Referendum. Ultimi giorni per seppellire il “porcellum” o “legge porcata”

par Giorgio Zintu
martedì 27 settembre 2011

Manca meno di una settimana alla conclusione della raccolta firme per il referendum che intende abrogare la legge elettorale in vigore, meglio conosciuta con il nome di “porcellum” o “legge porcata”. Ricordiamo che il termine “porcellum” fu utilizzato il 15 marzo del 2006 in un intervento durante la trasmissione televisiva Matrix dal promotore del diabolico meccanismo, il parlamentare della Lega, Roberto Calderoli.

Dal 2005, questa legge ha realizzato quanto di peggio sia in grado di esprimere una democrazia, esautorando di fatto i cittadini elettori del diritto di scegliere il proprio rappresentante al parlamento. I danni di questo sistema sono sotto gli occhi di tutti, perché le nomine dei candidati, e soprattutto la possibilità di successo, sono saldamente nelle mani dei vertici dei partiti e non degli elettori.

I partiti sono quindi in grado, più di prima, di condizionare le decisioni di ciascun parlamentare, a prescindere dai reali interessi degli elettori, formando una cricca di fedelissimi al “capo partito”, ovviamente ricattabil nei modi più diversi.

E questo fenomeno dilagante, unito a una calo della tensione morale, sta ridimensionando verso il basso anche la qualità stessa del lavoro dei parlamentari, sempre meno legati al territorio, lontani come non mai dalle esigenze della popolazione, dalle gravi esigenze del paese, proiettati, almeno alcuni, verso accordi sottobanco con cui, ad esempio, si trattano le richieste di autorizzazione a procedere, da parte dei magistrati nei confronti di parlamentari finiti nelle inchieste giudiziarie.

Ed ecco quindi uno strumento che sembra essere ritornato nel gradimento degli italiani: il referendum. Due quesiti sono presentati dai promotori, il professore Andrea Morrone, docente di Diritto costituzionale a Bologna, e Arturo Parisi, professore universitario a Bologna, già ministro della difesa e amico di Romano Prodi.

Ma senza entrare nel merito delle due opzioni, che si differenziano per alcuni aspetti “tecnici”, osserviamo che entrambi i quesiti “non si limitano solamente ad abrogare la disciplina elettorale introdotta con legge n. 270/2005”, perché la Corte costituzionale eccepirebbe la costituzionalità dei Referendum . Infatti con l’abrogazione della “legge Calderoli” si intende ottenere la “reviviscenza” delle norme precedenti, detto in parole povere, la ripresa dell’efficacia della legge precedentemente in vigore.

Se quindi il Referendum avesse successo, le due Camere tornerebbero ad essere elette attraverso i meccanismi della legge del 1993, nota come “mattarellum”, dal suo proponente l’onorevole Mattarella.

Come ricordano i promotori dei quesiti referendari, uniti sotto la sigla Firmo Voto Scelgo - sostenuti da IDV, i Democratici, PLI, SEL, Rete dei Referendum e Unione Popolare - la legge Mattarella, prevedeva “una quota di seggi attribuiti con metodo proporzionale, assicurando così una legittima rappresentanza anche alle forze politiche più piccole”, contemplando però una soglia di sbarramento del 4%.

Naturalmente sia Morrone che Parisi puntano diritti al voto referendario, ma la strada non è priva di ostacoli, perché, come osserva Pierluigi Castagnetti, “per non andare a votare con una legge diversa dall’attuale, la maggioranza opterà per lo scioglimento del Parlamento per anticipare il voto rispetto al referendum”. Tuttavia, aggiunge sempre Castagnetti, anche questo caso è “politicamente utile al Paese perché vorrebbe dire che il governo Berlusconi si toglie di mezzo”.

A sinistra, invece si registra una voce critica verso la raccolta firme per questo referendum, ed è quella di Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista per il quale: “E’ il sistema maggioritario che ha regalato a Berlusconi maggioranze parlamentari che non avrebbe mai avuto in un sistema proporzionale ed è il bipolarismo che ha trasformato la politica in Italia in una specie di tifo calcistico in cui la forza delle urla copriva l’assenza di contenuti alternativi. Per questo riteniamo che il referendum proposto per ripristinare il “mattarellum” rappresenti la volontà di cambiare tutto affinché nulla cambi”.

Insomma Ferrero vorrebbe un ritorno ad un sistema proporzionale abbandonando il bipolarismo. E anche questa è un'opinione rispettabile, considerato che il bipolarismo non solo non ha limitato la crescita di partitini, spesso "personali", non ha neanche risolto la crisi sistemica del paese e ha determinato un'ulteriore perdita di credibilità dell'Italia all'estero, dimostrando anche un'incapacità nell'arginare la crisi economica dilagante.

Comunque sia, la raccolta firme prosegue spedita, ma non si sa bene se la gente corra a firmare per protestare contro “il sistema” in generale, oppure perché davvero creda che il sistema elettorale sia all'origine dei mali italiani.


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