Referendum del 21 Giugno: nessuno ne parla. Vi spiego cos’è

par Emilia Urso Anfuso
sabato 23 maggio 2009

Di referendum, l’Italia e quella parte di mondo che segue sempre da vicino le nostre vicende interne, ha parlato quel breve lasso di tempo utile a sperperare energie ed in alcuni casi, fondi utilizzati per la creazione di manifesti di protesta contro chi voleva o meno uniformare la data di questo mezzo popolare che decreta la possibilità, per la cittadinanza, di poter decidere su Leggi che possono non essere in linea con il consenso globale. A colpi di minacce palesate attraverso i media, ora della Lega ora del Governo, fra conti alla mano sventolati da chi considera una beffa, spendere cifre maggiori per coordinare in date differenti elezioni europee ed amministrative e referendum popolare, si è giunti ad una sorta di compromesso che ha tacitato gli animi. Di chi le elezioni le vive dalla parte dell’eletto.

Il silenzio e l’attenzione sono calati il giorno stesso in cui la data del 21 Giugno prossimo, è stata stabilità a chiamare gli Italiani ad esprimersi sulle eventuali abrogazioni di articoli contenuti nella attuale Legge elettorale, vecchia di cinquant’anni e modificata di quando in quando, a seconda del Governo in essere. Poi, il silenzio. Nessuno ne parla. Nessuno spiega cosa e perché si è chiamati ad esprimere la propria preferenza. Il buio. Tutto ruota vertiginosamente, intorno all’evento considerato clou: le elezioni europee. E giù con spot televisivi, interviste sui giornali e radio, approfondimenti nei talk show politici. Per filo e per segno, viene spiegato come mandare avanti la carriera di chi non si accontenta di essere un parlamentare nostrano, ma vuole assurgere ad un ruolo di maggior spicco. Tutti sanno come e perché. Quasi si sta perdendo memoria del fatto, che il 21 Giugno, si chiede agli Italiani di divenire attori partecipi del loro tempo. Travolti da un quotidiano bizzarro, che li vuole immersi in comunicazioni ed informazioni che tendono a deviare l’attenzione da altre pur importanti notizie.

I Governi che si sono susseguiti in Italia negli ultimi sessant’anni, si sono dedicati molto a nuove deroghe e reinterpretazioni delle leggi elettorali. L’esigenza di poter sempre più stabilire fermamente che i grandi poli politici avessero garanzia di permanenza stabile nella vita politica del nostro Paese, ha fatto si che tutti prendessero in considerazione e rimaneggiassero Leggi che mano a mano hanno garantito questa tendenza. Oggi la popolazione Italiana è chiamata ad un referendum popolare, al fine di stabilire o ristabilire, le norme che attualmente danno un potere estremo di riconferma a quei partiti che sono ampiamente garantiti da regole efficaci a sbarrare sempre più, l’accesso ai piccoli e medi partiti nella scena politica nazionale. Intanto, si sappia che il referendum è abrogativo.


Con la propria scelta, i cittadini possono chiedere di cancellare in todo od in parte una Legge. I quesiti referendari, sono tre. Il primo ed il secondo chiedono ai cittadini di pronunciarsi in merito all’attuale premio di maggioranza che viene riconosciuto al Partito o alla coalizione di liste che si aggiudichi più voti alla Camera ed al Senato. E’ il sistema proporzionale approvato nel 2006 dal centro destra, chiamato “Legge proporzionale” che, in definitiva, toglie qualsiasi possibilità agli elettori di esercitare il proprio diritto di scegliere i rappresentanti che preferisce. La scelta degli stessi è affidata alle segreterie dei partiti che hanno il potere di nominarli. Ma in questo modo, la cittadinanza perde in maniera univoca, il rapporto con gli eleggendi stessi. La lista è quella. Non si può far altro che votare un pacchetto chiuso chiavi in mano, scelto da altri. Oltretutto, in questo modo, viene drasticamente ridotto il pluralismo politico abbattendo la rappresentatività delle istituzioni, oltre a premiare – in maniera molto forte - la lista o la coalizione maggiore.

Come si chiarisce, stiamo parlando di una Legge che nell’attualità, è in netto contrasto con i valori della Democrazia così come la stessa Corte Costituzionale ha rilevato nella motivazione della sentenza attraverso il quale ha dichiarato l’ammissibilità del referendum. Nel caso vincesse il “SI” la conseguenza sarebbe che il premio di maggioranza verrebbe attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Ma non è tutto. Un altro effetto sarebbe che abrogando la norma sulle coalizioni verrebbero innalzate le soglie di sbarramento: per ottenere rappresentanza parlamentare le liste devono raggiungere un consenso del 4% alla Camera e 8% al Senato. Dunque la lista più votata ottiene il premio che le assicura la maggioranza dei seggi in palio, mentre le liste dovrebbero riuscire a superare lo sbarramento.

C’è poi da rispondere al terzo quesito, relativo all’attuale possibilità che un candidato possa presentarsi in più circoscrizioni. La possibilità di essere eletti in più di una circoscrizione, rende ancor più possibile l’assoluta vittoria di una Partito o coalizione di liste, poiché nel caso di vittoria plurima, l’eletto può scegliere il seggio, lasciando agli altri candidati del proprio partito, la garanzia di allocazione. Attualmente, la maggior parte dei parlamentari hanno trovato posto “grazie” a questa normativa. Rispondendo “SI” a questo quesito, viene abrogata questa possibilità, tornando ad una più corretta presenza di candidati di vari partiti politici.

Cosa farà la cittadinanza, il 21 Giugno? Cosa farà se non gli sarà chiarito ognuno dei tre quesiti che ho appena cercato di spiegare? Forse sceglierà di non presentarsi, considerando appunto la scarsa diffusione di queste informazioni che i media stanno palesemente sottraendo ai cittadini, che rimangono, anche questa volta, orfani di indicazioni utili a renderli protagonisti della propria storia. Forse si presenteranno, tentando un colpo di fortuna nel momento in cui apporranno la X su un “Si” piuttosto che su un “NO”. Senza alcuna possibilità di rendersi conto del perché siano li a rispondere a quesiti troppo discriminanti nella logica aberrante di normative comprensibili solo a chi le crea e le approva. E così, persino un baluardo di Democrazia, come il referendum popolare, perderà consistenza spianando le ultime ali di speranza per una Società che non rigetti totalmente l’opportunità di rendere consapevolmente potere decisionale a chi l’Italia la vive dal basso, costruendola giorno per giorno nel panorama fumiginoso di uno Stato che ormai sommerge qualsiasi tentativo di comprensione degli eventi. La logica ormai, è divenuta merce di contrabbando. Bandita e soppressa. Affinchè tutti – più o meno – abbiano la stessa sorte: seguire il carrozzone di un Sistema che ha ucciso la possibilità di comprendere tutto ciò che ci appartiene. …o dovrebbe ancora appartenerci.


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