia centinaia di estortori sono in galera grazie alle denunce dei cittadini. REGGIO COME PALERMO. Caro estortore, buon 2009″ e, in alto, le parole che Libero Grassi lasciò sul Giornale di Sicilia il 10 gennaio 1991, diciannove giorni prima di essere assassinato, con cui abbiamo voluto aprire quest’articolo.

Ieri, mercoledì 14, la rivendicazione del gesto: sono stati i ragazzi di Azione Giovani, movimento giovanile di Alleanza Nazionale, a intraprendere l’iniziativa ideata dai dirigenti Daniele Romeo e Beniamino Scarfone (Consiglieri Comunali a Reggio), Ciccio Spanò (Presidente di Azione Giovani) e Vittorio Siclari (Presidente di Azione Universitaria).
In una conferenza stampa hanno voluto sottolineare com’è loro intenzione dire no al crimine sentendosi fondamentali per il futuro di questo territorio.

Il presidente provinciale di Ag, Ciccio Spanò, ha lanciato un appello a tutti gli altri movimenti giovanili di tutti i partiti (“da destra a sinistra” ha dichiarato), chiedendo la stipula di un “patto generazionale contro la ‘ndrangheta senza colore e senza schieramento”.

Proprio in quest’ottica è nato un blog (www.caroestortore.blogspot.com) e una casella di posta elettronica (caroestortore@gmail.com) attraverso cui i cittadini sono invitati a scrivere lettere, riflessioni, denunce, pensieri e considerazioni personali. Le parole più significative verranno premiate da una commissione apposita.

L’obiettivo è quello di non mollare la presa, anche alla luce delle numerose reazioni positive registrate: da destra a sinistra, passando, in particolare, per il Prefetto di Reggio Calabria, Franco Musolino e l’attuale commissario regionale della Stazione Unica Appaltante, il magistrato Salvo Boemi, che avevano dimostrato apprezzamento per la “misteriosa” comparsa dei manifesti adesso rivendicati.

Azione Giovani, in questa battaglia, non è sola: la Confcommercio reggina proprio in queste ore ha eciso di sospendere tutti i propri soci indagati per fatti di ‘ndrangheta, anche qualora fossero dirigenti e rappresentanti, confermando la presa di posizione come parte civile in tutti i processi nei quali le imprese siano vittime di estorsioni e usura.

Il vicesindaco di Reggio, Giuseppe Raffa, ha commentato queste notizie dichiarandosi “incoraggiato dai segnali che bisogna ulteriormente sostenere fcendo attenzione affinchè non rimangano delle grida isolate. E’ un indice di crescita sociale della città, una reale presa di coscienza di alcuni commercianti e, più in generale, dell’opinione pubblica. Finalmente cittadini e operatori economici cominciano ad assumere un ruolo coraggioso e importante. Le istituzioni hanno il dovere di far sentire la propria voce sostenendo e incoraggiando questo processo che vede finalmente la città e le realtà economiche affrancarsi da un male storico che ha creato alla città tanti pregiudizi e tanti danni. Come Amministrazione Comunale abbiamo già fatto tanto e stiamo ancora operando in tal senso per migliorare le condizioni di vita dei cittadini intervenendo nel recupero socio/ambientale della città. La chiave di volta per il definitivo decollo di Reggio è rappresentato da quella forma di risveglio delle coscienze, da quel senso di appartenenza, che ci consentirà una reale rivoluzione culturale”.

La città ha in questo momento una grande occasione. Che può servire al territorio dello Stretto proprio per rilanciare quella rivoluzione culturale che è un’esigenza primaria per l’emancipazione sociale, economica e civile di questo territorio splendido, antico e pregiato ma fortemente macchiato dai tentacoli di una criminalità organizzata che agisce come una piovra tarpando le ali dello sviluppo.


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