Referendum in Sardegna: raggiunto il quorum. Oggi i risultati

par Enrica Moi
lunedì 7 maggio 2012

Dopo settimane in cui una pubblicità della Regione Sardegna invitava tutti i suoi cittadini ad andare a votare al fine di esprimersi su dieci referendum regionali, nella giornata di ieri, i sardi si sono finalmente recati alle urne, raggiungendo e superando il quorum, fissato per il 33,3%. Per il referendum “anticasta” promosso in Sardegna hanno infatti votato il 35,5% degli aventi diritto, ovvero 525.651 sardi.

Il dato dell'affluenza è senz'altro significativo per comprendere l'orientamento degli elettori, in quanto la campagna referendaria si è giocata esclusivamente a favore del sì; perciò difficilmente chi si è recato ai seggi ha espresso un'opinione contraria. I promotori del referendum possono già esultare per quella che sarà, quasi sicuramente, una schiacciante affermazione dei sì.

Infatti, il presidente della Regione Ugo Cappellacci, che ha sempre vivamente sostenuto e promosso il referendum (così come 120 sindaci dell'isola) ha ieri commentato la notizia del raggiungimento del quorum: “Una giornata di grande partecipazione popolare che rappresenta una vittoria per la Sardegna e per tutti i sardi. I cittadini si riappropriano degli spazi della politica e danno essi stessi impulso a una stagione di cambiamento non più rinviabile, che deve coinvolgere tutta la politica e l’intera società sarda. Al di là delle appartenenze di ciascuno, bisogna cogliere questo messaggio chiaro e la volontà espressa di una Sardegna che intende decidere con scelte autonome e di rottura con il passato”.

Ricordiamo alcuni dei dieci quesiti sui quali i cittadini sono stati chiamati a votare. I primi cinque riguardavano la questione dell'abolizione delle province, le nuove (referendum abrogativo) e persino le vecchie (referendum consultivo), nonché altre questioni, come la riduzione del numero dei consiglieri regionali e l'elezione diretta da parte dei cittadini del Presidente della Regione.

Si è ampiamente parlato di riduzione della spesa pubblica. Ma allora per quale ragione i consiglieri regionali che caldeggiavano in questa maniera il referendum hanno chiamato i cittadini sardi a votare per esprimersi su questioni che ritengono così importanti e per le quali vengono pagati (poiché si tratta di temi che fanno parte del loro ordinario lavoro)? Non si potevano risparmiare tutti quei soldi pubblici che sono necessari al finanziamento di un referendum? E poi queste questioni sono davvero così utili e necessarie?

Le province sono di certo un costo, ma questo verrebbe meno con la loro abolizione? Tutti i dipendenti pubblici che ci hanno lavorato fino ad oggi ovviamente non potranno e non verrano messi sulla strada, ma saranno obbligatoriamente assorbiti negli organici dei comuni e della regione, restando quindi, in ogni caso, in carico alla spesa pubblica.

E' utile, infine, chiedere (nel quesito n.8): “Volete voi che sia abrogato l’art. 1 della legge regionale sarda 7 aprile 1966, n. 2 recante “Provvedimenti relativi al Consiglio regionale della Sardegna” e successive modificazioni?”. Chi non sarebbe favorevole a ridurre i benefici di cui godono i consiglieri regionali? Ma chi ci assicura che questo “Sì” impedisca loro di votarsi un aumento compensativo? Referendum anticasta o referendum illusorio?

Lo spoglio delle schede è iniziato questa mattina ed entro la giornata saranno ufficializzati i risultati per i singoli quesiti.

“Sardegna si cambia”? Vedremo...

LEGGI ANCHE: Sardegna: domenica si votano i referendum regionali


Leggi l'articolo completo e i commenti