Referendum sul nucleare: un rito ipocrita e demagogico

par Luigi Nicotra
giovedì 9 giugno 2011

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Finalmente domenica si vota per i referendum e finalmente si celebrerà l’ennesimo rito di quella liturgia demagogica ed ipocrita che contraddistingue il modo di fare politica in Italia, vale a dire quello di puntare al facile consenso, facendo leva sulle paure e le reazioni emotive anziché sulle riflessioni di natura razionale. Parlo del referendum sul nucleare.

Non sono un esperto in materia, non m’intendo di fisica né di ingegneria nucleare. Sono, tuttavia, un cittadino che si sforza d’informarsi, di leggere e che si pone e che propone delle riflessioni. Non me ne si voglia, quindi, se non mi addentro in stime, percentuali, valutazioni tecnico/scientifiche sui rischi di questa o quell’altra scelta nel campo energetico. 

Il sisma giapponese è stato un evento che definire eccezionale è, forse, ancora poca cosa. La sua enorme forza distruttiva è stata senza pari, tale da rimettere in discussione financo la localizzazione dei conglomerati urbani, onde porli al riparo dell’altro devastante effetto tsunami.

L’evento è stato di una portata talmente più unica che rara che si potrebbe paragonare all’eventualità che un meteorite di notevoli proporzioni si abbatta sulla terra, come quello denominato Apophis 99942, che ha circa 300 metri di diametro e una probabilità di 1 su 45mila di colpire la Terra nel 2036.

Eppure, l’eccezionalità di quanto accaduto passa in secondo piano rispetto alla polemica sulla sicurezza delle centrali nucleari.

In Italia, la polemica ha assunto toni talmente virulenti che si ha l’impressione che i guru dell’ambientalismo abbiano salutato il terremoto giapponese come una sorta di aiuto divino per scatenare tutto il loro livore anche nei confronti di personalità di chiara e fin qui indiscussa fama scientifica, professionale ed umana come il Prof. Veronesi, ormai oggetto persino di frizzi e lazzi e persino malevoli insinuazioni da parte di chicchessia abbia la supponenza di avere la verità in tasca sul tema del nucleare.

Ma ormai siamo alla caccia al nuclearista, moderno “ untore“. Tutti coloro che, indipendentemente dalla collocazione politica, dal curriculum professionale, dal corso di studi, dall’estrazione culturale si siano dichiarati nel tempo favorevoli al ricorso al nucleare, non come unico mezzo di approvvigionamento energetico, bensì nel contesto di un mix che riducesse al massimo l’utilizzo di combustibili fossili, ebbene costoro vengono in questi giorni svillaneggiati e sbeffeggiato o come se fossero dei “minus habens“ o come se fossero in conflitto di chissà quali interessi.

D’altro canto, fare leva sull’emotività e la paura della gente è esercizio assai più facile che non ricorrere a considerazioni ed analisi argomentate ed approfondite. Nel nostro paese, poi, tutto viene ideologizzato, per cui l’energia nucleare è di destra e le energie alternative di sinistra. E ciò a dispetto del fatto che in Italia ci sono nuclearisti anche nell’ambito della sinistra ed antinuclearisti a destra o che i paesi detentori di centrali nucleari siano indifferentemente governati da esecutivi di destra o di sinistra. Ma tant’è.

Credo che il disastro giapponese porrà l’ennesima pietra tombale sul progetto nucleare italiano. Successe così nel 1987 dopo Chernobil, sarà così nel 2011 dopo Fukushima. Intanto, le altre nazioni europee ed extraeuropee, così come dopo Chernobil proseguirono ad utilizzare le centrali nucleari, costruendone anche di nuove, affinando la ricerca in materia, ivi compresa quella concernente la sicurezza delle centrali stesse, lo stesso faranno dopo Fukushima. Ne trarranno gli insegnamenti necessari per revisionare le centrali esistenti, nel chiudere quelle a rischio obsolescenza, nel progettarne di nuove i cui correlati rischi siano ridotti ai minimi termini.

Che poi gli antinuclearisti abbiano salutato con enfasi l’annuncio della Germania e della Svizzera di volere chiudere le loro centrali, lasciatemi dire che ha un che di comicità involontaria. La Germania, infatti, prevede ciò per il 2022, la Svizzera addirittura per il 2034! E’ fin troppo ovvio che nel corso degli anni che ci separano da quelle date, questi paesi avranno modo e tempo di rivalutare le loro decisioni, alla luce delle verifiche sul loro stato di salute energetica che andranno ad effettuare e delle nuove tecnologie che, in ambito nucleare, sicuramente verranno elaborate dai loro esperti che continueranno a lavorare in questo campo.

Noi? Noi continueremo a dipendere per l’80% dai combustibili fossili, confidando nella fantasticheria che non abbiano mai ad esaurirsi, soggiogati alle politiche energetiche ed al prezzo imposto dai vari tiranni nord-africani, medio-orientali o dai satrapi russo-asiatici cui ci rivolgeremo col cappello in mano e, perché no, persino baciando loro le mani.

Noi continueremo a sorbirci le città cariche di polveri sottili e ci ostineremo a contribuire all’effetto serra.

Noi continueremo a sostenere a voce alta e ferma la necessità di ricorrere all’energia eolica ed a quella fotovoltaica, con ampi e approfonditi dibattiti su dove collocare le pale eoliche, onde non deturpare i nostri crinali montani, o i pannelli fotovoltaici che, non avendo, ahinoi, un deserto come quello californiano ove potere collocare una centrale di tale natura, tutt’al più li potremo mettere su di certo numero di villette e qualche capannone industriale. E che il buon Dio non ci faccia mai mancare né il sole né il vento, ovviamente.

Oppure e qui vorrei assistere ad uno sforzo di estrema sincerità da parte di coloro che vorrebbero affidare i nostri destini alle sole rinnovabili ed al contenimento dei consumi, che ci dicano costoro come pensano di conciliare quella sorta di sobrietà felice cui paiono ispirarsi con la voracità energetica delle nostre moderne società ed economie, tenuto conto che i consumi domestici rappresentano solo la punta dell’iceberg dei consumi stessi.

Temo che la risposta, che non verrà ovviamente mai data, sta nel fatto che, per sommo dell’ipocrisia, continueremo ad acquistare l’energia prodotta dalle centrali nucleari straniere, avallando e sostenendo la scelta nucleare altrui.


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