Referendum: i sostenitori del Sì non sanno spiegare perché lo sono...

par Emilia Urso Anfuso
domenica 13 novembre 2016

C’è da restare basiti, di fronte alla sorprendenti motivazioni di molti cittadini italiani che sono a sostegno del Sì al referendum costituzionale.

Proprio stamane, su Facebook, qualcuno ha commentato un mio post, attraverso il quale e per l’ennesima volta, ho ribadito le motivazioni logiche per cui sarà bene votare NO. Ecco il commento: “Se votiamo no cambia qualcosa? Voterò si almeno ci proviamo”.

Ho subito risposto: “Provate a fare cosa…”? Si resta basiti, perché questo è uno dei tanti esempi di come - vuoi a causa della pessima informazione diffusa sul referendum, vuoi per la scarsa capacità di comprendonio da parte di molti cittadini italiani, in riferimento alla pessima scrittura dei quesiti referendari - si possa, una volta di più, sprecare un voto e perdere per sempre quella briciola di sovranità popolare, di cui tutti straparlano ma che, proprio grazie all’eventuale approvazione finale di questa ennesima riforma costituzionale, si perderà per sempre, addirittura istituzionalizzandone il criterio.

Votare SI, nella becera speranza di un qualche “cambiamento” generico e senza nemmeno sapere di quale cambiamento si tratti, è un sistema che porta solo sciagure.

Votare SI, perché – pur senza aver perso nemmeno cinque minuti nel tentativo di comprendere la valenza della riforma costituzionale – si ritiene che è meglio cambiare l’attuale sistema, ma senza sapere perché, è un atto che va contro la democrazia, contro la cittadinanza, contro la sovranità popolare.

Non si vota senza sapere perché. Non si va alle urne come fosse una gita fuori porta. Non si spreca un’occasione per migliorare semmai, il sistema paese. Non si rovina l’esistenza di un’intera popolazione, per il solo fatto che, invece di tentare – almeno – di capire, non si fa altro che farsi pervadere dalla frenesia di un fumiginoso “cambiamento”.

Non è che il “cambiamento” sia, in maniera incontrovertibile, un criterio positivo. Ma è ciò che, negli ultimi anni, una certa politica ha inculcato nella mente di molti cittadini. “Cambiare è bello”! Sì, come no: bisogna vedere cosa e come si cambia.

Potremmo dissertare per ore, su questo concetto. Semplifichiamo: se si passa, ad esempio, da un sistema sanitario universale, a un sistema sanitario a pagamento, il “cambiamento” è positivo o negativo? Se si passa dal sistema pensionistico contributivo a quello retributivo, è un “cambiamento” positivo o negativo?

Consiglio a coloro che voteranno SI, al solo scopo di sperare in un “cambiamento”, di fermarsi, e di farlo in tempo.

Se la riforma costituzionale passerà – anche se a mio parere, passerà al di là del responso referendario – sappiate che:

Non cambierà nulla con la cancellazione del sistema paritario: da anni, quando la politica decide di approvare una Legge o una riforma, lo fa a tempo di record: ricordatevi la riforma Fornero, o il più recente Jobs act.

Il bicameralismo paritario, è uno degli elementi imprescindibili di un sistema a regime democratico. Semmai, sarebbe necessario rivedere approfonditamente i comportamenti di senatori e parlamentari che, al momento opportuno, invece di utilizzare il sistema bicamerale per garantire democrazia alla popolazione, non fanno altro che concordare il responso, senza quindi mettere in atto il criterio stesso di bicameralismo paritario.

Rapporto Stato-Regioni: non cambierà nulla relativamente alle competenze. E consiglierei di non attendere “dopo”, per vederne gli effetti

Se non comprendete che, dare maggiori poteri al premier, significa negare ancor di più un sistema a regime democratico, forse dovreste approfondire meglio la vostra conoscenza in merito 

Nessuno, forse tranne me, vi parla del fatto che, tra gli articoli della riforma costituzionale, appare questo:

Per proporre un referendum serviranno 800 mila firme, contro le 500 mila attuali. Dopo le prime 400 mila la Corte costituzionale darà un parere preventivo di ammissibilità. Per quanto riguarda invece la presentazione di progetti di legge di iniziativa popolare, il numero di firme necessarie è triplicato, da 50 mila a 150 mila. Vengono inoltre introdotti in Costituzione i referendum popolari propositivi e di indirizzo”.

Potrebbe non essere abbastanza chiaro, quindi spiego: innalzando il numero delle firme necessarie per proporre un referendum, e triplicandone il numero (…) per presentare progetti di Legge di iniziativa popolare, si istituzionalizza il fatto che, il popolo non è e mai più sarà sovrano.

Ricordate per caso qualche spot pubblicitario per il referendum, o un discorso in un talk show o un articolo sulla stampa nazionale, che spieghi bene cosa significhi questo articolo relativo ai referendum e alle Leggi di iniziativa popolare? Non credo, perché – almeno io – non ne ho sentito nulla né letto nulla, ma l’ho scritto in questo articolo e in altri, pubblicati recentemente.

Sostanzialmente quindi, questa riforma costituzionale serve solo a un paio di cose: determinare un maggior potere decisionale in mano a un minor numero di persone – ecco a cosa serve l’abbassamento del numero dei senatori da 315 a 100, altro che “risparmio economico – oltre a un notevole potere al premier in carica, e stralciare di netto, l’ultimo baluardo di sovranità popolare.

Peraltro, forse avete dimenticato che, le stesse cose sono state dette e accarezzate – negli anni – anche dai governi di centro-destra, che non le hanno proposte solo perché i tempi non erano maturi: l’opinione pubblica aveva ancora un qualche potere, la situazione socio politica non era drammaticamente deviata come adesso e poi mai e poi mai avrebbero messo la faccia su un così aberrante cambiamento del sistema democratico nazionale, mica scemi…

Vi invito a riflettere quindi, ma non solo: vi invito a leggere e a parlare e a discutere quanto più possibile, sui temi della riforma costituzionale, prima di recarvi alle urne, il prossimo 4 Dicembre – ammesso che non cambino ancora la data all’ultimo momento – per non dover poi trovarvi a subire ciò che oggi non riuscite a capire e vedere.

Fatelo, per non dovervi pentire dopo: che votiate SI oppure NO, fatelo almeno a ragion veduta...


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